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Francesca Sironi per L'Espresso
Si chiama Come4 ed è la prima piattaforma online di video sessualmente espliciti per supportare cause solidali. L'hanno inventata due italiani che hanno cercato in rete i soldi per realizzare il loro progetto. E che ora dicono: "L'idea è così pazza che convince tutti. Se proprio ci piacciono i video porno, perché non sentirci anche dei benefattori?"
Tutto è nato da un'intervista di Barbara d'Urso a una trans. Davanti alla televisione ci sono Marco Annoni e Riccardo Zilli, un filosofo e un giovane startupper. Vedere che anche lo spazio più child-friendly del mondo, la domenica pomeriggio di Canale 5, cercasse di stuzzicare il pubblico con un po' di sana, taciuta, pornografia, è stato per loro la conferma decisiva: il porno non è più un tabù per nessuno. Bastano pochi minuti per fare due più due, associare il loro interesse alla solidarietà al business della pornografia online: ed ecco Come4, la prima piattaforma al mondo di video sessualmente espliciti per supportare delle cause solidali.
Stupiti? Preparatevi, è solo l'inizio. Perché i due fondatori di Come4 hanno ottenuto con la loro idea un successo strepitoso, ricevuto in rete i fondi per realizzare la piattaforma e sono già a buon punto nella loro causa. D'ora in poi le fondazioni, Ong, associazioni di tutto il mondo («purché supportino iniziative concrete!») potranno finanziare i loro progetti anche grazie ai video hard. Annoni lo definisce «Un esperimento di etica applicata».
Lui di questi argomenti si occupa tutti i giorni, nelle sue ricerche, e spiega: «Le critiche più accese che riceviamo tendono a equiparare pornografia e sfruttamento, quando non è così, almeno di sicuro non nel nostro caso. Ci sono siti, come quello di Suicide Girls, dove le ragazze fanno a gara per diventare modelle, anche se le foto sono molto esplicite, sessualmente parlando. La pornografia è un business che paga attori e autori e piace a milioni di persone. Perché questi proventi non potrebbero contribuire a sostenere della cause che hanno bisogno di fondi?».
C'è da chiedersi quante charities avranno il coraggio di vedere il loro logo al fianco di corpi ansimanti e sudati. «Abbiamo già ricevuto decine di richieste», risponde però Annoni: «Molte Ong ricevono soldi da istituzioni bancarie o da aziende come Mac Donalds, Nike e altre multinazionali. Perché i loro soldi dovrebbero essere considerati più "puliti" dei nostri?». Buona domanda. Anche perché l'aspetto solidale è tenuto molto in considerazione dai fondatori di Come4: «Non vogliamo finanziare associazioni a casaccio.
Ci teniamo che i fondi arrivino in modo trasparente e si possano ricostruire i benefici concreti che i nostri guadagni hanno potuto apportare». Per valutare l'impatto di un investimento ci sono siti specializzati, che Come4 utilizzerà come metro. Ma Marco e Riccardo sono pronti a far partire anche dei progetti ad hoc: «Come ad esempio il sostegno legale agli omosessuali incarcerati o perseguitati nei Paesi in cui essere gay è ancora considerato un reato».
Come4 funzionerà con video caricati dagli utenti o come syndacation di altri contenuti, su cui insisteranno le pubblicità delle charities. Inoltre, tutti i proventi delle inserzioni di produttori o siti di pornografia a pagamento andranno in beneficienza. «Ci immaginiamo la piattaforma come un ponte che colleghi i due mondi, finora distanti, della solidarietà e delle scene a luci rosse. Con guadagni per entrambi». A spiegarlo, così, sembra semplice («è un'idea che funziona perché non è arzigogolata. Va dritta al punto, in modo radicale»), ma la prima volta che ha dovuto presentarla ai genitori, Annoni è ricorso a oltre 80 parole: «Ho usato una perifrasi lunghissima. Iniziava così: "Sto per creare il primo sito che utilizza dinamiche push per...". Quando hanno capito erano preoccupati. Ma poi hanno visto il portale e mi hanno sostenuto. Mio padre è stato uno dei nostri primi finanziatori: ci ha dato i soldi della benzina per andare a H Farm a presentare il progetto».
Così è iniziata la corsa all'oro di Come4. Con un pitch, una presentazione, di tre minuti, agli investitori di H Farm. L'idea piacque moltissimo, e i due inventori furono richiamati varie volte a raccontarla. «Ci dicevano: "Bravi, che proposta geniale", ma poi nessuno se la sentiva di rischiare. Ci siamo stufati. E abbiamo deciso di mettere online l'idea per finanziarla in crowd, con gli utenti». D'altronde, si dicevano, è un'iniziativa no profit, non è un'idea di business: «Noi non vogliamo diventare milionari, vogliamo cambiare il mondo», ricorda Annoni.
Così si mettono in cerca di una piattaforma di crowdfunding che pubblichi il progetto. Non è facile. Kickstarter e tutte le altre più note lo rifiutano, perché legato al mondo del porno. Gli unici che accettano Come4 sono gli amministratori del sito francese Ululele. Conquistati dal video di presentazione, in cui i due fondatori si richiamano ai magici anni '80 del porno a cinque stelle per lanciare la loro idea rivoluzionaria. Presto fatto, e dei 10mila euro richiesti per realizzare la piattaforma, Come4 ne riceve 15mila. I finanziatori più facoltosi ricevevano in regalo fotografie solleticanti e sex toys: un successo. «L'idea è così pazza che convince tutti. Se proprio ci piacciono i video porno, perché non possiamo sentirci anche dei benefattori?».
Ora Annoni e Zilli sono al lavoro, per realizzare il sito web e definire la squadra del progetto. Ricevono ogni giorno email di incoraggiamento, anche, dicono, dai «re del porno». L'agenzia di comunicazione "Le Balene" ha già prodotto per loro un video e varie Ong si sono fatte avanti per garantire il loro appoggio: «Quando YouPorn ha offerto dei soldi all'associazione americana per la lotta contro il cancro, quelli li hanno rifiutati. Ma è ovvio. Nessuno vuole arrivare a cose fatte. Noi stiamo costruendo tutto insieme, in modo che ognuno trovi il suo spazio, e decida come essere presente sulla piattaforma». Video, garantiscono, ce ne saranno a bizzeffe. Vanilla o BDSM, non hanno ancora scelto: «Non siamo esperti del settore», dice Annoni: «Ma ci stiamo facendo una cultura». Molti proveranno invidia. In attesa di dare un'occhiata al sito che verrà .
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