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“LE SALE SONO IN CRISI. PROPRIO PER QUESTO, BISOGNA FARE FILM PER IL CINEMA. SARA’ QUESTA LA MIA PROSSIMA SFIDA” – PAOLO SORRENTINO: “NON AVVERTO LA NECESSITÀ DI GIRARE FILM SULL'ATTUALITÀ. COME MOLTI ALTRI AUTORI LAVORO SU CIÒ CHE È GIÀ STORICIZZATO NON CREDO CHE I REGISTI SIANO PARTICOLARMENTE UTILI NEL MOMENTO IN CUI, AD ESEMPIO, UNA GUERRA È IN ATTO”

Da la Stampa

 

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Nel mondo del cinema il tema del giorno risuona in ogni angolo del globo. E ieri all'apertura del Festival international du film di Marrakesh, Paolo Sorrentino, presidente di giuria, affronta di petto il tema della contrapposizione tra film e serie, cinema e piattaforme: «Stiamo assistendo alla crisi del cinema in sala e secondo me, proprio per questo, bisogna fare film per il cinema, sarà questa la mia prossima sfida. Non ho assolutamente niente contro le piattaforme, ho vissuto esperienze meravigliose, sia girando serie e sia dirigendo per Netflix, È stata la mano di Dio, ma oggi in Italia stiamo perdendo un sacco di sale e, in generale, dopo la pandemia, credo che stiamo vivendo una fase difficile, di confusione, anche per quello che riguarda il cinema».

 

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L'attualità potrebbe produrre ispirazione: «Come essere umano - dichiara Sorrentino - sento il dovere di prendere posizione sui fatti della politica e del sociale e come tale anche di soffrirne. Ma non sono un giornalista o un saggista, e in quanto regista non avverto la necessità di girare film sull'attualità. Come molti altri autori lavoro su ciò che è già storicizzato. Detto ciò, penso sia giustissimo prendere partito e dichiarare le proprie posizioni, ma in questo campo mi sento impotente, non lavoro su questo tipo di materiale».

 

Per queste ragioni Sorrentino ritiene che «sia meglio fare film dopo che le cose sono successe e non prima, non credo che i registi siano particolarmente utili nel momento in cui una guerra è in atto». Sorrentino è chiamato a giudicarecon gli altri membri (Susanne Bier, Oscar Isaac, Vanessa Kirby, Diane Kruger, Justin Kurzel, Nadine Labaki, Laila Marrakchi, Tahar Rahim) opere prime e seconde: «Sono felice di avere l'occasione di scoprire quale potrebbe essere il cinema del futuro, sarò un presidente molto democratico, per niente severo, un membro della giuria come tutti gli altri». Quanto al metro di giudizio, Sorrentino è molto chiaro: «Mi interessano i film non vecchi, senza ideologie, senza messaggi, con nuove idee».

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