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“’LO SQUALO’ È STATA UN’ESPERIENZA TRAUMATICA, PER ANNI HO AVUTO INCUBI E ATTACCHI PANICO” – STEVEN SPIELBERG RACCONTA LA COMPLICATISSIMA LAVORAZIONE DEL SUO FILM-CULT, CHE QUEST’ANNO COMPIE 50 ANNI: “PENSAVO CHE SAREBBE STATA UNA SCONFITTA. QUANDO PARLAVO CON LA TROUPE DELLA POSSIBILITÀ DI ESSERE LICENZIATO OPPURE DEL FATTO CHE IL SET POTESSE ESSERE CHIUSO, TUTTI APPARIVANO MOLTO CONTENTI. VOLEVANO TORNARE A CASA” – IL MALTEMPO CHE HA MESSO A REPENTAGLIO LE RIPRESE, I PROBLEMI TECNICI DELLO SQUALO MECCANICO, I TEMPI DI REALIZZAZIONE FISSATI DALLA UNIVERSAL E L’ODIO PER I PESCECANI SCATENATO DALLA PELLICOLA… - VIDE
Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “la Stampa”
Un'unica pinna che fende la superficie del mare, due note, Mi-Fa, suonate a ritmo alternato, tre uomini in barca, uno squalo chiamato Bruce, costruito in poliuretano, lungo 24 piedi, pesante una tonnellata e mezzo, costato, nella prima versione, 150mila dollari, e poi replicato, fino ad acquistare tratti e capacità del pesce più celebre della storia del cinema:
«È stata un'esperienza traumatica - ha confessato Steven Spielberg parlando della lavorazione dello Squalo- sicuramente la più complicata della mia carriera, per anni ho avuto incubi e attacchi panico. Mentre giravo ho cominciato a pensare che la mia sarebbe stata una grande sconfitta, come Waterloo per Napoleone…Ogni volta che parlavo con la troupe della possibilità di essere licenziato oppure del fatto che il set potesse essere chiuso, tutti apparivano molto contenti. Volevano tornare a casa. Non ho mai pensato di gettare la spugna, ma ho vissuto momenti veramente disperati».
Il dietro le quinte di uno dei maggiori incassi di tutti tempi (all'epoca, 470 milioni di dollari) , quest'anno giunto al cinquantesimo anniversario, contiene le storie avventurose dei grandi set, i problemi, i contrasti, le interruzioni dovute a questioni tecniche. […]
Dal giorno in cui il pescecane ha spalancato le sue fauci, al largo di Martha's Vineyard […] tra venti impetuosi ed enormi cavalloni che resero impossibile il rispetto dei tempi di realizzazione fissati dalla Universal, la paura in acqua ha avuto un solo nome, un solo riferimento, un solo capostipite. Merito anche di quell'innocuo Bruce meccanico che, proprio perché così complicato da gestire, fece, alla fine, un numero limitato di apparizioni sul grande schermo. […]
Insomma, prima di apparire in tutta la sua potenza terrorizzante su centinaia di schermi Usa, inaugurando la tradizione dei blockbuster estivi, si fece desiderare, e questo aumentò l'effetto della performance, potenziando l'onda di spavento inestinguibile verso l'intera specie marina, un effetto di cui Spielberg si è perfino pentito:
«Una delle cose che ancora oggi temo – ha spiegato – non è essere mangiato da uno squalo, ma che gli squali siano in qualche modo arrabbiati con me, per la frenesia dei pescatori nei loro confronti, scatenata dopo l'uscita della pellicola. Lo dico con profonda onestà, mi pento davvero per la decimazione degli squali negli oceani a causa del mio film e del libro di Peter Benchley da cui è tratto».
[…] Nella messa in scena, che rimanda ovviamente a Moby Dick, ogni interprete ha il suo carico di timori e responsabilità, dal capo della polizia locale Martin Brody (Roy Scheider) affetto da timore irrazionale dell'acqua, allo scienziato oceanologo Hooper, interpretato da Richard Dreyfuss che, anni dopo, dirà: «La prima volta che ho visto Lo squalo, mi sono dimenticato di averci recitato, davvero. E mi sono spaventato come tutti gli altri».
A 50 anni di distanza, nel documentario di Laurent Bouzereau (disponibile su Disney Plus) Jaws@50: The Definitive Inside Story, le molteplici letture di quello che fu definito capolavoro involontario, sono indagate a fondo, anche attraverso interviste a colleghi di Spielberg, come James Cameron. Si va dalle interpretazioni freudiane in cui lo squalo rappresenta l'inconscio, a quelle politiche, dove ha molta importanza la provenienza sociale dei tre uomini che fronteggiano la bestia, fino ad arrivare alla supposizione che il pesce assetato di sangue possa essere metafora del consumismo. E intanto la caccia continua, nell'infinita serie di sequel, imitazioni, ripetizioni.
steven spielberg lo squalo 3
steven spielberg lo squalo
steven spielberg lo squalo 1
Lo squalo
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