sonia bergamasco

“IL TEATRO MI HA SALVATO LA VITA DOPO LA MORTE DI MIO PADRE” - SONIA BERGAMASCO, UNA VITA IN SCENA - IL “BRUSCO” STREHLER, IL "GHIGNO POCO RASSICURANTE" DI CARMELO BENE, IL "COLPO DI FULMINE" CON GIFUNI ("NON È OBBLIGATORIO ANDARE SEMPRE D’ACCORDO, SI PUÒ ANCHE LITIGARE IN MANIERA CREATIVA", MA CHE VOR DI'?), LA "SFIDA" CON ZALONE E L’AMICIZIA CON GIULIANA SGRENA CHE HA INTERPRETATO NE “IL NIBBIO”: “MI HA DETTO CHE È MORTA DUE VOLTE: QUANDO È STATA RAPITA E QUANDO POI È STATO UCCISO NICOLA CALIPARI, L’UOMO CHE L’AVEVA LIBERATA” – "C’È LA NECESSITÀ DI METTERE IN CIRCOLAZIONE STORIE NUOVE, NON SOLO PER LE GIOVANI E BELLOCCE, O MAGARI TUTTE RIFATTE DALLA CHIRURGIA PLASTICA...” – LIBRO + VIDEO

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Valeria Costantini per corriere.it - Estratti

 

Dal pianoforte al palcoscenico, dal Conservatorio Giuseppe Verdi al Piccolo Teatro Studio. Da pianista ad attrice. Un cambio di passo per Sonia Bergamasco, ormai protagonista di teatro, cinema e serie tv.

sonia bergamasco (3)

 

«Un cambio di passo non eccessivo, perché suonare e recitare hanno molto in comune — sottolinea —. Quando avevo 18 anni, mi ero da poco diplomata al Conservatorio e avvenne un fatto doloroso: la morte di mio padre, una scarica elettrica che mi ha scaraventato nella prova della vita.

 

In quel momento ho sentito di dover cercare un’altra strada, e la musica poteva essere una chiave magica per accedere alla recitazione. Ovviamente conoscevo Giorgio Strehler di fama, ma non avevo alcuna frequentazione teatrale. Lessi per caso un bando della Scuola di teatro del Piccolo di Milano, la mia città. Decisi di iscrivermi per tentare il provino, un’avventura totalmente nuova, senza dire niente a nessuno in famiglia».

 

Perché?

«Perché dopo il grave lutto subito, cercavo un mio snodo esistenziale, qualcosa di intimo, che mi risuonava dentro all’animo. Così, ho provato: ha contato molto l’istinto, il sapersi ascoltare e riconoscere non razionalmente ma impulsivamente cosa può essere bene per te in un determinato momento. Certo, si può sbagliare, non posseggo doti magiche: mi sono buttata in piscina senza saper nuotare...».

sonia bergamasco cover

Provino superato...

«Ricordo con nostalgia il maestro: i suoi capelli bianchi, la sua voce chioccia, la sua eleganza. Quei tre anni del corso mi hanno dato la possibilità di confrontarmi con coetanei e soprattutto con dei professionisti che parlavano con noi allievi come fossimo dei colleghi. Può sembrare una frase a effetto, ma il teatro mi ha salvato la vita...».

 

In che senso?

«Probabilmente non sarei morta senza teatro, ma mi ha dato la luce che cercavo e che magari, per una serie di circostanze, non sarei riuscita a trovare, così come perdere un treno, un’occasione risolutoria. Il nostro mestiere ci dà la possibilità di avere uno specchio quotidiano. Adesso non lo uso per guardarmi le rughe che aumentano, ma per indagare nel mio intimo, andando a scovare in fondo sempre il meglio. E di Strehler, oltre ai suoi insegnamenti, una sorta di addestramento militare alla rappresentazione, ho un ricordo personale bellissimo».

 

Ce lo racconti.

emanuela fanelli sonia bergamasco giulia steigerwalt monica guerritore roberto zaccaria (2)

«Non era un tipo di molti complimenti, a volte piuttosto brusco, irruento ma, quando avevo concluso la scuola, mi sono azzardata a chiedergli se potevo fare due serate di concerti, utilizzando proprio il Teatro Studio: me lo concesse... un gesto straordinario di generosità da parte sua, che dimostrava affetto nei confronti di una allieva. E poi si sa che il maestro amava molto la musica, era un cultore».

 

Un altro tipo non facile era Carmelo Bene, da cui è stata spesso diretta: racconta il suo rapporto con lui nel suo libro «Un corpo per tutti» (editore Gli Struzzi).

«Carmelo! Un altro maestro geniale. Con un ghigno poco rassicurante sulle sue labbra, mi diceva: devi riuscire a essere insostituibile! Tradotto più semplicemente, questo imperativo significava: devi avere il coraggio di mostrarti, di mostrare il tuo mondo, il tuo modo, che è solo tuo e non somiglia a quello di nessun altro».

 

sonia bergamasco

E in teatro ha incontrato un altro personaggio: l’uomo più importante della sua vita, con cui è sposata da venticinque anni, l’attore-regista Fabrizio Gifuni.

«Tra noi un colpo di fulmine... (ride) Ci siamo conosciuti recitando nella “Trilogia della villeggiatura” di Carlo Goldoni con la regia di Massimo Castri. Io impersonavo Giacinta, Fabrizio era Guglielmo. Ed è cominciata subito la nostra storia».

 

 

(...) Ma non è obbligatorio andare sempre d’accordo, si può anche litigare in maniera creativa, l’importante è non perdersi di vista, non dare niente per scontato».

Consigli, suggerimenti reciproci? Critiche costruttive tra voi?

«Di sicuro, negli anni, abbiamo imparato ad ascoltarci di più, per scoprire le nostre rispettive fragilità, le sofferenze e pure le cose belle. Il lavoro non è stato un ostacolo, non ci ha messo l’uno di fronte all’altro, bensì l’uno con l’altro».

Madre e attrice: come si è organizzata?

«Quando le figlie erano appena nate, ho rinunciato al teatro, perché con le varie tournée mi avrebbe allontanato da loro e non sopportavo l’idea di non essere presente. Quindi, in quei periodi, ho accettato più che altro impegni televisivi, più stanziali. Comunque, con Fabrizio ci siamo sempre divisi i compiti: un padre molto presente».

Si sente più a suo agio in palcoscenico o sul set di un film?

«Sono attività complementari, pur nella profonda diversità. Il lavoro dell’interprete sul set è parte di un lungo processo, che solo al montaggio troverà la sua forma definitiva. In teatro, il pubblico cambia ogni sera, assiste a un organismo vitale e fallibile, vive nel corpo dell’attore attraverso un processo di identificazione. Ho desiderato il cinema che non è arrivato presto, lo sentivo un po’ distante dalla mia formazione attoriale, forse faticoso perché non era la mia prima casa. Poi, avendo avuto la possibilità di farlo, sento che lo amo molto».

sonia bergamasco il nibbio

 

 

Proprio al cinema, il film «Il nibbio», dove lei ha interpretato il ruolo di Giuliana Sgrena, affiancando Claudio Santamaria in quello di Nicola Calipari, ha recentemente ricevuto il Globo d’oro per il miglior film.

«Giuliana ha dedicato la vita alla condizione delle donne nelle zone dove vengono depresse, schiavizzate, umiliate. Ho avuto la fortuna di conoscerla, di entrare in un rapporto di vera amicizia: è una persona generosa, aperta, disponibilissima e... sofferente. La terribile vicenda che ha vissuto, una delle storie più spaventose e violente degli ultimi anni, l’ha segnata per la vita e ce l’ha scritta negli occhi. Mi ha detto che è morta due volte: quando è stata rapita e quando poi è stato ucciso l’uomo che l’aveva liberata».

 

 

Non solo ruoli drammatici, si è misurata anche con quelli comici..

sonia bergamasco il nibbio

«Sì, le cose sono cambiate, per me, quando ho cominciato a prendermi un po’ meno sul serio. Quando Riccardo Milani mi propose di partecipare alla serie tv “Tutti pazzi per amore”, d’istinto gli risposi di no, non mi sentivo adatta al ruolo, ma il regista non si è arresto e, dopo varie insistenze, ho accettato di impersonare l’”antipatica” Lea: Riccardo è stato il primo a intercettare in me le corde comiche.

 

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E poi mi ha voluto Checco Zalone nel film “Quo vado?”, un’altra bella prova, una sfida, direi, dove faccio la cattiva dottoressa Sironi, e poi la svampita radical chic Luce in “Come un gatto in tangenziale”. Nel passaggio dal drammatico al comico, un punto di riferimento per me è stata Monica Vitti: è stata capace di interpretare la commedia umana, dove si ride e si piange».

 

Tuttavia, ancora oggi, ci sono meno ruoli da protagonista per le attrici, rispetto a quelli per i colleghi attori.

«È vero, non c’è ancora parità, ma si comincia a muovere qualcosa, una capacità di reazione più decisa e si avverte la necessità di far scrivere e mettere in circolazione storie nuove, non solo per le giovani e bellocce, o magari tutte rifatte dalla chirurgia plastica nell’inutile intento di fermare il tempo che scorre. Oggi anche le settantenni possono e devono essere raccontate così come sono nel proprio corpo. E mi pare che, finalmente, esista la possibilità, sia pure con enorme fatica, di riuscire a rompere questo tetto di cristallo».

CARMELO BENE FOTO DI CLAUDIO ABATEsonia bergamasco (2)sonia bergamasco luca zingarettisonia bergamasco gianmarco tognazzi massimo ghini i cassamortari sonia bergamasco foto di baccosonia bergamascocarmelo bene foto di massimo capodannosonia bergamascosonia bergamasco montalbano sonia bergamascosonia bergamascosonia bergamasco bitte, keine, reklame sonia bergamasco foto di baccosonia bergamasco la meglio gioventu 2sonia bergamasco franco battiato sonia bergamasco livia in montalbanosonia bergamascosonia bergamasco claudio santamaria anna ferzetti alessandro tondasonia bergamasco la meglio gioventusonia bergamasco la meglio gioventu sonia bergamascosonia bergamasco claudio santamaria anna ferzettisonia bergamasco sonia bergamasco il nibbiosonia bergamasco (2)sonia bergamasco