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Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”
VESPA FOTOGRAFA RENZI A PORTA A PORTA
E poi c’è la Rai. Quella solita poltiglia che fomenta la politica e spaventa Matteo Renzi. Il fiorentino l’ha infilata a Palazzo Madama, commissione Trasporti (esatto, Trasporti), dove langue un disegno di legge. Renzi simula distacco, allunga le scadenze, ma già ragiona sui nomi. Interpella consulenti, collaboratori e Marco Carrai per i nomi. Il più ricorrente: Franco Bernabè, banchiere, boiardo di Stato e dirigente privato, ultima fermata a Telecom.
Per garantire su Berbabè non occorre Carrai, ma la buona parola è sempre gradita in quest’ambiente che mescola denaro e relazioni per fabbricare potere. E la famiglia Bernabè da tempo rumina affari con Carrai.
matteo renzi porta a porta VESPA
Per la riforma c’è l’accordo politico fra maggioranza e un brandello di opposizione; di recente il sottosegretario Antonello Giacomelli ha incontrato il capogruppo forzista Paolo Romani. Entro un paio di settimane, il testo sbarca in aula. Quisquilie. Con la nuova veste di amministratore delegato prevista con la riforma o con la vecchia pettorina di direttore generale, Palazzo Chigi corteggia Bernabè. Che poi non c’è tanto da corteggiare: all’ex capo di Eni la destinazione piace molto, in assenza di alternative o di un ennesimo ritorno in Telecom.
Il governo l’ha già inserito in coppia con l’altro fiorentino, dipendente di Viale Mazzini dal ‘99, Luigi De Siervo. Il cognome rimanda al papà, ex presidente in Consulta; l’anagrafe appunto a Firenze, a un’antica frequentazione con Matteo. De Siervo fa l’ad di Rai Com e presiede Adrai, l’influente associazione dei dirigenti Rai.
gianni letta franco bernabe vittorio feltri
La narrazione renziana non consente di incoronare con spregio del conflitto d’interessi (e di amicizia) il giovane De Siervo al vertice, ma può ambire a un luogo di rilievo più defilato, meno appariscente: può entrare in Consiglio di amministrazione in quota “interna” e soprattutto - così prevede lo schema - diventare direttore generale, una figura che resiste pure con la riforma di Renzi, indicata dal Cda e legata all’ad Bernabè.
In pubblico, De Siervo s’è smarcato da Matteo. Ha criticato il prelievo di 150 milioni dal canone per coprire gli 80 euro in busta paga, la riforma di Viale Mazzini che per l’ad impone un esterno e, per drenare consenso in Viale Mazzini, s’è trasformato in impeccabile aziendalista.
Bernabè & De Siervo: questa è la coppia più accreditata, che scala la classifica di Renzi e manda giù Andrea Scrosati (Sky) e Marinella Soldi (Discovery). La coppia che deve resistere quattro o cinque settimane almeno, approdare a inizio agosto per la ratifica.
Se fallisce la riforma, Renzi resuscita la legge Gasparri e le poltrone girano, ma De Siervo e Bernabè sono dentro la tv pubblica declinata al renzismo. Manca il presidente: conta poco.
Poi c’è la coppia scoppiata da mesi in Viale Mazzini, il dg in carica (prorogato) Luigi Gubitosi e l’ex dg Lorenza Lei. Non s’erano mai amati, o peggio, anzi molto peggio. Gubitosi ha spedito una lettera di licenziamento a Lorenza Lei, cacciata a maggio da una simbolica presidenza di Rai Pubblicità, dopo l’avvento di Fabrizio Piscopo (ad) e Luciano Flussi (dg).
Il motivo: l’ex dg Lei, che s’è giocata tutto e male per ottenere il secondo mandato con i tecnici di Mario Monti, non ha un incarico e, senza incarico, viene pagata per non lavorare. È lo stesso Gubitosi ad avere il compito di reperire un incarico per Lorenza Lei: peccato, non l’ha trovato.
E così l’ha rimossa. O quasi. Perché l’ex dg era in malattia, e non ha materialmente ricevuto la raccomandata firmata Gubitosi. Questioni di giorni, da Viale Mazzini non commentano, ma rivendicano la decisione. L’ex numero uno di Wind pare già proiettato verso le Ferrovie di Stato, ma promette che comanda finché non lascia la Rai. Il repulisti è appena cominciato.
ANDREA SCROSATI MARINELLA SOLDI
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