DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Mattia Feltri per “la Stampa”
Non lo sapevano, Paolo Sorrentino e l'intervistatore, che proprio in quel momento il gran cinema della vita gli scorreva sotto gli occhi. Erano nello studio dell' abitazione di Sorrentino, piazza Vittorio, Roma, la bellezza arrivava da due grandi finestre ad arco, il verde delle cime degli alberi e, sopra, i tetti dei palazzi umbertini e sopra ancora il blu del cielo - il mondo di sopra visto da sopra - e sotto, nel brulicare di borghesia e fittissima immigrazione, nell' affaccendarsi e nel bivaccare, un uomo completamente nudo attraversava la piazza.
il set di loro di paolo sorrentino foto enzo russo 1
Quello che è eccesso nei film non è mai eccesso nella vita, sarebbe stato un buon punto di partenza nell' ombelico delle contraddizioni che è piazza Vittorio. «La amo molto, mi ricorda Napoli. In altri quartieri la vita mi pare più attutita, qui sale sino alla dignità delle cronache per stupri e rapine, purtroppo. Ma non mi dà mai la percezione del pericolo».
Con «Loro» considera chiuso un ciclo del suo cinema. Pensando a Olmi, che raccontò gli ultimi e il passaggio dal mondo contadino a quello del terziario, questa piazza e la rivoluzione tecnologica non le danno uno spunto?
il set di loro di paolo sorrentino foto enzo russo 8
«Ci rifletto sempre. Olmi era un gigante, un giorno mi disse tu e io siamo amici non perché frequentiamo lo stesso bar, ma perché ci stimiamo. Non lo dimenticherò mai. Quando raccontò quella transizione nel Posto si sapeva da dove si veniva e dove si andava. Ma ora? Abbiamo una vaga idea di dove questa rivoluzione ci condurrà? Mi piacerebbe fare film anticipatori, ma non so vedere il futuro. Comincio a interessarmi delle cose quando non interessano più gli altri. Provo a chiudere il cerchio. Ecco perché il film su Berlusconi».
loro berlusconi e il bunga bunga by paolo sorrentino
Chi ha cercato di intrappolare Berlusconi in un film o in un libro ne è sempre rimasto intrappolato.
«Ero cosciente del pericolo e ho cercato di scamparlo raccontando non Berlusconi, ma un mondo intero attraverso angolature, frammenti. Non la verità, che non esiste, ma un punto di vista. È un grave errore valutare Loro a seconda se si trovi o no conferma dell' idea che si ha di Berlusconi. Non è interessante la condanna o l' idolatria di Berlusconi, ma la sua inesauribile energia.
loro berlusconi by paolo sorrentino
Alla fine del film dice a Mike Bongiorno: tu hai ricordi, io ho progetti. Per me i progetti sono sfiancanti, per lui sono il tambureggiante modo di non abdicare. Ha ottant' anni, mille vite dietro, mille guai davanti, ma gli ostacoli sono la sua benzina. Magnifico. Avrei potuto girare un film su Gianni Agnelli, l' avrei aperto con lui che si butta dall' elicottero con gli sci. L' ha fatto davvero, perché era animato da una vitalità infaticabile, dall' idea, a me così oscura, che la vita non debba finire mai».
Infatti ogni fotogramma dei suoi film contiene il disastro di un momento che non torna più.
loro il bunga bunga by paolo sorrentino
«È questo forse il motivo per cui il film non piace ai maschi di mezza età. So che l' inizio del film è insistente sul sesso, privato non dico di amore, ma persino di eros, moralmente riprovevole ma inconsciamente attrattivo. I maschi di mezza età sono intrappolati fra il super io che gli dice che quello è un dramma e l' inconscio che gli dice vorrei essere là. L' enigma del rapporto fra i sessi - banale ed enorme - lo aveva già raccontato in modo impareggiabile Fellini. L' arrembante ricerca della salvezza».
E forse nemmeno Veronica Lario è simile, con tutti quegli Adelphi a cercare il miraggio di una diversità.
loro napolitano by paolo sorrentino
«Non so, non conosco abbastanza Veronica, ma è vero che - assecondando un luogo comune - a sinistra spesso "quello che devo fare" prende il sopravvento su "fare quello che mi piace". A un certo punto mi ero messo a leggere Saramago o Canetti perché pareva non si potesse vivere senza, e li leggevo anche se mi annoiavano.
Si diventa noiosi a sé e agli altri. Invece a destra ci si diverte, e si sposta la responsabilità più in là. Berlusconi non risolveva i problemi, spiegava come li avrebbe risolti. Sto schematizzando, ma ricordo i socialisti del debito pubblico, spostavano la responsabilità sulle generazioni successive, e avevano l' aria di divertirsi molto».
loro veronica lario by paolo sorrentino
La corte, Craxi un po' meno.
«Ho visto di recente la deposizione di Craxi al processo Cusani, davanti al pm Di Pietro, e mi sono detto: che uomo di grande rilevanza. Da ragazzo lo odiavo. Ma ero un ragazzo, sciocco come spesso sanno essere i ragazzi».
I suoi film sono quasi senza trama, o almeno è sommersa da immagini e musica, da una sequenza di quadri che colgono il sentimento.
«Spero sia davvero così. Vorrei tanto. Cerco di lavorare per immagini, trarre la sintesi. La grande trama è nei film d' amore, che non so fare: la tachicardia, la telefonata che non arriva. La perfezione dei romanzi Harmony. Anche se i film di trama mi piacciono, che so, Sesto senso , ma in due ore li dimentico. Il mio desiderio è l' immagine che arriva poi, che resta dentro, girare film che piacciano durante la visione, ma soprattutto dopo».
La sua immagine è sentimento, mai emozione.
«Anche qui, ci provo. È una differenza importante. L' emozione è brusca, il sentimento richiede elaborazione. In questo un maestro era Kieslowski, un genio totale. Nei suoi film ogni tanto compariva dal nulla una vecchina curva che buttava la spazzatura, e muoveva sentimento puro. Però in Kieslowski c' è anche la trama, questo fa di lui uno di un' altra categoria.
Poi il sentimento bisogna saperlo cogliere perché dà un' altra visione, una giusta attenuante a tutti. Ecco perché scelgo attori intelligenti e non solo talentuosi. Un film è un lavoro collettivo e l' attore deve essere uno sceneggiatore aggiunto. Una volta Sean Penn mi mostrò la camminata dei ricchi che si vergognano di essere ricchi. Io mai ci avevo pensato. È una camminata che esiste, era sublime. Il talento di Sean fu di riprodurla, l' intelligenza di averci pensato».
Lei frequenta i social?
«Poco e da lontano. Ci vedo invidia e frustrazione e un inesausto meccanismo di illusione/disillusione che porta alla ricerca dell' uomo risolutivo. Mi pare interessante che sappiano maneggiare questi strumenti comunicativi i partiti di successo, come lo era Berlusconi quando lo strumento comunicativo era suo, la tv, e lo era la sinistra quando dominava case editrici e università, e andava la parola scritta, complessa. Oggi mi è sembrato notevole il piccolo colpo di genio su Instagram di Elisa Isoardi che posta la foto di sé mentre stira la camicia di Salvini. Un' immagine nel suo genere potente».
Che opinione ha di Salvini e Di Maio?
«Nessuna perché sono ritardato mentalmente. Sulle cose arrivo sempre dopo. Non li ho ancora capiti e invidio, senza ironia, chi dice che uno dei due è il miglior politico degli ultimi venti anni. Rimango stupito da intuiti così poderosi. C' è sempre qualcuno che ha capito meglio, e ti spiega il mondo».
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