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Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
La Rai va incontro a una stagione di tagli straordinari. E questo scenario allarma molto il manager che più sa far di conto a Viale Mazzini. Racconta un deputato della Commissione di Vigilanza: «Chi incontra in questi giorni Raffaele Agrusti, il direttore finanziario della Rai, si sente fare sempre la stessa domanda: ma voi avete visto che cosa sta succedendo a France Télé?». Il cedimento dei conti della tv di Stato francese è certo più fragoroso di quello che l' Italia può conoscere. Ma anche la Rai rischia qualcosa a meno di risparmi incisivi, chirurgici.
Nel bilancio di Viale Mazzini si apriranno due falle molto grandi. Il canone delle famiglie, quello pagato nella bolletta, si ridurrà intanto del 10% - a 90 euro - come prevede la nuova Legge di Bilancio.
La vecchia legge di Bilancio ha già innescato un meccanismo penalizzante per Viale Mazzini. Il canone in bolletta si era detto allora permetterà di recuperare molti dei soldi che gli italiani evadono. Quest' anno, la Rai riceverà un bel gruzzolo, pari al 66% di quanto recuperato. L' anno prossimo, la fetta della Rai si ridurrà al 50%. Alla fine, i conti di Viale Mazzini saranno sottoposti così ad una pressione a cascata che costringerà a riscrivere tutti i numeri chiave del Piano Industriale.
Nel Piano Industriale, la televisione pubblica ipotizza che - nel 2017 - le famiglie paganti saranno 21,3 milioni (con un' evasione ridotta al 7,5%). E questo ci può stare. Il canone, però, è immaginato ancora a 100 euro mentre il "supero" - cioè la somma di evasione recuperata - a 311 milioni. Attenzione: il Piano Industriale sa bene che la somma recuperata (311 milioni) è come una vacca che si immerge in un fiume popolato di piranhas.
I primi 18 milioni sarebbero andati via per l' Iva e la Tassa di concessione; 7 milioni per un mini-prelievo deciso dalla Legge di Bilancio del 2014; altri 149 milioni per l' altro prelievo (del 50%) della Legge di Bilancio del 2015. Alla fine della traversata, il Piano industriale calcola così in 137 milioni la quota di evasione destinata effettivamente alle casse aziendali e in 1727 milioni le entrate generali da canone.
Ma questa cifra di 1727 milioni andrà giù, per via del canone a 90 euro e perché questo "sconto" (certo gradito agli italiani) trascinerà verso il basso tutti i valori della catena, a partire dall' evasione recuperata. La Rai, per il momento, tace. Non è semplice attaccare il proprio azionista (il ministero dell' Economia), peraltro su una norma popolare come la sforbiciata del canone.
Ma i mal di pancia ci sono e Agrusti li accusa in forma più lancinante. Peraltro Viale Mazzini aspettava una norma che la escludesse dal perimetro soffocante della Pubblica Amministrazione (l' inclusione è stata decisa dall' Istat su ordine di Eurostat). Al momento la tv di Stato è equiparata ad una Asl, e conoscerà nuovi lacci per appalti, acquisti, assunzioni. Ma la norma salva-Rai, che era nelle prime versioni della Stabilità, nell' ultima stesura non c' è più. Forse perché non c' entra niente con i conti dello Stato.
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