DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…
Francesco Specchia per “Libero Quotidiano”
Dio, erano geni allegramente agli antipodi. L’uno, sedicente «carciofino sott’odio» romagnolo, genio poligrafo, borghese figlio di industriale borghese, che s’eccitava a rendere i borghesi stessi carne da cannone. L’altro, intellettuale puro, invaso da inesausto erotismo, siciliano, drammaturgo neoborghese che trattava i borghesi come vapore acqueo sociale.
Fa impressione, di questi tempi, ritrovare due giganti letterari del secolo scorso, insieme, autori della riedizione completa (la prima volta uscì su L’Italiano nel 1941) del Piccolo Dizionario Borghese (Ed. Henry Beyle, pp. 44, collana Diritti, società, frontiere), un gioiello stampato in edizione deluxe, per ora 575 copie tagliate a mano in carta preziosa.
Fa impressione per due fondamentali motivi. Anzi, tre. Primo. Il Piccolo Dizionario è un antidoto d’ironia perpetuo contro il conformismo intellettuale anni 50, applicabile però anche alla società 2.0. Nello stile dell’ottocentesco del Dizionario del diavolo dell’americano Ambrose Bierce, Brancati e Longanesi rendono ogni lemma una feroce critica alle frasi fatte, ai luoghi comuni, alle irritanti svenevolezze della classe emergente del tempo inquartata nei paletot di lana pregiata e adagiata nei salotti verniciati di cultura.
Alcuni esempi: Dio: ci credo a modo mio; Eleganza: ci vuol poco ad essere eleganti quando si hanno i soldi; Morte: non bisogna pensarci (oppure: è una liberazione); Cinematografo: «non è vera arte» (frase ancor più calcata degli antifascisti del dopoguerra, una volta accertato che Mussolini impazziva per il grande schermo); Posizione: «capirà nella mia posizione...».
Pennellate di un’estetica che raggiunge punte di snobismo finanche disarmante, direi. Secondo motivo che rende questo Piccolo Dizionario, questo refolo letterario, godibile e spiazzante: il recupero per le nuove generazioni di due personaggi «contro».
Entrambi, Brancati e Longanesi, furono attratti dalla prima fase del fascismo, entrambi ne uscirono mentre gli altri vi entravano, entrambi divennero eversori dei loro comodi territori di caccia (Brancati smontando i miti della virilità e della sicilianità, Longanesi incrociando i generi, distruggendo sia i bohemien sia l’alta società con la puzza sott’al naso che Leo vedeva ancora più alta dal suo metro e mezzo di puro disprezzo artistico. La libertà inarcata al paradosso. Se mi chiedessero quale artista possa, oggi, assomigliare a Longanesi, onestamente non me ne viene in mente nessuno.
Terzo motivo di goduria: la riproposizione in uno studio legale (lo studio legale La Scala, il cui titolare, Giuseppe, però è un avvocato umanista) - ovvero in uno dei luoghi più letterariamente aridi per natura - di ideali d’alta tradizione, seppur all’apparenza anacronistici. Il senso dell’onore, la dignità della sconfitta, il rispetto dell’avversario e, soprattutto, di se stessi.
Roba che non mi si riattizzava dentro dai tempi in cui leggevo Montanelli. La satira del Piccolo Dizionario è il memento poroso di un mondo migliore. Basta gustarne l’ironia e non renderlo troppo feticcio da bibliofili. «L’intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto...», diceva, appunto, il «carciofino»...
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