DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Gloria Satta per ''Il Messaggero''
Sospesa l' uscita di 70 film tra cui Si vive una volta sola di Carlo Verdone, il pluripremiato Les Misérables, il nuovo 007 No Time to Die, Mulan della Disney (ma diventeranno 100 se il 4 aprile non riapriranno i cinema), decine di set a riposo compresi quelli delle grandi produzioni internazionali, tutte chiuse le 3850 sale nazionali, a spasso migliaia dei 173 mila lavoratori dell' audiovisivo: per il cinema, il coronavirus è una catastrofe «non ancora quantificabile» ma il settore la sta affrontando più che mai compatto.
NUOVI SCENARI
Il cinema è pronto a rialzare la testa e, soprattutto, ad abbracciare nuovi scenari in cui lo streaming, ancora osteggiato da molti, non sarà più il nemico ma un mezzo di fruizione dei film complementare alla sala: «Abbiamo aperto da tempo un dialogo con Netflix per incardinare la piattaforma nell' Anica su modello americano», spiega Francesco Rutelli, presidente dell' Associazione delle Industrie cinematografiche che già da settimane ha aperto un tavolo sulla crisi e chiesto al governo misure di sostegno come sgravi fiscali, fondi straordinari, sospensione degli oneri finanziari, sostegno dei lavoratori attraverso il dialogo con i sindacati.
LA CATENA
«La sala per noi resta imprescindibile e lo sarà ancora di più nel futuro, ma tutta la filiera dovrà essere a bordo per agevolare la rinascita e consentire al pubblico di accedere ai contenuti dovunque. Quando usciremo finalmente dal buio delle catacombe, per far crescere la catena del valore avremo bisogno di una visione industriale più moderna e integrata, scandita da regole certe». Il cinema prepara dunque la riscossa che potrebbe coincidere con la consegna, slittata dal 3 aprile all' 8 maggio, dei premi David di Donatello e con la ripresa di Moviement, la campagna per le uscite estive che nel 2019 ha registrato un notevole incremento degli incassi.
L' emergenza sanitaria globale si è abbattuta come uno tsunami su un settore che, in Italia, stava andando a gonfie vele: fino alla comparsa del virus, il box office era cresciuto del 20 per cento proiettando l' Italia in testa all' incremento complessivo (più 5 per cento) del mercato europeo. «E fino alla chiusura imposta dal decreto governativo, erano rimasti aperti 1500 cinema», dice Mario Lorini, presidente dell' Anec, «ora abbiamo riscoperto una grande unità. Se il cinema si trasferisce nel salotto di casa, fermo restando che la gente ha bisogno di aggregarsi nelle sale, noi esercenti dialogheremo con le piattaforme».
L' INGORGO
al cinema col tablet hollywood sala cinematografica
Francesca Cima, presidente del produttori, racconta che la produzione «si è fermata prima degli altri settori per garantire la salute dei lavoratori». Luigi Lonigro, presidente dei distributori, afferma: «Questo è un momento difficilissimo e molti dei film sospesi non usciranno ma finiranno direttamente sulle piattaforme. E quelli destinati alla sala rischieranno l' ingorgo.
Siamo pronti alla sfida. In questi giorni terribili stiamo lavorando perché tutto ricominci il 4 aprile». Conclude Rutelli: «Siamo più uniti e reattivi che mai. Vogliamo favorire la creazione di contenuti capaci di raccontare l' oggi e il dopoguerra, quando l' incubo coronavirus sarà alle spalle». E il cinema potrà finalmente fare festa.
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