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Maria Serena Natale per il "Corriere della Sera"
«Non gli avrò rovinato la vita?» si domanda l'innocente Melissa dall'alto dei suoi 140 caratteri di celebrità . Di sicuro la «vita» di Brian le ha appena assicurato 10 mila nuovi follower e un rimbalzo di visibilità pressoché planetario, mentre lui passerà alla storia come quello che ci ha messo «dieci minuti a capire dove infilare il jack delle cuffie», è partito dopo «soltanto» tre birre e ci ha spudoratamente provato con la brunetta che gli sedeva accanto spiegandole che solo un disegno superiore poteva averli fatti incontrare quel giorno sul volo Los Angeles-New York. La modella Melissa Stetten ascoltava, e twittava.
Se mi twitti ti cancello. Sono bastate venti micro-cronache in diretta del presunto flirt ad alta quota per sconvolgere la quiete ritrovata da Brian Presley, 34enne attore di soap opera dell'Oklahoma sposato e con prole che aveva ottenuto un ruolo da protagonista nel film del 2011 «Touchback», trovato il coraggio di lanciarsi come produttore e (ufficialmente) chiuso con l'alcol.
La categorica smentita affidata da Brian a Facebook non cancella l'impressione del fedifrago matricolato che mente per riflesso condizionato, si sfila la fede dal dito, espone con trasporto il suo credo artistico-spirituale e recita a memoria il copione delle storie finite «perché, sai, eravamo incompatibili».
Soprattutto, solleva un dubbio: non dovremo inventare un nuovo codice per metterci al riparo dagli effetti perversi della sindrome del twittatore compulsivo, difficile da riconoscere a occhio nudo in ogni persona che incontriamo, e rinunciare alla cortesia precisando al primo approccio che non desideriamo comparire online in parole-opere-fotografie? Scenario inquietante in questa fase di passaggio, con social media - Twitter in primis - sempre più presenti e pressanti nel nostro pubblico e privato.
Brian e Melissa si sono incontrati nel punto di dissolvenza tra il non-spazio virtuale e il mondo «molto materiale» dove un gioco fra le nuvole può innescare una reazione a catena e compromettere reputazione, equilibri familiari e faticosi percorsi come la lotta alla dipendenza.
La libertà che percepiamo come assoluta nella nostra vita da avatar e che ci fa giudicare fatti e persone secondo parametri più fluidi, prima o poi entra in conflitto con i vincoli, le aspettative, le sensibilità e i ruoli che ritroviamo al ritorno sulla terra. Quale delle due dimensioni sia più autentica resta un enigma. Di fatto, non sempre quell'istantaneità e assenza di inibizioni che ci dà la carica su Internet regge l'urto del quotidiano. L'estremo sobbalzo di coscienza della 28enne Stetten, «non gli avrò rovinato la vita...».
Ora non lasciamoci prendere dall'ansia, non siamo tutti Brian e Melissa e non pensiamo che ogni cosa detta o fatta debba finire in tempo reale su una piattaforma condivisa da milioni di utenti iper-curiosi e iper-informati. Di certo sono saltate le regole che fino a un passato neanche troppo lontano hanno orientato lo scambio di notizie gestito da professionisti attenti a distinguere tra fonti che accettavano di essere citate e informatori che non volevano/potevano essere identificati.
Non un semplice patto tra gentiluomini, ma un sistema codificato con diritti e doveri previsti anche dalla legge. Le possibilità del mezzo sono infinite, usato con intelligenza critica Twitter è un serbatoio ricchissimo di dati e stimoli che nel campo del Diritto impone un aggiornamento costante degli strumenti normativi. Un canale elastico, manipolabile, non privo di lati oscuri e ambiguità , innegabilmente immediato. Proprio perché il flusso è trasversale e ininterrotto, perché sono cadute le barriere tra chi produce e chi consuma contenuti, diventa più difficile - e urgente - assicurare un livello accettabile di reciproco rispetto e moderazione.
I più liberal confidano nell'autoregolamentazione e nella responsabilità degli utenti. Eppure su Twitter il tasso di irrazionalità è tutt'altro che sotto controllo, lo dimostrano fatti recenti che coinvolgono comunicatori navigati come la neo-première dame di Francia Valérie Trierweiler, giornalista e compagna di François Hollande che in campagna elettorale ha twittato a favore del rivale di Ségolène Royal - ex di Hollande - contraddicendo il presidente e mettendo in questione la sua leadership. Come i rampolli Rothschild-Goldsmith, Kate e Ben, che non si sono risparmiati colpi bassi e hanno divorziato davanti a milioni di follower. Tanto vale sospendere la presunzione d'innocenza e chiarire subito. Ti parlo, ma non twittarmi. Il nuovo tormentone dell'estate?
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