DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
http://percorsidivino.blogspot.it/2016/10/la-fivi-contraria-ad-indicare-gli.html?m=1
http://www.fivi.it/vignaioli-indipendenti-gli-ingredienti-etichetta-un-inutile-aggravio/
bottiglie del vino ingredienti
Cristiana Lauro per Dagospia
Il vino è un alimento? Lo è. Eppure non si capisce per quale ragione non riporti gli ingredienti in etichetta come succede a tutti gli altri alimenti secondo una corretta, dovuta tutela del consumatore. Si chiama semplicemente trasparenza e trovo aberrante l'anacronismo di quanti si affannano nel tentativo di eludere il dovere.
Sta di fatto che FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) attraverso la sua presidente Matilde Poggi, nell'ambito di CEVI (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) si è espressa molto chiaramente: "Il vino non ha una ricetta. Le indicazioni di ingredienti e valori nutrizionali in etichetta sono inutili, porterebbero solo a un aggravio di costi per i produttori".
Inutili? Su un alimento, un prodotto che ingeriamo? Io sono un consumatore, per me sono indispensabili, molto più che sul dentifricio - visto che lo sputo - o sul bagnoschiuma che mai decanterei per accompagnare un buon pezzo di Castelmagno. La posizione di FIVI non passerà alla storia per chiarezza e trasparenza e ritengo sia controproducente in quanto rischia di insinuare un sospetto nel consumatore.
Matilde Poggi è alla guida di una federazione di tutto rispetto che unisce piccoli produttori che spesso il vino se lo vendono da soli nelle tante fiere mercato della domenica. Ma trovo che questa posizione sia un ingenuo errore comunicativo che offusca la chiarezza, elude la concretezza e ammicca a quella cosa abominevole che si suol chiamare nicchia.
E la nicchia non fa da calamita ai consumi di vino, non tira a sé, ma allontana, quando addirittura non respinge. In questa incomprensibile difesa della "non trasparenza", Matilde Poggi chiama in causa, fra le motivazioni, anche i costi. Tanto per capirci: parliamo di grafica, tipografia e, forse, qualche inevitabile contribuzione o balzello e ce ne fottiamo di far sapere al consumatore gli ingredienti, i valori nutrizionali e gli allergeni?
Alla domanda: "Sei favorevole o contrario all'obbligo di indicare gli ingredienti sull'etichetta del vino?" Luca Gardini, sommelier e ambasciatore del vino italiano nel mondo dichiara: "Sono contrario. L'informazione del consumatore è fondamentale, ma penso che scrivere esattamente cosa (e in quali quantità) ci sia dentro al vino, andrebbe a creare un meccanismo perverso di caccia al vino non naturale che metterebbe in difficoltà non tanto i produttori, quanto i consumatori, più occupati a leggere le etichette che a voler provare un vino cercando poi di comprendere se gli sia piaciuto o meno. Poi la lista di ingredienti cosa dovrebbe comprendere, i prodotti usati in vigna? Ma neppure gli alimenti li segnalano".
La posizione di Alessio Pietrobattista, coordinatore tecnico della guida I vini d'Italia de L'Espresso 2017, in uscita nei prossimi giorni, è quella che forse spiega meglio le ragioni di FIVI: "Sono contrario, secondo me rientra perfettamente nel processo di demonizzazione del vino. Tutti avrebbero l'interesse a segnalare meno ingredienti possibili, sarebbe un fiorire di vini filo-naturali impensabili fino al giorno prima e, soprattutto, si potrebbe innescare un mercato nero dei prodotti enologici per non farli risultare come acquistati (e potenzialmente utilizzati). Inoltre voglio vedere come distinguono un tannino aggiunto dal tannino dell'uva, visto che si parla di ingredienti e non coadiuvanti. Se poi il problema di ingredienti e additivi dovesse ridursi alla sola gomma arabica, allora suggerirei una dicitura come quella usata per i solfiti".
Di tutt'altro avviso Eleonora Guerini, curatrice della guida dei vini del Gambero Rosso e uno dei migliori palati che abbiamo in Italia, la quale resta di stucco sulle motivazioni di FIVI. "Il vino viene aggiustato legalmente - ad esempio per sistemare le acidità - non è reato, ma è giusto che il consumatore sappia. Indubbiamente la scoperta di alcuni termini potrebbe spaventarlo, ma credo sia capitato anche con la comparsa della dicitura glutammato, ad esempio, sull'etichetta di molti alimenti. Una comunicazione trasparente è possibile".
Marco Reitano, fra i più grandi sommelier al mondo (La Pergola dell'hotel Hilton - tre stelle Michelin, a Roma) aggiunge: "Ritengo assolutamente doveroso nei confronti del consumatore indicare in etichetta le sostanze non riconducibili all'uva che si sono utilizzate durante tutti i processi di produzione.
Solfati, azotati, sali, acidi, collanti e via dicendo. Il consumatore ha necessità di informazioni facilmente fruibili e di certo non va a leggere i disciplinari di produzione o i protocolli riguardanti le sostanze ammesse in produzione. Ad oggi la percezione della maggior parte dei consumatori riguardo la composizione dei vini si riassume in pochi elementi, principalmente uva e alcol".
Posizione analoga, ed estesa a tutti gli alimenti, quella di Daniele Cernilli (doctorwine.it), che aggiunge e chiarisce: "Casomai il problema sarà nelle normative sull'etichettatura, su come saranno chiamati gli additivi e sulla minore o maggiore comprensibilità."
Anche Enzo Vizzari, direttore delle guide de L' Espresso, sceglie di stare dalla parte del consumatore e si dichiara favorevole all'indicazione degli ingredienti in etichetta, così come Marco Bolasco, direttore area enogastronomica di Giunti. Ma chi va giù pesante è Francesco Paolo Valentini, noto artigiano del vino in Abruzzo, secondo cui qualcosa non torna: "Il consumatore ha il diritto di sapere cosa compra e quindi di scegliere. Noi produttori abbiamo il dovere di informare. Sono favorevole all'indicazione degli ingredienti e da tempo. Se uno ha delle intolleranze deve sapere cosa contiene quel vino prima di ingerirlo. E la suddivisione fra ingredienti e additivi è inutile perché informa, ma confonde".
L'elenco dei favorevoli all'indicazione degli ingredienti in etichetta, fra persone che operano nel settore vino, è lungo e include giornalisti, opinion leader, influencer, ristoratori e sommelier. A Milano Vincent Lopresto, sommelier di Trussardi alla Scala, ci ricorda che produttori argentini e cileni indicano la presenza di latte e di uova nel vino. Thomas Piras di Contraste - sempre a Milano - si dichiara favorevolissimo e Matteo Zappile, del bistellato Il Pagliaccio di Roma, aggiunge senza esitazioni: "ne guadagneremmo sicuramente in comunicazione".
Suona strano che sia proprio FIVI a voler sfuggire a questa necessità di trasparenza nei confronti del consumatore, proprio loro che alla Commissione Agricoltura chiesero attenzione su alcuni punti salienti del Testo Unico, ovvero la definizione del vitigno autoctono, l'etichettatura e l'istituto della diffida.
Insomma sono attenti a tutto, alla filiera controllata dalla vigna allo scaffale e poi, mollano il consumatore dopo la fila alla cassa? Non mi quadra.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI…
VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…