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Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”
Il porno soft librario ha una nuova regina. Si chiama Meredith Wild e oltre a firmare la serie "The Hacker" che in America ha scalato le classifiche di vendita e in Italia è stata tradotta dalla Newton Compton, è anche l' editrice a cui si deve il successo internazionale di "Calendar girl" di Audrey Carlan, serie erotica acquistata dalla Mondadori.
Americana, madre di tre figli, un incredibile fiuto per gli affari, Meredith Wild è l' esempio di come il digitale abbia cambiato le regole del mercato: dietro i grandi successi dell' editoria di genere - soprattutto dei romanzi rosa, paranormali ed erotici - c' è una nuova generazione di scrittori autopubblicati in Rete. Non hanno molto a che vedere con l' immagine romantica di un autore controcorrente, che rifiuta ed è rifiutato dall' editoria tradizionale.
I "self", come si chiamano tra loro, hanno smesso di sfidare il mercato perché si sono accorti che è più semplice influenzarlo: hanno iniziato a stampare libri di carta e a stringere accordi con i distributori, si sono affidati ad agenzie letterarie e alla fine si sono trasformati in editori di se stessi e di altri autori indie.
«La verità è che non riesco a non fare business», ha dichiarato Meredith Wild a un giornalista del New York Times tra una telefonata e l' altra con gli editor della sua nuova casa editrice, la Waterhouse Press. Il suo successo non è stato casuale, ma è arrivato grazie a una precisa campagna di marketing.
Prima di mettere in vendita la sua serie - la protagonista è una giovane donna che viene sedotta da un investitore arrogante con la fama di hacker - Wild ha comprato spazi pubblicitari su tutti i blog frequentati dalle lettrici di "romance". Per sostenerla il marito ha chiesto un prestito di 70mila dollari e ha concentrato gli annunci nelle settimane precedenti all' uscita del film Cinquanta sfumature. Una scelta fatta in casa, ma simile a quella degli editori di mezzo mondo che si sono accodati al successo di E.L. James. Gli ingredienti del resto sono gli stessi: amore e sesso, il tutto intorbidito da oscuri segreti.
Il risultato è stato sorprendente: 1 milione e 400mila copie vendute in America, traduzioni in venti paesi e infine un contratto da 6,25 milioni di dollari per pubblicare nella collana Forever della Grand Central Publishing (Gruppo Hachette). Meredith Wild non si è fermata. Ha capito che se era riuscita da sola a farsi largo nel mercato del "romance erotico" poteva fare un passo in più: fondare una casa editrice. Non era soddisfatta delle 500mila copie ottenute con Hachette e si sentiva pronta per investire sulla prosa erotica. Dal digitale alla carta, dal self all' editoria tradizionale.
È il segno più evidente di una nuova stagione: l' ecosistema del self-publishing è ormai saturo. Amazon ha più di quattro milioni di ebook nel suo negozio Kindle contro i 600mila di sei anni fa. Chi oggi decide di fare da sé ha meno possibilità di trovare un pubblico rispetto ai giorni in cui John Locke entrava con le sue spy story a 99 centesimi nell' esclusivo Kindle Million Club.
La signora Carlan con le sue sole forze non avrebbe venduto a 27 paesi i diritti dei suoi 12 ebook, uno al mese come gli uomini a cui la protagonista accetta di fare da accompagnatrice. Avrebbe continuato a vendere 1000 copie al mese a 99 centesimi l' una.
A cambiare le carte in tavola è stata Meredith Wild: «L' abbiamo trovata attraverso la classifica di Amazon non perché stesse facendo dei buoni risultati, ma perché non li faceva affatto». Buone recensioni, vendite basse. La Waterhouse ha comprato i suoi ebook, ha reso le copertine meno sexy e ha investito in una campagna di marketing digitale. «Ci siamo accorti di Calendar Girl - spiega Marta Treves, responsabile narrativa straniera di Mondadori - grazie al New York Times.
C' è stata una settimana in cui i titoli della serie occupavano l' intera classifica degli ebook e buona parte della "combined", quella che mescola digitale e cartaceo. Una cosa del genere non accade per miracolo ».
Meredith Wild non è l' unica ad avere fatto il salto. In America Gemma Halliday, autrice di gialli sentimentali, ha fondato una etichetta di narrativa rosa. Anche Liliana Hart ha aperto il proprio marchio, SilverHart, e ha già acquisito le opere di altri quattro autori: «Non tutti gli scrittori hanno tempo e voglia di commercializzare i propri libri».
Molti preferiscono usare il self-publishing come una sponda per trovare un editore tradizionale. «Ma non pubblicano più alla cieca, sono consapevoli delle dinamiche del mercato - spiega Donatella Minuto, editor di Giunti -. Tra i nostri autori self c' è un agricoltore scozzese, James Oswald, che ha diffuso gratuitamente il primo thriller della serie dell' ispettore McLean: 100mila download in un mese.
Con il secondo ha iniziato a guadagnare, per il terzo è arrivata la Penguin. Natasha Boyd e Anne Muenzer, invece, hanno dimostrato una notevole abilità sui social network, anche perché la battaglia di un autore per la visibilità del suo ebook si gioca generalmente fuori dagli store». Una volta ottenuto successo in Rete, entrano in gioco le agenzie letterarie specializzate nel rappresentare solo autori indie.
«Ci siamo rese conto - ha dichiarato Flavia Viotti, una delle fondatrici della Bookcase agency - che gli autori autopubblicati in America non avevano visibilità all' estero, da soli non sarebbero mai entrati nel mercato globale ». «Il digitale è il padre di una nuova editoria - riflette Martina Donati di Newton Compton - Il self-publishing ha imposto le sue regole e ha fatto nascere nuovi player. Ci sono i lettori che influenzano il mercato, i blogger che alimentano il buzz e professionisti che gestiscono i diritti».
Un meccanismo che testimonia come, anche senza diventare editori, gli autori indie non vogliano e possano più sbrigarsela da soli. Le agenzie letterarie e gli esperti di marketing digitale sono solo altri player del mercato, passaggi nascosti dietro alle fascette che strillano "milioni di copie vendute con il passaparola".
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