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Selvaggia Lucarelli per il “Fatto Quotidiano”
Tra family day e indispensabili visite di Renzi in Ghana, in questi giorni è andata persa una notizia di fondamentale importanza: Tinder, la nota app di incontri, starebbe per aprire una sua succursale in India, visto che secondo studi serissimi da quelle parti si fa swipe circa sette milioni di volte al giorno (fare swipe vuol dire sfogliare le foto di utenti).
La notizia è fondamentale per due ragioni: la prima è che l' India si conferma il paese delle contraddizioni, ovvero otto milioni di bambini non hanno abbastanza da mangiare, sette milioni di adulti hanno abbastanza tempo per cazzeggiare. La seconda apre delle prospettive per la risoluzione definitiva del caso Marò: Federica Mogherini potrebbe matchare il governatore indiano e sperare che li faccia tornare a casa in cambio di un' apericena.
halle berry ha frequentato siti di appuntamenti on lineed sheeran ha il profilo su tinder
L' inarrestabile espansione di Tinder nel mondo non mi stupisce perché mi è capitato di scaricare questa applicazione mesi fa all'estero (a Gerusalemme) e ho scoperto che c'è ovunque un notevole fermento. Ora, immagino di dover spiegare perché a 41 anni suonati e con un figlio mi sia messa su Tinder come una bimbominkia qualunque. È perché sono interessata alla socializzazione, al confronto e allo scambio culturale. Visto che a Gerusalemme è notoriamente complicato confrontarsi con culture e religioni differenti, ho pensato che Tinder potesse darmi una mano.
Se la prima motivazione non vi ha convinti, aggiungo che trovandomi lì da sola e avendo delle amiche premurose che continuavano a scrivermi "Scarica Tinder, così conosci qualcuno! Tanto sei in Israele e Tinder seleziona solo ragazzi nei paraggi, chi vuoi che ti conosca lì?", ho pensato che un Paese straniero fosse il posto giusto per provare l' applicazione senza compromettere la mia reputazione.
Ho scaricato Tinder alle 15:30, alle 15:35 mi sono registrata, alle 15:42 a Gerusalemme vecchia, ho ricevuto il seguente messaggio su whatsapp di un mio amico che vive a Helsinki: "Hey, che ci fai su Tinder?". La notizia che stessi cercando di abbordare un israeliano appetibile compreso nella forbice ebreo ortodosso/Raz Degan era arrivata in Finlandia in sette minuti netti.
ALESSANDRA MENZANI E SELVAGGIA LUCARELLI
Alla mia domanda: "Scusa, io mi trovo a Gerusalemme e ho selezionato 'trova amici in un raggio di 60 km', come fai a vedermi su Tinder a Helsinki?" il mio amico mi ha segnalato la presenza di un suo amico italiano a Tel Aviv il quale mi ha notata su Tinder, mi ha cercata su Facebook e ha visto che io e lui siamo amici. Morale: Tinder funziona meglio dei servizi segreti israeliani. Se siete dell' idea di organizzare una nuova intifada evitate di matchare gente.
A quel punto ho deciso di sfogliare un po' la galleria immagini e di capire se le persone si iscrivano a questa app per fare conoscenza, come dicono quelli in cerca di sesso facile, o per fare nuove amicizie, come dicono quelli in cerca di sesso facile. Mi si sono parate davanti diverse allettanti opzioni: Arik, sulla cinquantina che spinge un tosaerba in Birkenstock, probabilmente per lasciare intuire che possiede casa con giardino annesso e quindi è un buon partito. Shay, foto in tenuta mimetica di fronte a qualcosa che pare un check-point.
Sruly, che brandisce un mitra in compagnia di altri amici in divisa. Tal, su una camionetta militare con altri sei commilitoni che fanno la V di vittoria con le dita. Adyel sorride mentre fa un selfie davanti allo specchio del bagno che pare una sputacchiera. Mi domando se sia Tinder o il sito arruolamento militare israeliano.
Comincio a matchare quelli che mi sembrano gli elementi maschili più idonei al dialogo e a uno scambio culturale, ovvero quelli più fighi. In qualche minuto mi contatta un tizio che pare Ryan Gosling bello.
Mi scrive in alfabeto israeliano. Rispondo nell'inglese di Renzi. Lui replica in israeliano. Io rilancio con un emoticon. Lui con tre punti esclamativi. Realizzo che l' impossibilità di dialogo tra ebrei e palestinesi è nulla in confronto a quello tra me e questo tizio e mollo il colpo con dolore. Mi scrive un altro tipo piacente che però è a Tel Aviv. Parla inglese. Mi domanda come mai sia in Israele. Cosa faccia in Italia. Deduco che sia interessato a conoscere, interagire, fare nuove amicizie. Mi propone di raggiungermi a Gerusalemme. Gli scrivo: "Drink tonight?". "No, i want sex!".
Roba che nelle intercettazioni tra Silvio e Nicole Minetti c' era più poesia. Poi arriva Arik che mi chiede se mi interessi l' arte contemporanea. Deduco che sia interessato a un confronto su arte e elementi figurativi.
Allora gli scrivo: "Drink tonight?". "No, i want sex!".
padri pronti ad incontrare donne su tinder
E così via. Vi giuro che nelle 12 ore successive ho matchato tutti i maschi etero, i liberi professionisti circoncisi e non e l'intero esercito israeliano a disposizione su Tinder. E non ce n' era uno che non mirasse alla terra promessa.
Alla vigilia dello shabbat ho disinstallato Tinder e ho fatto una cosa di rottura: sono scesa nel bar dell' hotel. Dopo pochi minuti un tizio mi si è avvicinato e mi ha chiesto "May I offer you a drink?". Certo, voleva trombare come gli altri. Ma almeno, senza Tinder, l'ho costretto a spendere 20 dollari di Champagne, prima di chiedermelo.
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