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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
INCOGNITO MICA TANTO – SPERAVATE DI POTER STARE TRANQUILLI E PROTETTI MENTRE NAVIGATE IN INCOGNITO SU SITARELLI ZOZZONI? EH NO, MAMMA GOOGLE VI VEDE, E VI SUCCHIA DATI ANCHE QUANDO NON VOLETE – UN GIUDICE FEDERALE DELLA CALIFORNIA HA RESPINTO LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PRESENTATA DALL’AZIENDA PER UN CLASS ACTION PORTATA AVANTI DA UN GRUPPO DI UTENTI CHE CHIEDONO 5 MILIARDI DI RISARCIMENTO DANNI..
Gabriele Porro per www.wired.it
Un giudice federale della California ha respinto la richiesta d’archiviazione presentata da Google per una causa intentatagli da una class action, che lo accusa di monitoraggio delle attività online degli utenti che navigano in modalità Incognito su Google Chrome, il browser della casa.
A giugno dell’anno scorso un gruppo di utenti si è unito in un’azione legale collettiva affermando che, anche quando il monitoraggio delle attività online era disattivato – la caratteristica principale della modalità Incognito – Google Chrome avrebbe comunque archiviato le loro informazioni personali. Secondo Reuters questa causa in corso potrebbe costare a Google almeno 5 miliardi di dollari di risarcimento danni, cioè 5mila dollari per utente.
La difesa legale con cui Google ha tentato invano di far archiviare la causa era stato spiegato dal colosso del web col fatto che navigare in incognito non vuol dire essere invisibili sul web, e che le attività dell’utente durante tale sessione potrebbero comunque essere visibili ai siti web visitati e ai servizi di analisi o pubblicità di terze parti utilizzato da quei siti.
“Contestiamo fortemente queste affermazioni e ci difenderemo con forza. La modalità di navigazione in incognito in Chrome offre la possibilità di navigare su internet senza che la propria attività venga salvata sul proprio browser o dispositivo.
Come affermiamo chiaramente ogni volta che viene aperta una nuova scheda di navigazione in incognito, i siti web potrebbero essere in grado di raccogliere informazioni sull’attività di navigazione durante la sessione”, ha spiegato in questo senso un portavoce di Big G presentando la richiesta d’archiviazione.
Purtroppo per Google, nonostante le spiegazioni fornite, la giudice federale Lucy Koh della corte distrettuale di San Jose ha respinto la sua richiesta affermando che la società “non ha informato gli utenti che Google si impegna nella presunta raccolta di dati mentre l’utente è in modalità di navigazione privata”. Ora Mountain View andrà a processo, con risultati tutti da immaginare.
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