PULP WESTERN - QUENTIN TARANTINO RICUCINA GLI SPAGHETTI-WESTERN DI CORBUCCI E DI LEONE IN CHIAVE PULP E “DJANGO UNCHAINED” VOLA VERSO GLI OSCAR – ALL'ANTEPRIMA MONDIALE APPLAUSI, STUPORE E MOLTE RISATE - LA CRITICA: “TOGLI LE CATENE A TARANTINO E AVRAI UNA SCOSSA DI CINEMA PURO, SPLENDIDO, SCORRETTO ED ELETTRIZZANTE” - ATMOSFERE DA BUD SPENCER E TERENCE HILL, SI RIDE COME AI TEMPI DI ‘’PULP FICTION’’…

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Giovanna Grassi per il Corriere della Sera

«È una storia d'amore inconsueta, assoluta, quella scritta da Quentin Tarantino, ma per me Django Unchained è il mio primo ruolo "dark", da cattivo vero, anzi da bastardo, che fa del male l'essenza della propria vita. Il mio personaggio, Calvin Candie - spiega Leonardo DiCaprio -, proprietario, anzi despota della piantagione Candyland dove commercia schiavi sotto gli eleganti abiti da dandy, è la quintessenza del male».

E aggiunge: «In fondo, assieme agli ultimi miei film, Il grande Gatsby e The Wolf of Wall Street diretto da Martin Scorsese, costituiscono una trilogia sul più corrotto potere americano del denaro e della sopraffazione. I tre personaggi mi hanno spinto a studiare molto, al di là di ogni convinzione patriottica, la storia e la cronaca del mio Paese e quella del razzismo che non è solo americana ma universale».

Assieme a Cristoph Waltz, nel ruolo di un cacciatore di taglie su malfattori di ogni risma, e a Jamie Foxx/Django, lo schiavo nero, è uno dei protagonisti di questa storia terribile e paradossalmente divertente, ricca di gag, che Tarantino ha girato per raccontare l'America profonda del Sud. Le prime critiche sono positive: dall'Hollywood Reporter a Variety, da The Independent a Rolling Stone (il cui critico, Peter Travers, scrive: «Togli le catene a Tarantino e avrai una scossa di cinema puro, splendido, scorretto ed elettrizzante») c'è un cento per cento di consensi, un en plein che ricorda Pulp fiction e che lancia Tarantino, già forte di 5 nomination ai Golden Globes, nella corsa agli Oscar.

DiCaprio avverte: «Prevedo polemiche, perché si tratta di un copione estremo sugli anni che precedono la Guerra civile, ma è anche un viaggio che parla d'amore e di speranza per un mondo migliore».

All'anteprima mondiale ci sono stati applausi, stupore e molte risate. «Questo perché - spiega Waltz, il nazista di Inglourious Basterds, qui nella parte di Schultz, il buono - a Tarantino interessava trattare i temi seri usando anche i toni brillanti degli spaghetti western. In pratica, ha realizzato un western al sangue, anomalo e divertente».
Serissimo e parte in causa anche nella vita per le sue battaglie dalla parte dei neri, l'attore afroamericano Jamie Foxx: «Quentin ci ha obbligati a vedere e rivedere i film italiani di Corbucci, Leone e di altri registi. Per lui sono un'enciclopedia da cui trarre ispirazione, comprese le colonne sonore. Non a caso nel film c'è anche un bellissimo cameo di Franco Nero».

Preciso, Tarantino, quasi maniacale. «Sul set - ricorda DiCaprio - dovevamo lasciare telefonini, computer, iPad. Il regista ci voleva isolati dal mondo, ed era severissimo». Kerry Washington è la protagonista femminile: «Tarantino mostra una cura particolare nei pochi personaggi femminili dei suoi film. E se io sono una vittima lo è anche, per altri versi, la moglie del proprietario della piantagione, entrambe testimoni delle più profonde contraddizioni della società americana».

Si ride molto nel film, specie nella prima parte, quella in cui si racconta l'incontro e il viaggio, iperrealistico, di Schultz e Django, che fa pensare ai duetti in Trinità di Terence Hill e Bud Spencer. Una coppia all'avventura su un carro traballante con un dente cariato come bandiera che sventola al vento polveroso del Sud.

Ripulito da lezioni di galateo e ben vestito dallo stravagante dentista, Django è per Tarantino «l'uomo che crede all'amore vero e unico e che mi ha permesso di costruire un dramma dai risvolti comici nonostante si fondi sulla denuncia di ogni forma di fascismo. La stessa contenuta in tutti i film che giudico sovversivi di Sergio Corbucci. Il mio western si svolge in un'epoca in cui non c'erano ancora le corporation che poi hanno acquistato praticamente tutto mosse dal solo cinico scopo del profitto, attraverso tanti novelli Caligola simili al personaggio di DiCaprio.

La logica di Calvin Candie, re e despota, è la stessa dei boss più corrotti delle corporation - conclude Tarantino - e la dicotomia tra bene e male, vita e morte, mi ha permesso di raccontare con toni anche spassosi un dramma, l'olocausto dello schiavismo e di un razzismo che, inutile negarlo, serpeggia anche nella Costituzione americana, sin dalla sua creazione».

 

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