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Massimo Del Papa per http://www.lettera43.it
Sanremo, si sa, è come il Natale: quando arriva, arriva, pare sempre lontano ma poi piomba a tradimento, è tuttora distante ma già incombente; si staglia all'orizzonte carico di avvisaglie surrealiste. Il direttore artistico, Claudio Baglioni, coinvolto a vario titolo all'Ariston, ma mai in gara nella vita, si definisce «conducente, non conduttore» (speriamo non tocchi d'attaccarsi al tram); la gara cancellata, rimossa: tutti primi fino alla consacrazione del vincente, con il che si sancisce la totale preminenza del fattore televisivo su quello musicale; un senso aleggiante d'incertezza su chi affiancare al conducente, su quale strada imboccare, su come uscire dall'aurea mediocritas di Carlo Conti che faceva 10 milioni di “vittime” senza rischiare niente, anche se al suo ultimo giro di giostra ha avvertito certi scricchiolii che l'hanno saggiamente convinto a non forzare la sorte.
ANGELO TEODOLI ANDREA VIANELLO
UN UOMO-RAI TOTALE AL TIMONE. Insomma, cosa sarà Sanremo è ancora tutto da capire; bisogna pure cogliere, sposare le ragioni della rete 1, l'ammiraglia generalista dove Angelo Teodoli ha appena sostituito Andrea Fabiano, e anche lui avrà le sue idee (è di una generazione precedente rispetto al predecessore, è un uomo-Rai totale, laddove l'altro era più uomo-marketing), i suoi obiettivi, i suoi millanta interlocutori da tener buoni.
PIETANZE GIÀ (TROPPO) CONSUMATE. Nel frattempo è consueta bagarre per partecipare e trapelano le prime incerte certezze. Poi naturalmente qualche nome salterà, qualche altro s'infilerà all'ultimo, ma, al momento, il panorama è abbozzato, i candidati sono i seguenti. La Sony mette sul piatto pietanze già consumate e non necessariamente saporose: la biblica Noemi con un pezzo del "più bello che musicista" Tommaso Paradiso (Thegiornalisti), l'ancor più ineluttabile Anna Tatangelo, Deborah Iurato (spero, promitto e iuro, reggono Maria De Filippi di sicuro), Lele (ha vinto l'ultima edizione tra i giovani, sempre scuderia Amici, Maria De Filippi), il figliol discolo Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola ringalluzzito dal tormentone estivo L'esercito del selfie con Arisa (vedi infra), Baby K, “cantante e rapper italiana”, ma bisogna chieder lumi a Wikipedia, i Decibel di bello riuniti, i misteriosi Urban Stranger, transitati per X Factor, pupilli di Fedez; dulcis in fundo, la rentrée dei trottolini amorosi Amedeo Minghi/Mietta (e i Jalisse, allora?).
Anche la Universal brilla per precotto sicuro, forse non troppo sapido: che dire, altrimenti, di Fausto Leali? Dell'eterna promessa sanremese Dolcenera? Di Nina Zilli, idem? Di Elodie, così nuova e già così conseguente (inanella Sanremi come ghirlande)? Di Sister Cristina, una che al convento non vuol rassegnarsi anche se come popstar è stata una croce?
marco carta non vuole etichette
Completano il parterre Federica Carta, che, se la digiti, Google te la mette in relazione non con la musica ma con Instagram, comunque sempre roba di Maria (De Filippi), insieme a La Rua, versatile, adottiamo un eufemismo, band ascolana che passa dal combat folk da Primo maggio a Sanremo Giovani a, vedi caso, il mondo fatato sempre di Maria (De Filippi). Infine, Il Cile, che è di quelli considerati cantautorato emergente ma ha 36 anni, già a Sanremo, già autore per Braccialetti Rossi, tre album all'attivo, l'ultimo appena uscito a sancire un esplicito cambio di prospettiva (e torna al Festival?).
QUANTI INSOPPORTABILI FIGLI DI MARIA. Da parte sua, il gruppo Warner pare propenso a giocarsi carte poche ma altrettanto stragiocate: Marco Carta, a 32 anni già proteso verso una improbabile riemersione; Annalisa, che ha social fan più agguerriti di quanto meriti la sua carriera finora; Thomas, ennesimo di quegli insopportabili figli di Maria (De Filippi); Loredana Berté, e qui ci riserviamo il diritto di no comment.
Infine, in ordine sparso, altro piccolo esercito di rieccoli: Arisa (vedi supra, alla voce Lorenzo Fragola), appena passata alla corte di Caterina Caselli, gli un po' stinti The Kolors, Valerio Scanu (vedi alla voce Marco Carta), Le Deva (sulle quali le domande fatidiche, “chi sono? Da dove vengono? Dove vanno?”, sono inevitabili, e difatti non c'è link in Rete che ne prescinda), L'Aura, appena tornata con un disco dopo lungo tempo, Mario Venuti, detto anche “Rivenuti”, Marcella Bella, montagna sempreverde, con Mario Biondi, Alexia, Alex Britti e abbiam finito le X, Le Vibrazioni, che si vanno ristabilizzando dopo quinquennale iato, Alessandra Amoroso, ma non trottolino, e non dovrebbe mancare l'ormai granitico trio Pezzali-Nek-Renga, col quale la discografia spera di rinvedire i fasti di Tozzi-Morandi-Ruggeri, ma sarà difficile (quei tre nel 1987 ribaltarono la Cgd dalla cassa integrazione agli straordinari a ritmi cinesi).
QUELLI CHE, PURTROPPO, VENDONO DI PIÙ. Da ultimo teniamo i nomi mediaticamente pesanti, quelli che, a volte purtroppo, vendono di più. È il caso di Benji & Fede (Warner anche loro), che «si sono conosciuti in Rete nel 2010», che a Sanremo c'erano anche nel 2016, che, segno dei tempi, vanno sempre al numero 1, che chissà quanto dureranno ancora. Emma, che di Sanremo non ha tutto 'sto gran bisogno e quindi ci sta pensando su con calma.
La “Si può avere di meno”, punto interrogativo a guisa di supplica, Levante, più bilocata di Padre Pio («Manca solo che le affidino la Banca d'Italia», copyright Marinella Venegoni), la quale su una rivista patinata ha appena smentito senza smentire, nel mentre che scrive per Gianni Morandi, lui pure in bilico tra il ruolo di ospite, assai più vantaggioso, e quello di concorrente che un po' lo degraderebbe sub judice Baglioni, il suo ex compagno di scorribande coi “Capitani Coraggiosi”.
Ugualmente a Renato Zero, reduce dal non esaltante, altro eufemismo, Zerovskij, sarebbe stato prospettato un coinvolgimento più concreto rispetto a quello del super ospite: ipotesi abortita a nascere. La stessa Francesca Michielin avrebbe paura di bruciarsi, in caso di non vittoria, preferendo coltivare in questa fase l'orticello di X Factor, dove s'affaccia di continuo e dove potrebbe rilevare Levante nel ruolo di giudice sull'edizione 2018. Infine si nomina Carmen Consoli e qui fioriscono ipotesi demenziali al limite dell'impraticabile, tipo farla cantare insieme a Levante, con il che si rischierebbe un letale “effetto Parodi”.
BAGLIONI COSÌ TRADISCE ANCHE SE STESSO. Ripetiamo, questi sono i nomi che girano, niente affatto ufficiali, comunque attuali. Non si può proprio dire ce ne sia per tutti i gusti: è una rifrittura molto rappresentativa di Sanremo, ma assai poco della canzone d'autore (di autori di vaglia, pescati dalle nicchie, nemmeno l'ombra), e che per larga parte fa rimpiangere, quanto a vivezza, il glorioso Museo delle cere alla Stazione centrale di Milano.
Naturalmente, il conducente coraggioso Claudio Baglioni sarà poi indotto a giurare che trattasi di Festival di qualità, il meglio del meglio da una attenta rigorosa scientifica selezione dei talenti e dei brani che mette finalmente la musica al centro di Sanremo e Sanremo al centro della musica: e, così facendo, farà torto al predecessore Carlo Conti, al Festival, alla musica italiana. E, un pochino, anche a se stesso.
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