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GOVERNARE PER INTERPOSTO CAV - BERLUSCONI SOGNA GIANNI LETTA O TAJANI A PALAZZO CHIGI - MA PRENDE PIEDE ANCHE L'IPOTESI DELL'AVVOCATO GHEDINI, UNICO NOME “DIGERIBILE” PER SALVINI
Ugo Magri per “la Stampa”
È un paio di giorni che Matteo Salvini sta provando a inoculare, nell' elettorato berlusconiano, il dubbio seguente: «Chi vota Lega sa che cosa attendersi; chi va su Forza Italia, invece, sceglie una sorpresa che potrà essere gradita o meno». E c' è del vero. A tre settimane dal voto, molta nebbia ancora avvolge le reali intenzioni del Cav. Nessuno ad esempio ha ben capito chi indicherebbe Silvio per Palazzo Chigi, qualora il centrodestra ottenesse la maggioranza assoluta. Per quanto ipotesi improbabile; nelle cancellerie Ue se ne comincia a discutere, e pure ai piani alti delle istituzioni.
gianni letta silvio berlusconi
Per interposta persona L'unica certezza è che capo del governo non potrà essere lui, Berlusconi. La sentenza di Strasburgo arriverà in autunno, a tempo scaduto (ammesso che sia favorevole). Sulla domanda di riabilitazione, che se concessa permetterebbe all' ex premier di aggirare i divieti della Severino, gravano i processi del «Ruby ter». Eventuali forzature rovinerebbero la tregua in atto con la magistratura milanese, famiglia e azienda sarebbero contrarissime.
Perfino se il centrodestra vincesse, e Forza Italia si guadagnasse il diritto di designare il premier, Berlusconi al massimo potrebbe governare per interposta persona. Indicando un procuratore, un «alias», un qualcuno che faccia capo ad Arcore e non sussistano dubbi al riguardo. È questa la strada imboccata, che restringe parecchio la cerchia dei papabili.
LA PRIMA SCELTA
Dei tanti personaggi fin qui evocati, dall'inarrivabile Mario Draghi a Bobo Maroni, ne restano in piedi un paio. Anzitutto Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, che del Cavaliere fu portavoce prima dell'era Bonaiuti. «Sarebbe una soluzione splendida», ha confermato ieri l'ex premier. Ultimamente Tajani ha ripreso contatto con la politica nazionale, rompendo il ghiaccio con lo stesso Salvini.
Tifano per lui i vertici del Ppe che con Tajani sperano di prendere i classici due piccioni: piazzare a Palazzo Chigi uno di loro, e liberare la poltrona di Strasburgo per un tedesco. In quel caso, però, l'Italia rinuncerebbe a una posizione chiave proprio mentre si comincia a discutere dei nuovi trattati Ue. Se Berlusconi volesse metterlo in pista, dovrebbe convincere tanto Tajani quanto il presidente della Repubblica che non c'è alternativa migliore.
LA CARTA DI RISERVA
Un altro nome in verità lo avrebbe, spendibile non solo nel caso di vittoria del centrodestra ma pure di «pareggio» con conseguenti larghe intese. È quello di Gianni Letta, già braccio destro di Berlusconi premier, uomo di raccordo col Quirinale e con i «poteri forti». Per quanto gli abbiano dato poco retta nella scelta dei candidati, bocciandogliene un paio, Letta rimane il più autorevole consigliere del leader.
Il quale da giorni va sondando i più fidi collaboratori per sentire se considerano Gianni troppo avanti con l' età (ha passato gli 82), e se Salvini potrebbe mai dargli via libera. Qualora Forza Italia battesse la Lega, Berlusconi non si farebbe imporre veti da Salvini, ma certo per Matteo il rospo Letta sarebbe duro da digerire.
Ecco perché, sia pure in subordine agli altri due, sta spuntando in silenzio un terzo candidato premier, che di Silvio sarebbe legale rappresentante in senso tecnico: Niccolò Ghedini, avvocato storico del Cav, sempre più potente nel partito tanto da esserne diventato di fatto il numero due. Anche su Ghedini sono in corso cauti sondaggi. Ricapitolando: l'ex portavoce o l' ex braccio destro. Come ultima carta di riserva, l' avvocato difensore. Di qui non si scappa.
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