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Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"
Difficile capire dove comincia la forza e dove la debolezza del Milan in questa partita. Certo il Milan ha perso netto, nel primo tempo ha subito una lezione di calcio, non c'era uno scatto inglese che non procurasse dieci metri di spazio profondo nella difesa di Allegri, ma alla fine la squadra è rimasta dentro a tutto quello che poteva permettersi.
Quando ha capito che era troppo, ha cambiato regime e l'Arsenal è uscito dal campo. Si può leggere quasi trionfalmente una partita finita con un 3-0? Si può vedere soltanto la vecchia, cara parte del bicchiere mezzo pieno? Direi di no. Per avere la statura internazionale che cerca, il Milan doveva comunque fare un'altra partita. L'avversario gli è stato nettamente superiore per almeno un'ora.
E se Abbiati non avesse alzato il braccio su Van Persie saremmo forse ancora ad aspettare la fine dei supplementari. Non era questa la partita che doveva segnare il ritorno del Milan nei quarti di Champions. Si aspettava una passerella diversa, l'evidenza di una vecchia nobiltà ritrovata. Non c'è stato niente di tutto questo. L'aria era di una superiorità molto più netta, continuazione del cammino in campionato.
D'altra parte proprio in Italia il Milan ha preso tre gol a Napoli e tre a Lecce. Non è una squadra ufficialmente granitica. La vera diversità è che stavolta non ha segnato. Si è semplicemente fermata a un passo dal disastro. Sul ciglio dell'abisso, dove i mostri assomigliano a noi stessi, ha avuto la calma di ritrovare il gioco, direi di più, di nascondere quasi la palla all'Arsenal, che continuava nei suoi movimenti verticali, ma non trovava più risultati.
Le altre buone novelle sono che Ibrahimovic è stato in partita e che nel secondo tempo tutta la squadra ha capito che la ricreazione era finita. Non è una qualità da poco gestire il proprio tasso alcolico, rinunciare al bicchiere definitivo. Ma c'è qualcosa da ripensare sulla voglia di essere di nuovo i migliori in Europa. Quelli hanno ubriacature molto meno rumorose.
IBRA ALLEGRIBARBARA BERLUSCONI E PATO e
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