DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Egizia Fiaschetti per il Corriere della Sera
Dopo il lancio della candidatura al teatro Brancaccio, martedì il segretario regionale dei dem, Bruno Astorre, proporrà in direzione Alessio D’Amato per la sfida elettorale nel Lazio. Mercoledì l’incontro con le forze ecologiste e progressiste per valutare se vi siano ancora le condizioni per l’alleanza.
La scelta del Nazareno di convergere con il Terzo polo, smarcandosi dalla posizione trattativista dell’ex governatore Nicola Zingaretti, ha scatenato i malumori della sinistra sia per il metodo, «una forzatura», sia per l’inconciliabilità di vedute sul termovalorizzatore. «Si fanno dettare la linea da Calenda - osserva Angelo Bonelli (Alleanza Verdi-Sinistra) - che, dopo aver fatto saltare la coalizione alle politiche consegnando il Paese alla destra, viene a dare lo stesso contributo da demolition man anche nel Lazio. Non ho niente contro D’Amato, lo stimo, ma penso che dovrebbe avere un sussulto...».
Scetticismo e amarezza per quella che si prospetta come una «partita a perdere» anche tra gli esponenti locali di Sinistra civica ecologista, che auspicano «una riflessione profonda» nella consapevolezza che la deflagrazione del «campo largo» non può che giovare agli avversari: «Con questi numeri il centrodestra può candidare chi vuole».
Nel frattempo, mentre non si è ancora sciolto il nodo delle primarie, ieri circolava l’ipotesi di un ticket tra D’Amato e Marta Bonafoni, ex capogruppo della lista Zingaretti e fondatrice della rete «Pop-idee in movimento», forse come segnale distensivo nei confronti dei partiti contrari all’inceneritore e rimasti spiazzati dalla decisione dei vertici di fare asse con il Terzo polo. Un’altra possibile lettura è che la carta Bonafoni, già in campo quando si ragionava ancora di primarie, sia riemersa per riproporre le consultazioni tra gli elettori dem che, a questo punto, suonerebbero come il redde rationem .
Tra i pochi punti fermi, lo strappo con il M5S: «Il termovalorizzatore non è nel programma della Regione - insiste Astorre - , altrimenti non si comprende come avremmo potuto governare insieme per due anni e mezzo... È la favola del lupo e dell’agnello, un errore culturale di Giuseppe Conte che rompendo con il Pd nel Lazio pensa di guadagnare consensi a livello nazionale... La storia di FdI, che è sempre stato all’opposizione per poi andare al voto con il centrodestra unito, dimostra il contrario». I Cinquestelle, dal canto loro, non hanno gradito il silenzio dei dem dopo la conferenza stampa in cui l’avvocato di Volturara Appula ribadiva il «no» all’inceneritore: «In campagna elettorale come faremmo a spiegare i distinguo tra Regione, Comune, poteri commissariali?».
Nel centrodestra si consolida l’ipotesi di candidare il presidente della Croce rossa, Francesco Rocca , sebbene di fronte a un avversario indebolito dalle frizioni interne e dalla lite con i pentastellati potrebbe trovare spazio l’opzione Fabio Rampelli.
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