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Paolo Lepri per il "Corriere della Sera"
Peter Seewald ha sempre pensato che Benedetto XVI si sarebbe dimesso se si fosse accorto di non avere la forza sufficiente per proseguire la sua azione. Era stato proprio a lui, del resto, che il Papa aveva parlato di questa possibilità nel libro-intervista «Luce del mondo», frutto di una serie di colloqui che ebbero luogo a Castel Gandolfo nell'estate 2010.
«Avevo capito che ci aveva riflettuto a lungo. Ed è un uomo che fa quello che pensa e quello che dice», risponde senza esitazione il cinquantottenne giornalista e scrittore tedesco parlando con il Corriere della Sera dalla sua casa di Monaco. «La sua concezione della guida della Chiesa - spiega - non ha niente a che fare con l'esercizio del potere, ma solo con la dimensione spirituale e religiosa. Questa modernità è stata il suo tratto distintivo».
Lei è stato quindi uno dei primi a sapere, o almeno a immaginare quello che sarebbe accaduto. Con chi si è consultato il Papa secondo lei prima di prendere la decisione annunciata ieri?
«Con Gesù Cristo».
Quanto hanno pesato in questa scelta le condizioni di salute?
«Non si può definire Benedetto XVI un uomo malato dal punto di vista strettamente medico. Certo, però, ha i malanni di un uomo della sua età , come la stanchezza, la perdita delle forze. Ha problemi a un occhio e cammina con difficoltà . Evidentemente ha capito di non poter più proseguire la sua azione».
Che cosa farà adesso Benedetto XVI?
«à difficile dirlo perché non è mai accaduto nell'era moderna che un Papa si dimettesse. Ora è di nuovo cardinale. Non si può sapere se si manterrà in disparte o parteciperà al conclave per l'elezione del suo successore. Io credo che non farà mancare al nuovo Pontefice il sostegno e la vicinanza cristiana, ma in prospettiva penso che si ritirerà completamente in una dimensione spirituale. Non ha cercato questo ufficio, al quale ha dedicato tutte le sue forze finché ha potuto, fino all'ultimo istante».
Come sarà ricordato a suo parere?
«Come un innovatore, che ha insegnato alla Chiesa come mantenere i suoi contenuti in una nuova epoca. Nessun altro Papa ha lasciato un'eredità di scrittura così importante e profonda. Nessuno ha lasciato una così importante opera su Gesù. Questi otto anni di pontificato hanno portato ad un rinnovamento della Chiesa, oggi più unita al proprio interno».
Quali sono le caratteristiche fondamentali della sua personalità ?
«Il coraggio e il genio di presentare la spiritualità anche in modo semplice. à una persona di enorme autorità ma anche di grande leggerezza. à un uomo che rende facile dialogare con lui. Il pontificato sarà ricordato per aver reso chiara a tutti la centralità di Dio. E questo rimarrà per sempre, al di là dei terribili scandali che hanno segnato il periodo del suo pontificato».
Come valuta il suo operato di fronte allo scandalo della pedofilia?
«Ne è stato, come ha detto lui stesso, infinitamente colpito. Va riconosciuto che ha sempre voluto affrontare questo tema, anche quando era cardinale, e non ha mai tentato di mettere la polvere sotto il tappeto, mettendo in primo piano la giusta esigenza di giustizia per le vittime».
Però il suo governo della Chiesa non è stato facile. à mancato qualcosa a Benedetto XVI?
«Si è trovato a governare in tempi difficili. Quando si è trattato di decidere lo ha fatto, ma avrebbe dovuto avere più sostegno all'interno del Vaticano e dalla Chiesa in Germania».
Quali sono i suoi sentimenti personali in un giorno come questo?
«Sono diviso tra la tristezza e la gratitudine per tutto quello che questo Papa ha fatto».
PETER SEEWALD E BENEDETTO XVIPETER SEEWALD PETER SEEWALD E BENEDETTO XVIPeter Seewald e RatzingerLA BIOGRAFIA DI BENEDETTO XVI DI PETER SEEWALD
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