DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
videomessaggio di renzi contro la camusso e i sindacati 4
Ok, allacciate le cinture, adesso si fa sul serio. Dopo tante chiacchiere dovrebbe finalmente arrivare in Senato l’emendamento del governo che abolisce in gran parte l’articolo 18. Renzie accompagna la faccenda alla sua maniera, tenendo i toni alti e scegliendosi con cura i nemici che pensa gli convengano. Così fa ancora lo spaccone con D’Alema, dicendo che ogni volta che parla gli fa guadagnare dei punti, e soprattutto prende di mira la Cgil della Camusso, affermando che non vede l’ora che gli facciano una bella manifestazione contro.
Ma spacconate a parte, adesso la partita vera si gioca al Senato dove la maggioranza ha un vantaggio di sette voti, ma ci sono 7 emendamenti al Jobs Act presentati da una trentina di deputati del Pd che possono far saltare il banco. Renzie è convinto di poter continuare a spaccare le minoranze del suo partito e di recuperare oltre una ventina di senatori, ma è un’operazione sul filo di lana.
L’amico Berlusconi è pronto a dare una mano con i suoi voti, ma solo se sarà chiaro che sono decisivi, per poi aprire un problema di fronte a Napolitano sulla vera maggioranza che sostiene questo governo. Di accelerazione in accelerazione, di spacconata in spacconata, adesso si vedrà se Renzie ha i numeri per portare a casa la sua riforma del lavoro. Soprattutto, si vedrà come cavolo è fatta questa riforma che aspettano anche i nostri occhiuti controllori della Bce e della Commissione Ue.
2. LAVORO, CI PENSA PITTIBIMBO
RENZI E ALFANO IN SENATO FOTO LAPRESSE
Il Corriere prova a indovinare le mosse concrete di Renzie, al di là delle molte battute: “Licenziamenti disciplinari, sfida aperta sul reintegro. Il governo prepara l’emendamento. Sacconi frena: solo indennizzi. Le novità saranno valide solo per le nuove assunzioni, non per quelle in corso. Il partito di Alfano e Sacconi vorrebbe cambiare l’articolo 18 anche ai contratti attuali” (p. 5). Sulla strategia del premier, il giornale diretto da Ferruccio De Bortoli scrive che il governo non sarebbe orientato a mettere la fiducia sul Jobs Act (p. 8) per non surriscaldare ulteriormente gli animi.
Su Repubblica, spazio all’ottimismo della volontà renziana: “Il piano della minoranza pd. ‘Il Jobs act al Senato salterà’. Renzi: ‘Ridurrò i no a 6-7’. Il premier: ‘Quando D’Alema parla io guadagno punti’. Ma la battaglia sarà a Palazzo Madama sugli emendamenti. Oggi arriva il testo che recepisce le aperture fatte lunedì in direzione. Da martedì si vota” (p. 2).
La Stampa dà spazio alla propaganda renziana, che ha buttato sul piatto una nuova promessa: “Pd, si placa il dissenso. E Renzi ora rilancia: 180 euro in busta paga. Al bonus verrà aggiunto il Tfr: ‘Inizia a fare una bella dote’” (p. 2). Dev’essere una bella fregatura il Jobs Act, se Renzie sente il bisogno di aumentare le promesse elettorali. Poi, intervista a Oscar Farinetti che smentisce subito di aver incontrato D’Alema, come invece aveva scritto ieri Repubblica (p. 3).
3. L’ABBRACCIO DEL CAINANO
Sulla Stampa, si ragiona già sullo scenario del soccorso azzurro: “E il premier: tutto possibile se il governo va sotto. ‘Se sarà decisivo il voto di Forza Italia, ne trarrò le conseguenze’” (p. 3). Il Giornale invece fa la guardia al Jobs Act e scrive, preoccupato: “I dubbi azzurri sulla riforma: ‘Puzza di grande imbroglio’. Berlusconi deluso dal dietrofront di Renzi sull’articolo 18 per le cause disciplinari. Il timore che il premier ceda alla sinistra e finisca per annacquare il Jobs Act” (p. 3).
4. PROVE TECNICHE DI SINDACATO
Si prepara lo scontro che Renzie desidera di più: quello con il sindacato. La Stampa racconta: “Camusso sfida Renzi: la gente è con noi. La Cgil si prepara alla piazza, prudente la Cisl. Sindacati in cerca di un’intesa per il vertice a Palazzo Chigi” (p. 6). Lo scenario più probabile, al momento, è che la Cgil finisca per andare in piazza da sola con una manifestazione fine a se stessa. Renzi li aspetta al varco per dipingersi, ancora una volta, come il nuovo che avanza.
5. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
I nuovi dati sull’andamento dell’economia sono una raffica di notizie negative: “Paese in recessione e senza lavoro. La disoccupazione giovanile vola al 44%. Deflazione a settembre e crescita sottozero. Il Tesoro rifà i conti”. “Affondo del governo sull’austerity europea e niente manovra 2015. Nel Def il rinvio del pareggio di bilancio al 2017” (Corriere, pp. 2-3). Repubblica osserva: “E’ l’addio al Fiscal Compact, ma ora Renzi promette all’Ue un patto-lavoro alla tedesca. Si cerca di spostare la partita con Bruxelles sulle riforme, a partire da quella del lavoro” (p. 7).
La Stampa fa i conti: “Italia fuori dalla recessione solo l’anno prossimo. Deficit vicino al 3%: useremo tutta la flessibilità” (p. 5). Anche il Messaggero rifà i conti, ma della manovra: “sarà da 20 miliardi” (p. 2). Mentre il Cetriolo Quotidiano accusa: “Il Def è appena nato e già mente: recessione sottostimata nel 2014. L’Istat: pil giù anche nel terzo trimestre. Il -0,3% del governo è già superato” (p. 4).
6. QUEL PASTICCIACCIO BRUNO DELLA CONSULTA
Ieri, quindicesima votazione a vuoto per eleggere due membri della Corte costituzionale: “Consulta bloccata, Bruno arretra e fa vacillare anche Violante. Guzzetta o Sisto possibili alternative per Berlusconi. Ceccanti o Barbera per il Pd” (Corriere, p. 11). Per Repubblica, “Bruno fa un passo indietro. Ieri quindicesima votazione a vuoto per i due giudici costituzionali. Il candidato forzista: mi rimetto a Berlusconi” (p. 11).
7. GIGGINO ‘A MANETTA, UN UOMO, UNA GARANZIA
Nuovo grande successo investigativo per Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli (ancora per poco) con un fulgido passato di pm alle spalle. Lo racconta il Giornale: “Ne aveva arrestati 52, ora tutti assolti. L’ex pm De Magistris fa ancora flop. Si è chiuso in primo grado il processo sull’indagine “Drug Off”. Frana la sua inchiesta del 2006 a Catanzaro su traffico di droga e riciclaggio: imputati dichiarati innocenti dopo 8 anni di calvario. All’inizio i fermi erano 70, ma il Gip aveva rigettato molte richieste” (p. 9).
8. PIOVE SEMPRE SULL’ENI
Una nuova inchiesta tocca il Cane a sei zampe, anche se questa volta non si parla di tangenti: “Evasione fiscale per fare fondi neri’. Nuove accuse all’Eni. Indagati due manager. ‘Danni per milioni’. Sarebbero state falsificate le ‘bolle’ del carburante per non pagare le accise. Perquisite anche le sette case di uno dei dirigenti e la sede di San Donato Milanese” (Corriere, p. 19). Repubblica riesce in qualche modo a tirare in ballo il nome di Scaroni: “Eni, lo scandalo delle accise truccate. ‘Evasione milionaria per creare fondi neri’. I pm scavano sulla gestione dell’era Scaroni, indagati i dirigenti della divisione Refining” (p. 20).
RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER
9. I FURBETTI DELLE TASSE OFFSHORE
Non eccita troppo i giornali italiani la storia delle (poche) tasse pagate all’estero da grandi nomi come Apple e Fiat. La notizia finisce nelle pagine economiche senza troppi fronzoli. Repubblica: “Irlanda e Lussemburgo nel mirino Ue per gli aiuti illegali alla Apple e a Fiat. La Commissione ha formalizzato l’apertura della procedura d’infrazione” (p. 25). Nota di merito al Messaggero che invece la mette in prima pagina in bella evidenza e poi, in primo sfoglio, scrive che i due gruppi “rischiano di dover restituire decine di miliardi” (p. 11)
10. CHAPEAU! DELLA VALLE È DAVVERO UN PETARDO
Il Foglio si dedica allo Scarparo a pallini e racconta la “fenomenologia del petardo”, “l’identità misteriosa e mitologica di Diego Della Valle, rompighiaccio e rompipalle, solido e e liquido quanto a quattrini, rodomontesco e loffio, tamarro di successo che spacca ma non vince mai”. Tutto da leggere (p. 1).
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