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TANTO TEMPO FA, IN UNA HOLLYWOOD LONTANA, LONTANA - QUANDO NEL 1971 GEORGE LUCAS REGISTRÒ IL MARCHIO DI "THE STAR WARS", NESSUNO VOLEVA ACCOLLARSI LA DISTRIBUZIONE DELLA SAGA. NEMMENO DISNEY, CHE NEL 2012 SI RESE CONTO DELL'ERRORE E ACQUISTÒ IL MARCHIO PER 4,05 MILIARDI DI DOLLARI - MA ALL'USCITA, NELL'ESTATE DEL 1977, VENNE DISTRIBUITO IN SOLAMENTE 32 CINEMA AMERICANI, PRIMA DI DIVENTARE UN FENOMENO GLOBALE - IL SEGRETO? IL MERCHANDISING...
Archeo - Claudia Morgoglione per “la Repubblica - Robinson”
steven spielberg e george lucas
Cominciò nel 1971, non «in una galassia lontana, lontana» ma in quel luogo iconico del pianeta Terra chiamato Hollywood: la United Artists - blasonata società di produzione fondata da Charlie Chaplin, a un passo dal fallimento - registrò, nell'indifferenza generale, il marchio The Star Wars.
La major aveva accettato la vaga proposta cinematografica di un emergente e timido regista di Modesto, California: «Voglio girare qualcosa del genere Flash Gordon», aveva spiegato il giovanotto, George Lucas. In seguito il titolo venne ceduto alla Universal, poi fu rifiutato dalla Disney: «Solo perché il vecchio Walt non c'è più», commentò amareggiato colui che lo aveva creato.
Luke Skywalker in una scena di Star Wars
E che si sarebbe preso una bella rivincita nell'ottobre 2012, quando la casa di Topolino gli mise in tasca 4,05 miliardi di dollari per acquisire il suo impero. Perché nel frattempo era successo qualcosa: Star Wars, perso per strada l'articolo, dopo mille peripezie era diventato un film, uscito nell'estate 1977 in sole 32 sale americane, distribuito senza troppa convinzione dalla 20th Century Fox. E nulla fu più come prima.
La morale è che le grandi avventure dello spirito umano spesso iniziano con eventi banali. In questo caso davanti a un'anonima scrivania, alla presenza di un avvocato e di un funzionario addetto al copyright. Ma proprio lì fu innescata, a insaputa di tutti, un'esplosione (pacifica) che sarebbe deflagrata con una potenza senza paragoni.
E se siete scettici su tanta enfasi, torniamo insieme nel 2013. Quando il giornalista americano Chris Taylor affidò a se stesso una missione impossibile: trovare un essere umano che non avesse mai sentito nominare Star Wars. Una ricerca vana. Finché in una riserva dell'Arizona conobbe l'anziano George James Sr.
Non un uomo qualsiasi: era stato uno dei cinque celebri "code talker" navajo che aiutarono l'esercito a prevalere sul fronte pacifico nella Seconda guerra mondiale, con i loro messaggi cifrati. Di fronte a domande sulla saga, il vecchio George si mostrò totalmente ignaro. Ma poco dopo, alla prima proiezione pubblica di Episodio IV doppiato nella sua lingua nativa, si accorse che quella battaglia «tra uccelli volanti», come definì una delle varie sequenze, perfino lui l'aveva già vista, una volta, sul piccolo schermo.
Missione fallita, dunque. E se Taylor si consolò scrivendone nell'imperdibile Come Star Wars ha cambiato l'universo (Multiplayer), l'episodio dimostra che il mondo creato da George Lucas ha segnato il nostro per sempre. Con una macchina dell'immaginario che ha già sfornato dodici film, tre trilogie più tre singoli; tre serie tv live action, Kenobi compresa; varie serie animate; libri e fumetti; videogiochi; miriadi di video amatoriali e parodie.
E poi il merchandising, le continue citazioni in altri film o serie tv (vedi i tormentoni in The Big Bang Theory e How I Met Your Mother), i raduni, lo Star Wars Day il 4 maggio - ovvero May the 4th, sulla scia dello slogan May the Force Be with You, Che la Forza sia con te. Un immenso edificio nato dall'immaginazione di un solo uomo.
Come ogni fenomeno culturale rilevante, anche Star Wars ha la sua mitologia. Non parliamo di quella interna alla saga, ma di quella che circonda la sua storia e il suo sviluppo. La letteratura è sterminata. Dal pianto della moglie di Lucas, Marcia, nel gennaio 1977, dopo la prima proiezione privata del primo Star Wars, per lei destinato a un sicuro flop; al pranzo del maggio 2011, quando, nel celebre Hollywood Brown Derby svuotato dagli altri clienti, davanti a una frittata e a uno yogurt, il boss Disney Bob Iger fece la sua prima offerta a Lucas. Per non parlare dei fan.
OBAMA CON LA SPADA LASER DI STAR WARS
Con fenomeni di tipo para-religioso: il culto Jedi risultò la quarta fede con più seguaci in Inghilterra e Galles dal Censimento ufficiale del 2001 («390 mila i Jedi sono», scrissero, imitando il modo di parlare di Yoda, le autorità). Perfino la Casa Bianca, presidenza Obama, nel 2013 rispose ufficialmente a una petizione popolare su quanto sarebbe costato costruire la Morte Nera: 850 milioni di miliardi di dollari.
Poi ci sono le associazioni di appassionati riunite intorno ai costumi di scena: come la 501esima legione Stormtrooper creata nel 2002 da un signore nato in Missouri, Albin Johnson, e presente in 200 paesi, Italia compresa. Gli appartenenti sfilano, con le loro divise, a ogni tipo di eventi Star Wars. Alcuni membri della legione, già citata in Episodio III, appaiono, nel ruolo di se stessi, in The Mandalorian. Il caso in assoluto più celebre, però, è lo sdegno collettivo scatenato dall'uscita nel 1997 della trilogia originale rimasterizzata.
Con un particolare modificato al computer: nella sequenza della Cantina Han Solo- Harrison Ford non spara più per primo a un avventore ma risponde solo al fuoco, in chiave politically correct. Apriti cielo: parte la campagna Han Shot First, con tanto di merchandising a sostegno; perfino il divo Ford si fa fotografare con una maglietta con la frase- slogan. Il bel docufilm The People vs George Lucas (2010) mostra persone urlanti o in lacrime per l'affronto.
A riprova di quanto scrisse il canadese Andrey Summers in un articolo del 2005 sulla rivista online Jive: «Odiamo tutto ciò che riguarda Star Wars è l'idea di Star Wars che amiamo». Ma dietro la folla indistinta di appassionati, ci sono singoli destini. Individui in carne e ossa, a cui la saga ha cambiato la vita. L'episodio più inquietante - anche questo al centro di un docufilm, Star Wars Kid: the Rise of the Digital Shadows, appena uscito - riguarda un quattordicenne del Québec che nel 2002 divenne la prima star virale dell'era Internet.
Allora non c'erano social network planetari di condivisione video: lui, Ghyslain Raza, si limitò a caricare sul suo blog un filmato in cui, brandendo goffamente attrezzature da golf, imitava l'uso della spada laser del cattivissimo Darth Maul. Il breve spezzone, ribattezzato Star Wars Kid, fece incredibilmente il giro del mondo, arrivando a 900 milioni di visualizzazioni prima ancora della nascita di YouTube; e anche dopo ha continuato a girare. Il guaio è che il protagonista, sbattuto all'improvviso sulla ribalta mondiale, ne ebbe la vita devastata.
Il cast de Il Ritorno dello Jedi
Questa cavalcata epica nella biosfera starwarsiana si conclude con gli ultimi anni, quelli della vendita alla Disney. In cui, dopo tre film a dir poco controversi, l'immaginario della saga è rivitalizzato dalle serie tv. Create da storici fan, ispirate tutte alla visione di Lucas - lo rivendicano esplicitamente gli artefici di The Mandalorian e The Book of Boba Fett, Dave Filoni e Jon Favreau - hanno lanciato personaggi nuovi come Grogu, più conosciuto come "Baby Yoda".
Ma la cessione ha lasciato ferite. Il caso più significativo, vissuto da molti fan come una resa dei conti tra Jedi e Sith, è lo scontro tra il fondatore e i nuovi padroni sulla terza trilogia cinematografica. Se l'accordo originale prevedeva la presenza del papà di Star Wars come consulente creativo, nella pratica fu estromesso, e i suoi soggetti per le pellicole buttati nel cestino. Così all'uscita del deludente Il risveglio della Forza (2015) l'escluso si fece sentire, criticandone la mancanza di inventiva. Certo, poi in parte ritrattò. Ma quel duello a colpi di metaforiche spade laser fa già parte dell'eterna mitologia delle battaglie in nome della Forza.
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