CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Sergio Luciano per Affaritaliani.it
C’è un piccolo retroscena significativo dietro l’eccellente turn-around di Cobra, l’azienda di Gallarate specializzata negli antifurti per auto, nelle “scatole nere” e in genere nell’informatica automobilistica e su cui Vodafone lancerà un’opa per il flottante. Il retroscena è che nell’estate del 2011 l’azionista di riferimento di Cobra, il fondo Intek dell’imprenditore Enzo Manes, ha scelto l’uomo giusto per guidare l’azienda nella persona di Mario Rossetti, un manager poco più che quarantenne, con forti competenze finanziarie e, evidentemente, una buona visione strategica. Niente di strano? Be’, qualcosa sì.
Quando Manes ha “assunto” Rossetti come amministratore delegato, il manager era da poco stato liberato dagli arresti domiciliari in cui era rimasto costretto per otto mesi - dopo altri quattro trascorsi tra San Vittore e Rebibbia - per un’accusa, poi sgretolata dalla sentenza di assoluzione completa sancita il 18 ottobre scorso dal Tribunale di Roma, di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale.
Un’istruttoria destinata molto probabilmente a passare alla storia tra i casi più eclatanti di malagiustizia, come la persecuzione di Enzo Tortora e i mille altri errori giudiziari meno noti di cui è costellata, con una spoon river, la non sempre gloriosa storia della magistratura italiana: eppure, pomposamente esaltata addirittura dall’allora Procuratore antimafia Piero Grasso, oggi presidente del Senato, come un caso in cui, attorno a un grisbi di due miliardi di euro, si intrecciavano politica, alta finanza e delinquenza organizzata e ridottosi a ben poco cosa. Dopo aver tritato mediaticamente e per un anno il principale imputato, Silvio Scaglia, anche lui assolto, e alcuni altri innocenti come Rossetti, tutto è rientrato.
Per questo l’esito brillante della ristrutturazione di Cobra – l’Opa con cui un colosso come Vodafone, guidato da uno dei più affermati manager italiani del mondo come Vittorio Colao, che ben conosce sia Scaglia, di cui fu il vice, che Rossetti, di cui fu il capo – deve avere anche quest’altra lettura. Il coraggio di ascoltare la voce della fiducia e della consapevolezza che certe persone possono più facilmente “essere tirate in mezzo” che aver tralignato e commesso reati, e quindi la disponibilità – nell’ambito della discrezionalità che un’azienda privata ha nell’allocare le sue risorse – di dare un mandato così importante e delicato anche a una persona in attesa di giudizio.
Ma in realtà c’è un’ulteriore considerazione che questa vicenda fa nascer
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