1- MILANO GODE! IL SOVRINTENDENTE STEPHANE LISSNER IN FUGA VERSO L’OPERA’ DI PARIGI 2- MA ANCHE IL FRANCESE È FELICE: TORNA A CASA PIENO DI SOLDI (STIPENDIO DA UN MILIONE ALL’ANNO, PIÙ 300MILA A FINE MANDATO) E SI SFILA DA UNA PESANTE SITUAZIONE: LA SUA DIREZIONE HA LASCIATO L’ORCHESTRA IN BALIA DI UN TOURBILLON DI DIRETTORI CON RISULTATI SPESSO DELUDENTI (BAREMBOIM È A MILANO 4 MESI SCARSI SU 12) 3- ANCHE IL PUBBLICO INCOMINCIA A REAGIRE; STA PER NASCERE UN CLUB DI ABBONATI ‘’DISSIDENTI” E LA BIGLIETTERIA COMINCIA A FATICARE NEL SATURARE I POSTI DEL TEATRO 4- E PISAPIA HA DECISO FINALMENTE DI METTERE MANO ALLA GESTIONE: PRIMA DI RINNOVARLA ALLE STESSE CONDIZIONI (CIRCA 7 MILIONI L’ANNO DI CONTRIBUTO) INTENDE CAPIRE COME QUESTI FONDI SONO SPESI E APPLICARE ANCHE QUI LA SPENDING REVIEW

DAGOREPORT

Per Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, il ballo in maschera al Teatro della Scala, tra sprechi e perdita di prestigio, deve finire dopo che da mesi il sovrintendente Lissner sta brigando per lasciare Milano alla volta di Parigi.

Tanto che a Le Marais , l'elegante quartiere di Parigi, situato sulla rive droite della Senna, una casa è pronta per accoglierlo con la sua neo sposa italiana, la ex nuora di Vincenzo Maranghi, che gli ha detto sì il 18 luglio scorso.

Acquistata di recente dopo il rinnovo plurimilionario del contratto alla Scala, la casa ospiterà la nuova coppia dal momento in cui Lissner accetterà l'incarico di sovrintendente all'Operà di Parigi dove si prepara a sostituire, entro l'anno, Nicolas Joel che intende lasciare la direzione del Teatro. Alla faccia della Madonnina e di un cda incapace di i opporsi ai suoi capricci e con il ministro dei Beni Culturali Ornaghi distintosi solo per far nominare suoi fedelissimi.

In questo modo Lissner coglierà due piccioni con una fava: torna a casa (pieno di soldi) e si sfila da una situazione alla Scala dove l'aria per lui si fa ogni giorno più pesante. Sono ormai molti in città dentro e fuori il Teatro, a rimproverare a Lissner una gestione della Scala molto poco Smart (di cui il suo stipendio che incide per un milione all'anno, più 300mila che incasserà a fine mandato, sulle casse del Teatro è solo un esempio) e una conduzione artistica che "copre" una direzione musicale che solo con un eufemismo si potrebbe definire "part time" (Baremboim è a Milano 4 mesi scarsi su 12) lasciando l'orchestra in balia di un tourbillon di direttori con risultati spesso deludenti.

Chi ha potuto assistere alla Nona di Beethoven alla presenza del Papa ricorda una delle serate più infelici della gestione Lissner; per non parlare della Messa da Requiem di Verdi diretta da Baremboin a Salisburgo lo scorso agosto oggetto di severe recensioni anche da parte di critici di solito generosi con il Teatro.

Molte, infine, le preoccupazioni anche per la prossima tourneé in Giappone dove Verdi sarà affidato alle bacchette di Harding e Dudamel che per mettere in fila quante opere di Verdi hanno fin qui diretto bastano le dita di una sola mano.

Nel frattempo dopo qualche anno di assestamento anche il pubblico incomincia a reagire; sta per nascere un club di abbonati molto critico con l'attuale direzione artistica, la biglietteria comincia a faticare nel saturare i posti del Teatro (alla prima della Boheme la scorsa settimana erano almeno 40 i posti invenduti in platea) mentre la prima del 7 dicembre (dove ascolteremo il Lohengrin di Wagner, preferito a Verdi per l'apertura di stagione - altra scelta molto indigesta ai cultori del patrimonio lirico italiano) fatica a raccogliere adesioni nonostante migliaia di inviti via mail spediti in tutto il mondo.

E il Consiglio? Finora il sindaco ha fatto asse con Ermolli in cambio della pace sindacale garantita dallo stesso Lissner; ma Pisapia ha deciso finalmente di mettere mano alla gestione visto che, tra l'altro, a gennaio scade la convenzione del Teatro con il Comune e gli assessori Boeri (cultura) e Tabacci (Bilancio) hanno già fatto sapere che prima di rinnovarla alle stesse condizioni (circa 7 milioni l'anno di contributo) intendono capire come questi fondi sono spesi e applicare anche qui la "spending review".

 

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