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Lorenzo Longhitano per www.lastampa.it
Dall’avvento di Facebook il concetto di privacy individuale ha subito uno stravolgimento epocale: abituati a condividere molteplici aspetti della vita privata, in molti hanno perso il controllo su parte delle informazioni che li riguardano senza neppure rendersene del tutto conto. A tentare di correggere questo errore di prospettiva potrebbe bastare una visita su Stalkscan (https://stalkscan.com/ ) , uno strumento dal nome inquietante ma appropriato, che si rifornisce alla fonte del social network più usato al mondo per trovare brandelli di dati lasciati erroneamente incustoditi da chi li ha generati.
Sviluppato dal ricercatore belga Inti De Ceukelaire per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, più precisamente Stalkscan è un sito web che si aggancia al motore di ricerca interno a Facebook, Graph Search, per rastrellare tutti i post, le foto, i tag e le informazioni che possono sfuggire anche al più accorto difensore della propria privacy. Basta inserire nell’apposita casella l’URL del profilo desiderato per avere accesso a tutti i dati che l’utente da seguire - non necessariamente nella lista degli amici - ha lasciato pubblici o a disposizione delle cerchie in comune.
Video risalenti al decennio scorso e caduti nel dimenticatoio, ma rimasti alla mercé della Rete per colpa di un’impostazione errata nella privacy della bacheca; luoghi frequentati o recensiti ed eventi in calendario; foto scattate dagli amici, nascoste dal diario ma senza aver rimosso il relativo tag; commenti lasciati sulle bacheche o sulle foto altrui e perfino like distribuiti su bacheche, pagine e album altrui nel corso di un’intera esistenza digitale: sono solo alcune delle informazioni che seminiamo sul terreno semi pubblico di Facebook senza rendercene conto, e che Stalkscan è in grado di organizzare all’interno di un’interfaccia completa e semplice da utilizzare.
Il sito permette di effettuare ricerche estremamente precise, ad esempio per finestra cronologica o per età, sesso e categorie delle persone coinvolte (amici degli amici, familiari, colleghi, eccetera). Nonostante questo, non è un vero e proprio strumento da hacker: non forza alcun tipo di accesso al social network, né ruba contenuti cui non dovremmo avere accesso.
Anzi: le informazioni che visualizza sono già disponibili partendo dal nostro profilo — sono semplicemente difficili da trovare, ma visibili per incuranza, distrazione o disattenzione da parte dei legittimi proprietari. Le pagine dei completi sconosciuti offrono dunque meno dati, così come quelle di chi è in grado di padroneggiare alla perfezione le proprie impostazioni.
Non passerà molto tempo prima che la società di Zuckerberg sospenda l’accesso di Stalkscan alla propria piattaforma per violazione dei termini del servizio e il sito diventi così inutilizzabile; non è neppure la prima volta che Graph Search viene messo sotto accusa per la facilità con la quale permette di aggregare informazioni di questo genere. Poco conta: il sito creato da De Ceukelaire dimostra con grande semplicità e forza che bastano le giuste competenze e un po’ di pazienza per estrarre dai profili meno blindati dettagli estremamente specifici, e che parte delle informazioni che produciamo sul social network non è sotto il nostro diretto controllo.
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