claudio baglioni

LA TERZA SERATA DEL FESTIVAL VOLA AL 51,6%, ANCORA MEGLIO DI CARLO CONTI CHE FECE IL 49,7% - "MA COSA E’ DAVVERO SANREMO 2018? POCHISSIMI MOMENTI LIBERI DA CLAUDIO BAGLIONI CHE CANTA BAGLIONI O PARLA DI BAGLIONI O DUETTA SU BRANI DI BAGLIONI (QUESTO FESTIVAL È, IN EFFETTI, L'ONE-MAN-SHOW PIÙ LUNGO DELLA STORIA, ALTRO CHE GLI STORICI PIPPONI DI PIPPO BAUDO...) - ALDO GRASSO: “È VERO CHE È DIFFICILE CHE UN NON CONDUTTORE COME BAGLIONI RIESCA A DIRE QUALCOSA DI SPONTANEO, DI EFFICACE, MA..."

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1 - LA LEZIONE CHE VIENE DA SANREMO

virginia raffaele e baglioni

Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

A questo Sanremone mancano due elementi dei più tradizionali e attesi: i fiori e le vallette. Ora, la sparizione dei fiori magari non merita una riflessione, quella delle bellone incaricate solo di farsi guardare sì. Certo non è il primo Festival devallettizzato, e in ogni caso da anni ci si vedono meno quelle ragazze di belle speranze e incerti talenti, benissimo (s)vestite, incaricate di sorridere molto, parlare poco, portare buste, porgere premi e in generale di sollazzare i maschi con il loro 90-60-90 e il resto del pubblico con le loro inverosimili gaffe.

virginia raffaele e baglioni 4

 

Già l'apparizione dei bonazzi senz'arte ma purtroppo con la parte tipo il Gabriel Garko d'infausta memoria aveva certificato la parità. Ma oggi la sparizione della donna oggetto è completa e, si direbbe, irrevocabile. Un eventuale presentatore, conduttore, direttore o dittatore artistico che volesse attorniarsi di un paio di belle statuine mute diventerebbe, lui sì, l'oggetto di una caccia all' uomo. Si beccherebbe minimo una letteraccia firmata da cento attrici, degli editoriali feroci e una denuncia per molestie senza la quale, in effetti, oggi non sei nessuno.

 

Però, si dirà, all' Ariston con Baglioni e Favino c'è Michelle Hunziker, ed esibisce pure rinfrancanti scollature. Ma Michelle ma belle punta soprattutto sulla simpatia, è presentissima, parla molto e ride troppo, insomma non è catalogabile alla voce bellona e basta. Oltre le gambe c'è di più.

sanremo 2018 una orchestrare si sente male in diretta

 

Anzi, più Sanremo va avanti e più se ne impossessa, almeno nei pochi momenti liberi da Baglioni che canta Baglioni o parla di Baglioni o duetta su brani di Baglioni (questo festival è, in effetti, l' one-man-show più lungo della storia, altro che i pipponi di Pippo...).

Hunziker è il contrario del velinismo, la negazione dell' olgettismo. Perfino decisissima nell'imporre i fiori contro la violenza di genere (almeno quelli ci sono).

 

sanremo 2018 terza serata

E qui scatta il paradosso di Sanremo che, sempre indicato come paradigma della società italiana, quest' anno non la segue ma la precede. Basta guardare alla campagna elettorale, dove tengono banco dibattiti neanderthaliani sul condono edilizio o il servizio militare o l'euro sì-euro no.

 

Invece, proprio al festivalone, nel luogo (comune) della tradizione, in quella Villa Arzilla democristiana che è Raiuno, viene proposto un modello femminile redento dagli stereotipi di sempre, del tutto contemporaneo. Non ci sono più i Sanremoni di una volta, signora mia. Ma stavolta signora mia ribatte: per fortuna.

passy jones e lo stato sociale

 

2 - OTTO AUTORI, IL POETA E UN «GOBBO»: TESTI TOSTI A SANREMO

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

Testi tosti. Ci sono otto autori, un poeta e il gobbo (è il suggeritore elettronico), ma i testi di Sanremo sono veramente imbarazzanti. È vero che è difficile che un non conduttore come Baglioni riesca a dire qualcosa di spontaneo, di efficace, ma i testi non l' aiutano. Del resto, basterebbe analizzare i testi delle sue canzoni per capire quanto sia difficile per lui spogliarsi degli abiti del poeta.

Ha dichiarato: «La Rai ha voluto me, musicista, interprete, compositore, cantante come direttore artistico del Festival». Sì, certo. Non come presentatore, però.

virginia raffaele e baglioni

 

Vogliamo pararle della gag con Franca Leosini? Un' ideona (accidenti!), tempi sbagliati, recitata parrocchiale. Ma è Sanremo e a Sanremo tutto vale. Non vale l' autocitazione e un musicista come Rossini (maestro dell' autocitazione, tanto per «citarne» uno) verrebbe messo in discussione dalla giuria del Festival, come è capitato a Meta e Moro.

 

E dire che il post-moderno ha decretato la supremazia della citazione sull' originale, viviamo in un contesto dove ogni frase è fra virgolette, tutto è meta (dai programmi del M5S alle tesi della Madia). Tra l' altro, il testo contro il terrorismo è uno dei pochi ad avere sostanza: «A Il Cairo non lo sanno che ore sono adesso / Il sole sulla Rambla oggi non è lo stesso / In Francia c' è un concerto / la gente si diverte / Qualcuno canta forte /Qualcuno grida a morte».

 

paddy jones

Tasti e testi. Su Tv2000, ospite di «Bel tempo si spera», la trasmissione condotta da Lucia Ascione, il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha commentato i testi delle canzoni: «Ho letto la maggior parte dei testi delle canzoni del Festival di Sanremo. La cosa curiosa è che quest' anno c' è poca attenzione alla dimensione esteriore, sociale e generale. C' è soprattutto un' attenzione all' intimità e alla sostanziale insoddisfazione che fiorisce all' interno delle coscienze». Amen.

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