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Ernesto Assante per la Repubblica
«Sono un regista disoccupato, ho sette figli, e il mio primo mestiere è quello del padre».
Franc Roddam, regista di uno dei più classici rock movies della storia del cinema, Quadrophenia del 1979, scherza volentieri sulla sua storia: «Spesso penso che se non avessi avuto così tanti figli avrei fatto più film. Ma nello spettacolo ognuno segue la propria inclinazione, basta pensare a Orson Welles o a Steven Spielberg. Io ho fatto comunque tante cose e non ho voluto punire me stesso, ho viaggiato, fatto tanta tv, sono diventato editore e ho avuto molte mogli e molti figli».
Roddam, però, non è solo un "regista disoccupato", è il fondatore di un impero, quello di Masterchef che ha ideato nel 1990: «Lavoravo a Hollywood e mantenevo un piede in Inghilterra, ma tutto era sempre più difficile.
Ho capito che se volevo controllare il mio destino dovevo diventare un produttore, per poter guadagnare dei soldi da spendere per arte e cinema. Così è nato Masterchef, era la chiave di volta, l' ho visto come una cosa pratica. E oggi con quel denaro faccio tv, cinema, libri, fumetti, ma anche beneficenza. Non vorrei che si pensasse, però, che non amo Masterchef, trovo sia un programma bellissimo, che spinge la gente a chiedere di più, ad aspettarsi di più dalla vita».
Non un talent show ma un "cooking show", che mescola generi diversi e, nelle intenzioni di Roddam, anche di più: «L' idea di base era democratizzare la buona cucina.
Quando ero a Hollywood capitava spesso di mangiare male, andavo a cena con Larry Kasdan o Mel Brooks e tutti si lamentavano, a Londra invece trovavo ristoranti fantastici ma davvero troppo costosi. Mi venne in mente uno slogan della rivoluzione francese, "Cibo per il popolo e dal popolo", che sottolineava l' abbondanza ma non pensava alla qualità.
Ecco, il cuore di Masterchef è la democratizzazione della qualità del cibo, che può essere raggiunta con le idee, non con il denaro. Mia nonna era una grande cuoca e spendeva con parsimonia. La nostra filosofia è quella di un programma educativo e di cultura culinaria, non critichiamo la gente ma solo il cibo, non diciamo sei grasso o stupido, ma solo se i piatti sono fatti male o possono essere migliori. All' inizio era una competizione, lo è ancora nelle prime puntate, poi però conosci i concorrenti, soffri e gioisci con loro, ne vedi pregi e debolezze come in una serie tv, una soap o una fiction».
Attualmente Masterchef ha 200 produzioni in 60 paesi del mondo, «ma il merito non è solo nostro», dice Roddam, «i dirigenti televisivi preferiscono adattare un format di successo piuttosto che proporne uno nuovo. E il nostro è diventato un marchio di successo.
Se ho raggiunto il mio obbiettivo?
junior masterchef borghese bastianich e barbieri
Beh, forse non ho ancora la libertà che avrei voluto nel cinema, ma non mi do per vinto: ho fatto abbastanza soldi per sviluppare belle sceneggiature. Masterchef potrebbe diventare il principale "food brand" del mondo, potrei produrre film senza problemi».
Non sente molto la mancanza del cinema, anche se resta il suo primo amore: «Per fortuna la tv è migliorata e ti offre moltissime possibilità. Netflix, Hbo, serie come Breaking Bad, per citarne una, hanno cambiato lo scenario, in termini di scrittura, di realizzazione, di recitazione e di regia. Quando arrivai a Hollywood da un lato c' erano i film costosi, dall' altro pochi indipendenti e in mezzo un sacco di produzioni di medio budget, e quello era il mio mondo.
Ma quei film sparivano man mano che le grandi corporation prendevano possesso degli studios e non capivano perché produrre film che non facevano gli stessi soldi delle bottiglie di Coca Cola. È qui che è entrata in gioco la televisione, i film interessanti sono stati sostituiti dalle serie. Prodotti come Il trono di spade o The young Pope sono fantastici e mettono in circolazione idee e energie nuove». E la musica? Gli Who?
«Gli Who sono sempre un grande amore. Non incontro molto spesso Pete o Roger, ma la loro musica è sempre nel mio cuore».
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