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La licenza del club “Madame Jojo’s” è stata revocata, una sventura per i suoi frequentatori e in generale per gli amanti di Soho, quartiere che sta perdendo il suo fascino frizzante. Le lunghe file ormai sono fuori i “tapas bar” e non fuori i locali che promettono di infrangere le convenzioni.
Nei Sessanta c’era uno strip club chiamato “Doll’s House” e Soho era il luogo dove i sogni dei ragazzi diventavano realtà, caldamente sconsigliato da genitori e professori. Gli studenti, appena girato l’angolo, infilavano la divisa nella borsa e giocavano a fare gli adulti. Il “Doll’s House” li faceva entrare, spesso facendo lo sconto comitiva. Più tardi esplose il “Marquee Club”, dove suonavano Jimi Hendrix e Procol Harum e la birra scorreva a fiumi. Soho significava vino, donne e canzoni, era commerciale ma non commercializzato, era il proibito a portata di mano. Gli anni Settanta sono considerati il nadir dei tempi moderni, i vecchi strip club già battevano in ritirata, ma la zona era ancora un soprabito di tanti colori.
A Meard Street c’era il “Golden Girls Club”, oggi lì si vendono hamburger. Un tempo esisteva il “Colony Room”, bar per perdigiorno che vendeva bibite non concesse altrove e dove si incontravano artisti famosi e non. Soho era il posto dove i mondani e i noti potevano mischiarsi liberamente. Il fattore comune era la ricerca del piacere. Continuò a fiorire negli Ottanta, col movimento New Romantics, le serate al “Blitz” o al “Gaz’s Rockin’ Blues”, discoteca non-stop che mandava ska, reggae, soul e classici rhythm & blues. Il “Revuebar” di Paul Raymond mostrava i corpi di belle ragazze a un pubblico avido, era lo strip club più famoso del circondario. Per un periodo, nei Sessanta, Raymond fu anche proprietario del “Madame Jojo’s”, paradiso del burlesque.
Da quegli anni d’oro, Soho ha subito un lento declino. I locali hanno chiuso, sono spariti, spesso a causa dell’aumento dei prezzi degli immobili. Il “Marquee Club” se ne è andato, il tempio del jazz “Ronnie Scott’s”, che non è mai stato un posto economico, viene riconcepito e ora vi si mangia cibo costosissimo. Quel che resta dello spirito di Soho, si è trasferito a sud e a est di Londra, dove gli affitti sono accessibili e le persone non hanno ancora etichettato i locali come centri depravati del vizio. Soho è perita sotto due forze distruttive: la ricerca di profitto dei proprietari degli immobili e l’imperativo a gentrificare.
Soho era il rifugio sicuro degli outsider, dove le persone non solo osavano essere diverse, ma venivano incoraggiate ad esserlo. Oggi la moda è l’omogeneità. Tutto deve essere uguale. Gli affitti aumentano, i locali devono costare molto, essere all’altezza dei nuovi abitanti, e lo spettacolo offerto è di natura prevedibile. Soho è un altro centro di eccellenza per svuotare i portafogli.
Una sera al “Madame Jojo’s” non era mai un successo garantito, ma di sicuro faceva alzare il sopracciglio e metteva di buon umore. Il locale è durato 50 anni, aveva la licenza per restare aperto sette giorni a settimana fino alle tre di mattina. La violenza non era di casa, ma Westminster ha risposto con un atto definitivo all’incidente isolato che ha coinvolto i buttafuori e un cliente. Succede dall’alba dei nightclub eppure stavolta si sono presi provvedimenti. E’ stato un pretesto: se guardiamo al modo in cui sta cambiando la zona, ci rendiamo conto che nessuno vuole tra i piedi gente che beve fino a tardi. Vogliono che Soho sia un luogo per famiglie, per lo shopping, per il teatro. Qui ora i bar chiudono alle 23, e per mezzanotte sei a casa.
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