DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
fuortes e valentinoFRANCIS FORD COPPOLA E FIGLIA CARLO FUORTES
Francesca Giuliani per Repubblica-Roma
Il vestito nero con la coda di tulle verde smeraldo che Violetta Valéry indossa cantando "Libiamo ne lieti calici…", il valzer del primo atto, è avvolto in una enorme custodia di tela: in due o tre lo curano ogni giorno, lo spazzolano e lo idratano, per mantenerlo sontuoso e perfetto fino alla replica del 30 giugno.
Dietro le quinte del Teatro dell' Opera, al terzo piano con l' ascensore, anche le operaie in camice bianco - sarte, stiratrici, addette alla lavanderia e alle parrucche - oggi sorridono: la Traviata con la regia di Sofia Coppola ha portato il "loro" Costanzi sulle prime pagine di mezzo mondo. Gli abiti della maison Valentino e le celebrities di Instagram in platea, il red carpet popolato di divi hollywoodiani e la voce potente di Francesca Dotto per l' eroina di Verdi più amata: la Roma della cultura è tornata alla ribalta, in un piccolo-grande miracolo di cui il soprintendente Carlo Fuortes, l' ufficio due piani più in basso delle maestranze, è il primo artefice.
Soprintendente Fuortes, il teatro dell' Opera sembra aver girato pagina. Com' è nata la collaborazione che ha portato a questa "Traviata"?
«Valentino e Giancarlo Giammetti sono venuti qui da me circa un anno fa: erano interessati a una collaborazione col teatro. Noi avevamo in programma l' allestimento di una Traviata: ho visto già soltanto sul titolo dell' opera accendersi il loro interesse. Quasi subito abbiamo pensato al nome di Sofia Coppola per la regia».
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Raccontata così sembra una passeggiata. È stato davvero facile?
«È stato complicato coordinare mondi diversi. Ma ha entusiasmato tutti vedere alla prova la professionalità di Sofia Coppola: per un mese è venuta in teatro mattina e pomeriggio, accantonando modi e tempi "industriali" propri del cinema. Questa Traviata ha portato al teatro un 1 e mezzo di euro di incassi: è una cifra che qui non ha precedenti».
E l' anteprima ha portato Roma alla ribalta internazionale: una serata-spot di quel livello non si improvvisa. Quando avete deciso un lancio così forte dal punto di vista mediatico?
«Da subito, con Giammetti e la Maison Valentino, abbiamo pensato che ci volesse una platea internazionale. D' altra parte questa circostanza racchiudeva in sé una concentrazione di tutto ciò per cui siamo famosi nel mondo: arte, musica, stile, costumi, la luce e lo spazio scenico. E poi: Roma, l' opera, Valentino. Il tocco finale lo ha dato Sofia Coppola».
Mancava soltanto il presidente Renzi. Era invitato?
«Si, mi ha detto personalmente che non avrebbe potuto essere qui».
E il maestro Muti si è fatto sentire?
«No. Ma quando vorrà tornare a collaborare con noi troverà sempre porte aperte».
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Molti critici hanno visto in questa Traviata un' ambizione a scippare il primato dell' opera alla Scala con un' operazione tutta nazional-popolare.
«Non commento. Ma voglio dire che questa è stata per l' opera una stagione di rottura rispetto al passato. Abbiamo puntato a un teatro lirico di regia con le Bassaridi di Martone (ha vinto il premio Abbiati), la Cenerentola di Emma Dante, Il Benvenuto Cellini di Terry Gilliam. Una stagione improntata alla modernità del teatro d' opera. E l' opera ha un altissimo potenziale di contemporaneità. Traviata è stato il titolo più classico, scelto con l' obiettivo di attrarre un pubblico largo».
Insomma, i tempi in cui il teatro sprofondava nei debiti e orchestra e corpo di ballo rischiavano il licenziamento collettivo sono archiviati?
«Parlano le cifre: dopo il risanamento dei debiti grazie alla legge Bray, i bilanci del 2014 e del 2015 sono in equilibrio. Gli spettatori hanno avuto un incremento del 37,2 per cento, gli incassi del 40,2. Gli accordi sindacali hanno funzionato».
Una circostanza nell' insieme felice, che potrebbe ridare speranza a questa città?
«Quando ho lasciato l' Auditorium per venire all' Opera in tanti hanno tentato di dissuadermi. Poi siamo riusciti a cambiare il teatro da cima a fondo. Roma ha una capacità attrattiva di cui questa Traviata è esempio».
Un messaggio per il futuro sindaco?
«È importante che la politica non entri direttamente nella gestione delle aziende, che smetta di rispondere alla politica e risponda ai cittadini. È un fatto anche economico: non si possono sprecare risorse pubbliche per coprire errori gestionali».
William Kentridge è nel prossimo cartellone dell' Opera. Cosa pensa del caso delle bancarelle che oscurano il suo lavoro?
«Lo aspettiamo in maggio, con la Lulu di Berg. Sul caso, credo che la burocrazia crei pasticci, le competenze sono sovrapposte. Su Roma sono ottimista: le aziende possono essere risanate, la cultura può ripartire, la città può essere un' attrattiva di livello mondiale».
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