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Renato Franco per il “Corriere della Sera”
«Ha fatto un lavoro straordinario, ha dato prova - ma non avevamo dubbi - di grande capacità di gestione e direzione, ne dobbiamo ancora parlare, ma non possiamo non ripartire da Amadeus».
L'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini annuncia quello che era nell' aria: l' AmaDue dipende solo dal conduttore e direttore artistico del Festival. Con l' idea giusta sarà di nuovo qui, nella tentacolare Sanremo.
È stato il Festival di Amadeus o il Sanremo di Fiorello?
«È il Festival di Amadeus, che ha saputo superare polemiche assurde ed è riuscito a portare sul palco temi rilevanti e momenti di riflessione parlando a tutti. Un grande professionista umanamente impeccabile: coretto, sincero, diretto, onesto. In questo contesto Fiorello si muoveva da quel fuoriclasse che è. Con lui abbiamo un rapporto speciale, si è dato e speso per RaiPlay come nessun altro artista avrebbe fatto».
Dunque Cattelan può aspettare?
«Voglio chiarirlo, Cattelan è un grande talento, ci eravamo incontrati ma non per il Festival».
Il bilancio finale?
«Molto positivo. Ci sono numeri importanti. In un panorama televisivo che è cambiato tantissimo per offerta, articolazione, competizione, è un record di ascolti che non si vedeva da vent' anni. E poi non ci sono solo i numeri televisivi, ma anche i social, il web, RaiPlay: è il segno che la strada intrapresa di diversificazione dell' offerta multipiattaforma è quella giusta. Infine il Festival ha portato il pubblico giovane non solo su Rai 1, ma anche sui device digitali».
Tra le novità del Sanremo 2020 c' è stato il palco esterno, una buona idea ma poco sfruttata televisivamente: non si potevano portare alcuni momenti dello show in esterna?
«In questo senso possiamo fare di più. È stato un primo passo, importante, per fare di Sanremo una "cittadella della musica" sul modello della rassegna cinematografica di Venezia con mostre, eventi, appuntamenti».
Il presidente Foa aveva definito la scelta di Junior Cally «eticamente inaccettabile»: cosa risponde?
«Un artista si giudica per il lavoro che porta sul palco, se no diventa difficile fare una selezione. Il discorso vale per la musica, come per tutte le opere d' arte, dal cinema alla letteratura, i tentativi di censura sono sempre sbagliati».
Proclamare il vincitore alle 2.30 di notte, non è un autogol?
«Sono onesto: posso dire che la prossima edizione sarà più breve, ma non di tanto».
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