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Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
La redazione di Le Monde ha vinto la sua battaglia, la direttrice Natalie Nougayrède si è dimessa. Prima donna a guidare il più influente quotidiano francese, la 46enne ex corrispondente da Mosca aveva preso il comando nel marzo 2013, con un blitz che aveva colto tutti di sorpresa: dai giornalisti, che conoscevano poco quella collega a lungo inviata nell'Est europeo, al trio di editori Xavier Niel, Pierre Bergé e Mathieu Pigasse, che accolsero con curiosità e favore l'inaspettata auto-candidatura di una reporter estranea alla vita di redazione e ai suoi giochi di potere.
Nougayrède ottenne il gradimento di quasi l'80 per cento dei colleghi: quindici mesi dopo, quel capitale di stima e fiducia è svanito. La redazione si è rivoltata contro una direttrice giudicata autoritaria, e poco in linea con la tradizione di sinistra del giornale.
Una settimana fa sette capiredattori su 11 avevano lasciato l'incarico con un clamoroso ammutinamento di massa, e pochi giorni dopo anche i due vicedirettori hanno rinunciato. Ieri è stata lei stessa a dare l'annuncio delle sue dimissioni.
«La volontà di alcuni membri di Le Monde di ridurre drasticamente le prerogative del direttore è per me incompatibile con il perseguimento della mia missione - dice Nougayrède -. Inoltre, gli attacchi diretti e personali nei confronti della mia direzione e della mia azione mi impediscono di realizzare il piano di trasformazione che ho sottoposto agli azionisti e che ha bisogno di un largo accordo, nell'interesse superiore del giornale. Non sussistono le condizioni di fiducia e ragionevolezza necessarie».
I circa 400 giornalisti si sono ribellati contro lo spostamento di 57 di loro dalla carta all'online, percepito (a torto) come un declassamento, e peraltro non deciso da Nougayrède ma dal manager Louis Dreyfus. In pochi mesi, la prima direttrice di Le Monde è diventata un capro espiatorio, colpevole pure della transizione verso il digitale che riguarda il mondo intero, non solo Le Monde .
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