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“SE NON POSSO ESSERE UN GRANDUOMO, ME NE SCOPERÒ UNO” - KATE ZAMBRENO RICORDA IN UN LIBRO LE PAROLE DI VIVIENNE HAIGH-WOOD, LA QUALE SI È PORTATA A LETTO DUE NOBEL PER LA LETTERATURA (FU MOGLIE DI T.S. ELIOT ED EBBE UNA STORIA CON BERTRAND RUSSELL) – NON È CHE MARÍA CASARES OLTRE A CAMUS S’È SDRAIATA PURE HEMINGWAY? E C’E’ UN UOMO CHE È STATO A LETTO CON DUE VINCITRICI? MA IL PANTHEON LETTERARIO CUI FA RIFERIMENTO LA ZAMBRENO È D’UN TEMPO IN CUI GLI UOMINI SCRIVEVANO, E LE DONNE FACEVANO LE MOGLI, QUANDO ESSERE MOGLI ERA UN RUOLO SOCIALE, UN MESTIERE, UN TUTTO - IL LIBRO E LA RECENSIONE DI GUIA SONCINI
Guia Soncini per lastampa.it - Estratti
«C’è qualcuna, prima o dopo di lei, che si sia portata a letto due Nobel per la letteratura?». Se lo chiede Kate Zambreno a proposito di Vivienne Haigh-Wood, la quale fu moglie di T.S. Eliot ed ebbe una storia con Bertrand Russell, il quale dopo aver incontrato la coppia per la prima volta aveva annotato: «Dice che l’ha sposato per stimolarlo, ma non riesce a farlo. Lui ovviamente si è sposato per farsi stimolare».
Nell’edizione italiana di Eroine (la pubblica Nottetempo), la traduttrice Federica Principi sceglie di rendere la frase sulla doppia copula con uso di Nobel usando non «qualcun’altra» ma «qualcun altro». Che non si può dire sia sbagliato (Eroine è scritto in inglese, una lingua in cui «anyone» non ha generi), ma è un tragicomico esempio di attualizzazione ai precetti del presente.
Certo che oggi - che il Nobel pur di premiare una donna premia persino Annie Ernaux - possiamo chiederci se ci sia un uomo che è stato a letto con due vincitrici, ma il pantheon letterario cui fa riferimento la Zambreno è d’un tempo in cui gli uomini scrivevano, e le donne facevano le mogli (il caso della Haigh-Wood, la cui biografia Painted Shadow non è mai stata tradotta in italiano, è tragicamente esemplare).
Per quanto la risposta alla domanda sia uno splendido gioco di società (non è che María Casares oltre a Camus s’è sdraiata pure Hemingway? Pensa cosa potrebbero essere le memorie d’una ragazza del secolo scorso che fosse stata l’amante di Neruda e di Beckett!),
Per le prime decine di pagine ho sbuffato molto: non c’era un nome che non mi aspettassi.
(...) Ci ho messo un po’ a capire che era esattamente il punto: la panchina corta delle donne di riferimento nella letteratura del passato - così corta che devi mettere in lista le mogli, persino quella spostata di Zelda Sayre coniugata Fitzgerald, e farti dispiacere Hemingway per come la maltratta in Festa mobile - è il senso del discorso, è ciò che dovrebbe essere cambiato, e che Zambreno teme non lo sia.
Il parallelismo è tra la sua vita di scrittrice e quella delle donne che dovevano invocare una rendita e una stanza tutta per loro per potersi dare alla scrittura, tra le mogli pazze e lei che percepisce compassione per i tormenti dell’intelletto maschile e sdegno per quelli femminili, tra le mogli che vivevano in tempi in cui era rarissimo che una donna avesse una carriera letteraria, e lei che vive in un tempo i cui i modi sono ancora quelli, e si trasferisce per seguire il marito nel suo lavoro accademico e «qui sono la moglie di. Così mi presenta la gente. Non come una scrittrice. Una moglie».
In Un matrimonio riuscito, Marcella De Marchis Rossellini raccontava il suo esaurimento quando il marito l’aveva lasciata per Ingrid Bergman invocando «le case chiuse anche per le donne, per tutte le abbandonate, le vedove, le zitelle, le separate come me». Però erano gli anni Quaranta del secolo scorso: essere mogli era un ruolo sociale, un mestiere, un tutto. Ancora più negli anni Dieci del secolo scorso, quando Kate attribuisce a Vivienne il pensiero «Se non posso essere un Granduomo, me ne scoperò uno».
Adesso, teoricamente, posso essere io il Nobel, io quella che mantiene la famiglia, io Flaubert. Nei giorni in cui leggo Eroine, il marito d’una mia conoscente, uno che fa lo stesso lavoro della moglie ma lei ha fatto molta più carriera di lui, si prende il soprannome di Louise Colet. Di Colet nessuno ricorda la prosa o la poesia, ma tutte ricordiamo le lettere che le scriveva Flaubert.
Le ricordiamo per frasi come «La letteratura contemporanea annega nel mestruo», che forse sono maschiliste e forse un’autocritica di Madame Bovary. Dice Kate Zambreno che lo squilibrio sta nell’oggetto dell’amore: per Gustave la propria opera, per Louise lui. Dice l’autrice di Eroine che «forse l’obiettivo non è quello di diventare il prossimo Grande Romanziere Americano (Maschio). Tanto probabilmente ci è comunque precluso». Dico io che invece è l’unico obiettivo salvifico: mirare a vincere tre Nobel, invece che a portarsene a letto due.
flaubert difende madame bovary
maria casares
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