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CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - DIDASCALIA DAL “CORRIERE DELLA SERA”: “MASSIMO MORATTI, VENERDÌ PROSSIMO, 16 MAGGIO, COMPIRÀ 80 ANNI. È NATO IL ‘15 MAGGIO’ 1945 A BOSCO CHIESANUOVA, IN VENETO”. È NATO TROPPO PRESTO - IL SITO DELLA “REPUBBLICA” C’INFORMA CHE L’AUTOPSIA ESEGUITA SUL CADAVERE DI GENE HACKMAN HA ACCERTATO CHE L’ATTORE NON È STATO UCCISO DALL’HANTAVIRUS, UN PERICOLOSO AGENTE PATOGENO CHE “SI DIFFONDE ATTRAVERSO L’URINA, LE FECI E LA SALIVA DEI RODITORI INFETTI, TRASMESSO SOPRATTUTTO DALL’’INNOCUO’ TOPO CERVO”. PENSA SE FOSSE UN TOPO NOCIVO….
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
In tema di conflitto permanente con le virgole, l’ex giudice Gian Carlo Caselli prende provvisoriamente il posto di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, regalandoci il seguente incipit in un suo commento pubblicato sul Fatto Quotidiano: «Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 3 maggio (pagine milanesi), ha illustrato una novità varata dal governo Meloni-Nordio su delega del governo Draghi-Cartabia.
Ancora una volta i nostri governanti invece di affrontare il problema dell’intollerabile e incivile durata dei processi, preferiscono pervicacemente occuparsi d’altro». Inutile dire che le virgole dopo «(pagine milanesi)» e «processi» separano i soggetti «Ferrarella» e «i nostri governanti» dai rispettivi predicati verbali.
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Didascalia dal Corriere della Sera: «Massimo Moratti, venerdì prossimo, 16 maggio, compirà 80 anni. È nato il 15 maggio 1945 a Bosco Chiesanuova, in Veneto». È nato troppo presto.
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la repubblica topo innocuo ma uccide
Il sito della Repubblica c’informa che l’autopsia eseguita sul cadavere di Gene Hackman ha accertato che l’attore non è stato ucciso dall’hantavirus, un pericoloso agente patogeno che viene descritto così: «L’hantavirus si diffonde attraverso l’urina, le feci e la saliva dei roditori infetti e negli Stati Uniti è trasmesso soprattutto dall’innocuo topo cervo». Pensa se fosse un topo nocivo.
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Incipit dello psicoanalista e saggista Massimo Recalcati sulla prima pagina della Repubblica: «Non mi era mai capitato di ascoltare nei miei pazienti – cattolici e non – un interesse così acceso per il Conclave».
Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no. Altrimenti Elio Vittorini non avrebbe intitolato Uomini e no il suo romanzo.
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Maurizio Belpietro, direttore di Panorama, commenta nel proprio editoriale: «Di fronte a queste sconvolgenti statistiche, la classe politica e anche la magistratura (le forze dell’ordine fanno del loro meglio, però se i giudici rimettono ogni volta in libertà i delinquenti fermati in flagranza di reato, né polizia né carabinieri possono farci molto) dovrebbe decidere misure di emergenza».
Complimenti per la concordanza: il soggetto è composto da due elementi («la classe politica» e «la magistratura»), quindi il verbo andava coniugato al plurale: «dovrebbero», non «dovrebbe».
Questa la conclusione di Belpietro: «Così pensano di vietare un partito, quasi come se basti un divieto per impedire alle persone di ragionare con la propria testa».
Qui l’errore è nella concordanza temporale. Il verbo «basti» al congiuntivo presente non è coerente con il tempo principale della frase.
La locuzione «quasi come se» richiedeva il congiuntivo imperfetto, perché introduce un’ipotesi o una situazione irreale o comunque presunta. La forma corretta era: «Quasi come se bastasse un divieto».
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Gaia Piccardi sul Corriere della Sera analizza il match tra i tennisti Jannik Sinner e Francisco Cerundolo: «Le volée di Cerundolo sono scolastiche, spesso sbagliate: chiamato a rete, rivelava le sue umili origini (cit.)».
«Cit.» senza dire chi citi è una sciocchezza, anche perché è importante capire se citi il tuo collega Rino Tommasi, come nel caso specifico, oppure Teomondo Scrofalo. («Chiamato a toccare di fino, rivelava le sue umili origini», era un’espressione tipica del giornalista e telecronista di origini veronesi). «Cit.» e basta lo dicono gli adolescenti e dubitiamo che Gaia Piccardi lo sia.
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Apprendiamo dal resoconto di una conversazione tenutasi al Salone del libro di Torino tra Anna Foa e Alessandro Barbero, apparso sulla Stampa e firmato da Simonetta Sciandivasci, che la guerra in Ucraina e a Gaza ha «inaugurato sguardi». Ohibò, non ci avevamo mai pensato.
Sciandivasci fa anche dire a Barbero che il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra per «liberare i nostri connazionali che vivevano sotto il gioco austriaco, senza sapere davvero se quel gioco fosse opprimente».
Non quello dell’oca, presumiamo, e comunque gioco al posto di giogo ripetuto due volte non può essere rubricato tra i refusi. Invece ad Anna Foa mette in bocca questa citazione da Totem e tabù di Sigmund Freud: «Non so cosa sia essere ebreo, so che lo sono e non ho attaccamento religioso o alla terra, magari qualcuno un giorno lo spigherà». Certo, ammesso che diventi un cereale, però.
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«Maschio, battezzato e celibe: i requisiti per diventare Papa. Non serve essere un cardinale», titola il sito della Repubblica. Nel pezzo sottostante, Andrea Gualtieri argomenta: «In estrema istanza, non serve nemmeno essere vescovo né sacerdote. La storia, soprattutto quella più antica, riporta diversi casi di pontefice che non avevano l’ordinazione presbiterale. Uno su tutti fu Pietro da Morrone, diventato poi Celestino V».
papa leone xiv durante il giro in papa mobile
Sfondone riportato anche nel sommario: «In passato è successo che il pontefice non fosse un sacerdote come nel caso di Pietro da Morrone». Quella mancata ordinazione presbiterale è una circostanza smentita dall’Enciclopedia Cattolica, che sul futuro Celestino V riporta: «Per una inclinazione, chiara in tutta la sua vita, alla solitudine, si ritirò sul monte Palleno e dopo tre anni, recatosi a Roma, fu ordinato sacerdote».
Idem l’Enciclopedia Treccani: «Intorno al 1233-1234 andò finalmente a Roma, dove fu consacrato, anche se probabilmente non da Gregorio IX». Ovviamente allineato il sito di Vatican News: «A 24 anni diviene sacerdote, ma presto sceglie la vita eremitica sul Monte Morrone in Abruzzo». Si vede che la consultazione delle fonti non è di casa alla Repubblica.
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Titolo dalla Stampa: «“È evidente che ci siano stati errori ma valutare un recluso è complicato”». È anche evidente che non sanno usare il congiuntivo. Il verbo «è evidente» introduce una proposizione oggettiva. In italiano, quando la principale esprime certezza, evidenza o realtà, si usa di norma l’indicativo, non il congiuntivo: «È evidente che ci sono stati errori».
cerimonia di intronizzazione di papa leone xiv foto di massimo sestini 5
volodymyr zelensky con papa leone xiv
papa leone xiv intronizzazione papa leone xiv
papa leone xiv in piazza prima dell intronizzazione
papa leone xiv saluta la folla prima dell intronizzazione
VOLODYMYR ZELENSKY CON PAPA LEONE XIV
PERUVIANO IN PIAZZA SAN PIETRO PER LA CERIMONIA DI INTRONIZZAZIONE DI PAPA LEONE XIV - FOTO LAPRESSEA
cerimonia di intronizzazione di papa leone xiv foto di massimo sestini 6
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