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AUTO-ESCLUSA E UMILIATA DAI “VOLENTEROSI”, VENERDÌ POMERIGGIO GIORGIA MELONI HA ALZATO IL TELEFONO E HA IMPLORATO DONALD TRUMP DI INCLUDERLA NEI SUCCESSIVI “CONTATTI” SULL’UCRAINA – IL PRESIDENTE AMERICANO, CHE NEI GIORNI PRECEDENTI AVEVA IGNORATO LA DUCETTA, PREFERENDO PARLARE CON CHI CONTA QUALCOSA (MACRON, STARMER, MERZ), LA ACCONTENTA COME SI FA CON UN BAMBINO VIZIATO: CON UNO ZUCCHERINO PER FARLO STARE ZITTO. E COSÌ, IERI NOTTE, LA PREMIER È STATA INCLUSA NELLA TELEFONATA IN VISTA DEL COLLOQUIO CON PUTIN – L’IRRITAZIONE FRANCESE E TEDESCA: È STATA BERLINO A FAR SAPERE A TUTTI CHE TRUMP HA INCLUSO LA STATISTA FROM GARBATELLA NEL FORMATO DELLA CALL – NESSUNO VOLEVA ESCLUDERE L’ITALIA, È LA MELONA CHE SI È CHIAMATA FUORI CON LA BALLA DELL’INVIO DI TRUPPE IN UCRAINA (MAI IN DISCUSSIONE: GERMANIA E POLONIA SONO CONTRARI)

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DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

https://www.dagospia.com/politica/dagoreport-l-incontro-giorgia-meloni-vance-von-der-leyen-e-accidentale-435075

 

GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP NELLO STUDIO OVALE

IL “GIALLO” DELLA TELEFONATA DI GIORGIA MELONI A DONALD TRUMP: PALAZZO CHIGI IERI NON CONFERMAVA CHIAMATE, POI ALL’ORA DI CENA, L’ADNKRONOS BATTE LA NOTIZIA. IL CONTATTO TRA LA DUCETTA E IL TYCOON RISALE A DUE GIORNI FA. CIOÈ A SABATO, ALL’INDOMANI DELLA CALL CON IL PRESIDENTE USA DEI “VOLENTEROSI”, SENZA MELONI, CHE TANTO HA FATTO PENARE LA SORA GIORGIA – POI STAMATTINA, LA CALL COLLETTIVA CON TRUMP INSIEME A STARMER, MACRON E MERZ. A DECIDERE IL FORMAT DELLA CALL È STATO IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO. NON È CHE SABATO LA SUA AMICA "ECCEZIONALE" LO HA IMPLORATO DI INCLUDERLA?

https://www.dagospia.com/politica/propaganda-chiama-giallo-telefonata-giorgia-meloni-donald-trump-435052

 

DONALD TUSK - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

Quel contatto con la Casa Bianca per essere richiamata in partita

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

Venerdì 16 maggio. Pomeriggio inoltrato a Washington, notte fonda a Roma. Giorgia Meloni entra finalmente in contatto con Donald Trump. E gli consegna una lamentela diplomatica che avrà degli effetti nei giorni a venire.

 

Spiega al presidente Usa che Emmanuel Macron sta giocando una partita politica a scapito dell’Italia. Che escluderla dai contatti tra europei e Casa Bianca significa indebolire la sponda conservatrice europea dei Maga.

 

GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP - MEME

«Hai la mia parola che non capiterà di nuovo – avrebbe risposto il repubblicano, secondo fonti italiane - la tua leadership ha il mio sostegno». È lo stesso che, senza battere ciglio, aveva “dimenticato” la premier per tre video-call nel giro di pochi giorni.

 

Il tycoon, comunque, si fa carico di parlare con il presidente francese. Rispolvera lo schema del Quint, in cui c’è Roma. E riporta in qualche modo Meloni in gioco.

 

È l’ultimo tassello. Per capire però la portata dello scontro diplomatico che si è consumato dal 10 al 17 maggio, bisogna concentrarsi su un altro dettaglio che ha cambiato il corso di questa storia. Apparentemente minore, in realtà deflagrante.

 

friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse 6

Lunedì 12 maggio, per preparare il vertice di Istanbul, il segretario di Stato americano Marco Rubio telefona agli omologhi di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Ucraina e Turchia. Non ad Antonio Tajani. Uno schiaffo, dopo quello del giorno prima a Kiev, quando Meloni era stata tenuta fuori dalla video-call tra Donald Trump e i “volenterosi” di Macron.

 

L’esclusione ufficializza un dato doloroso: l’amministrazione Usa - spinta o meno da Parigi, importa relativamente – sacrifica Roma al tavolo che conta. Il panico si diffonde. A Palazzo Chigi, ma anche alla Farnesina. Una preoccupazione che risale fino ai vertici istituzionali. Lambendo, trapela da fonti dell’esecutivo, il Colle. Urge una reazione.

 

giorgia meloni e donald trump nello studio ovale 4 foto lapresse

Si attiva Tajani, si muove anche Meloni. I contatti con Ursula von der Leyen costruiscono il summit tra la presidente della Commissione e il vicepresidente Usa J.D. Vance. La tedesca, ai margini per volere trumpiano, sfrutta la mediazione della premier per tentare a sua volta di rientrare in partita.

 

Mentre Meloni ci lavora, succede però qualcos’altro: venerdì 16 maggio i Ventisette si riuniscono a Tirana. Sotto la regia di Macron, viene organizzata un’altra videochiamata tra i volenterosi e Trump. A dispetto delle previsioni italiane della vigilia, nuovamente senza Meloni.

 

STARMER - ZELENSKY - MACRON - TUSK - MERZ - A KIEV

La situazione diventa seria. Talmente difficile che poche ore dopo la presidente del Consiglio chiama il presidente Usa. A lui ricorda che l’Italia è un partner strategico. […]

 

La premier preferirebbe tenere la telefonata riservata e dare centralità al vertice tra Ursula e Vance. Nelle intenzioni, è il suo schiaffo a Macron. La notizia del contatto con il tycoon, però, in qualche modo trapela (non da Palazzo Chigi, giurano).

 

L’effetto, sgradito, è che si torna a parlare della mediazione del presidente Usa, togliendo luce al vertice Usa-Ue. Poco dopo, nuovo colpo di scena: Meloni viene coinvolta dal tycoon anche nella call di domenica notte con i volenterosi. Non è un passaggio scontato, perché da Tirana aveva giurato: non faccio parte di questo formato perché non intendo mandare truppe italiane in Ucraina. In realtà, non di soldati discutono europei e Casa Bianca, ma di nuove sanzioni alla Russia.

 

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

Le altre cancellerie non gradiscono la mossa di Trump, ma non possono opporsi. Non Macron, ovviamente, che pure va sostenendo in privato da tempo come sia stata lei a tirarsi fuori da sola. E neanche Merz, che con un pizzico di malizia ha fatto dire ieri al suo portavoce: è Washington ad averle chiesto di partecipare. […]

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