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“PER I GIORNALI DOVEVAMO ESSERE 15 E INVECE…” – TOMMASO PARADISO DEI “THEGIORNALISTI” SI SCAGLIA CONTRO I CRITICI (MONINA IN TESTA) DAL PALCO DEL CIRCO MASSIMO E SUI SOCIAL: “ERAVAMO 45MILA ANIME ANCHE SE MOLTI HANNO SPERATO E SCRITTO FINO ALL’ULTIMO CHE SAREBBE STATO UN FLOP. CHE POI DETTO TRA NOI…MA STICAZZI”  - “PRIMA DI SCRIVERE QUESTI ARTICOLI SAREBBE IL CASO DI MENZIONARE CHE…” - LA BAND SMENTISCE VOCI DI CRISI - VIDEO

Francesco Persili per Dagospia

tommaso paradiso thegiornalisti al circo massimo

“Per i giornali dovevamo essere 15 e invece…”. Tommaso Paradiso si gode il Circo Massimo in “Love” per i Thegiornalisti e dal palco alza la voce contro i critici che avevano parlato di una partecipazione di pubblico largamente inferiore alle attese degli organizzatori. “Meglio non parlarne, godiamoci ‘sto cazzo de flop”. Poi sui social si toglie “qualche sassolino” che si portava dietro “da tutta l’estate”: “Ieri eravamo 45mila anime anche se molti hanno sperato (e scritto) fino all’ultimo che sarebbe stato un flop. Che poi detto tra noi…ma sticazzi”. E ancora: “Che poi quando scrivete questi articoli sarebbe il caso di menzionare che prima di questa data ci sono stati solo a Roma sei palazzi dello Sport (sold out). Ma basta con ‘ste stronzate. Passiamo al cuore immenso, alle lacrime, alla magia e alla follia di ieri sera…”

 

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Le polemiche che hanno preceduto la festa di chiusura del tour “Love” hanno lasciato il segno. Le voci di crisi all’interno della band e di un imminente scioglimento (smentite dai diretti interessati), le tensioni che hanno preceduto il live, il confronto inevitabile con gli artisti che hanno calcato il palco del Circo Massimo (e con Ultimo che viaggia verso il sold-out per il concerto del 2020) hanno sovraccaricato di veleni e elettricità la vigilia.

 

I Thegiornalisti non saranno i Rolling Stones, Tommaso Paradiso non sarà Springsteen, Roger Waters e nemmeno Antonello Venditti ma scodella un racconto generazionale che viaggia leggero tra “la strada e le stelle”, “tette sudate e mani sul culo”, amore e cazzeggio, irriducibili malinconie e un solido immaginario ’80-‘90 (“Fantozzi e Bud Spencer, Verdone e De Sica, Tarantino e le sette stelle di Okuto”). Occhiali da sole che faticano a schermare le emozioni e la voglia di fare bella figura “nel salotto di casa”, "Tommy Paradise" scioglie la tensione con l'applauso al termine del duetto con Franco 126, “il più grande autore che abbiamo in questo momento in Italia”: “Roma ci dà ancora delle soddisfazioni”.

 

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Non è Vasco ma prova lo stesso a elemosinare qualche reggiseno tra le sue groupies, non è un intrattenitore ma si diverte a portare in scena l’atmosfera scanzonata che accompagna le cene (e le dirette social) con il suo amico Pierluigi Pardo ad iniziare dal tormentone “Qualità”. Il concerto alterna momenti intimisti e cantautorali (“Proteggi questo tuo ragazzo”) ai ritornelli più radiofonici che i pischelli intonano a ugola spiegata. Immancabili Calcutta e poi Elisa che fa ballare anche i pali con Takagi e Ketra sulle note di “Da Sola/In The Night”. In quella che Tommaso Paradiso ha definito “la notte più bella della sua vita” non poteva mancare Luca Carboni, “padre dell’it-pop”. Insieme cantano “Luca lo stesso”, brano che porta anche la firma del frontman dei “Thegiornalisti. Ma forse con Elisa e Luca Carboni si poteva azzardare un set di canzoni più ricco. Sarà per il prossimo concerto. Se di Tommaso Paradiso o ancora dei Thegiornalisti, si vedrà.

 

 

I THEGIORNALISTI PREPARANO UN FLOP PERFETTO

Michele Monina per linkiesta.it

 

MICHELE MONINA

Circa nove anni fa ho accettato la proposta del mio amico Simone di partecipare a una partita di calcio in un campo regolamentare, undici contro undici. Arrivavo da anni di saltuarie partite a calcetto, me ne sono reso al primo tentativo di discesa sulla fascia, conclusosi con dolori lancinanti alla milza e totale assenza di fiato. Tutto molto imbarazzante. Ma mai quanto lo è stato il provare un colpo che, in gioventù, tante soddisfazioni mi ha dato. Sono ambidestro, con una certa predilezione per il sinistro. Un mio grande classico è stato per anni il tiro da fuori area di sinistro, a rientrare, indirizzato all'incrocio opposto.

 

Questo ho provato a fare circa un paio di metri fuori dell'area di rigore, verso l'angolo a sinistra. Ho provato a fare un tiro mirando all'incrocio più lontano, contando su un effetto che un tempo mi riusciva piuttosto bene. Ho prima scartato l'avversario, fingendo un tiro di destro e mettendolo a sedere, mi sono sistemato la palla sul sinistro e, complice una breve rincorsa, ho scaricato quella che nella mia testa era la bomba destinata a far gonfiare la porta.

 

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Tutto molto bello, nella mia testa. Nei fatti è successo che ho caricato il tiro, l'ho fatto e la palla non è neanche arrivata all'altezza del dischetto. Un tiro loffio di quelli che, fossimo stati in una puntata di Paperissima, avrebbero accompagnato con un suono di tromba che stona. La palla lì a rimbalzare lentamente, lo stopper che, ridacchiando, la faceva propria e la rilanciava verso la nostra metà campo con molta più virulenza di quanta io fossi riuscito a esprimere. Pensavo di sfoggiare un numero da fuoriclasse, segnare un goal da antologia, mentre ho rimediato quella che, tecnicamente, è stata una clamorosa figura di merda, il più classico esempio di “passo più lungo della gamba”.

 

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Ecco, oggi parliamo di un passo più lungo della gamba. Di un tiro che nelle intenzioni vorrebbe essere una bomba sparata a rientrare nell'incrocio lontano, da fuori area, ma che nei fatti si dimostra una micetta che neanche arriva al dischetto, in pasto a uno stopper che la natura neanche ha dotato di quella che dovrebbe essere cattiveria naturale.

 

Parliamo del concerto che i Thegiornalisti hanno organizzato per il 7 settembre al Circo Massimo, concerto intitolato non troppo fantasiosamente Love al Massimo, essendo Love il titolo dell'ultima fatica di studio della band di Tommaso Paradiso e gli altri due tizi di cui si ignorano nomi e fattezze e il Circo Massimo la location scelta per l'occasione.

 

Ultima tappa di un tour di grande successo, i comunicati parlano di tutti sold out e di oltre duecentocinquantamila spettatori paganti, figlio di un paio d'anni incredibili che ha visto la band di Tommaso Paradiso e gli altri due tizi di cui si ignorano nomi e fattezze sfornare singoli su singoli e, soprattutto, incontrare un successo mainstream davvero inspiegabile, sulla carta e anche non sulla carta. Un concerto, quello chiamato Love al Massimo, che vedrà Tommaso Paradiso e gli altri due tizi etc etc salire sul medesimo palco anche parecchi ospiti illustri, tutti in qualche modo legati a Paradiso stesso, Calcutta, Luca Carboni, Elisa, Takagi e Ketra, Franco 126, Dardust.

 

Insomma, un grande show a coronamento di un grande tour e di un grande periodo. Solo che, veniamo alle dolenti note, come se non fossero già abbastanza dolenti le note che Tommaso Paradiso e... va beh, ci siamo capiti, già emettono nell'aria di loro, il concerto al Circo Massimo, chiamato Love al Massimo, non è esattamente quel che si potrebbe definire un successone.

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Cioè, sei la band del momento, quella che tra Riccione, Felicità puttana, Maradona y Pelè e Dio volendo non ricordo quanti altri singoli, si è imposta come una delle realtà più di successo del momento, hai fatto tutte date dichiarate sold out, hai fatto staccare duecentocinquantamila biglietti, decidi di chiudere con un mega evento al Circo Massimo, location importante che ha visto salire sul palco gente come Roger Waters, i Rolling Stones, Paul McCartney, Bruce Springsteen, Laura Pausini (no, scherzavo, Laura Pausini ha suonato in un angoletto del Circo Massimo, di fronte a quindicimila paganti, come se uno dicesse di aver fatto un concerto a Piazza Duomo e ha suonato nelle aiuole dove ci sono le tanto vituperate palme, per capirsi).

 

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Insomma, un posto importante, con una capienza importante, importantissima, con i picchi dell'oltre mezzo milione che ascoltarono Venditti quando la Roma vinse lo scudetto, certo inarrivabili, ma anche coi sessantamila di Springsteen, per Mc Cartney, i cinquantamila per Roger Waters, gli oltre settantamila per i Rolling Stones.

 

Insomma, decidi di fare i conti con un posto importante, vuoi fare il cazzone e sparare una bordata a rientrare di sinistro da fuori area. Solo che hai fatto i conti senza l'oste, che nello specifico non è l'incedere implacabile del tempo, come nel mio caso in quella benedetta partita di calcio a Loreto, ma il fatto che non sei Paul Mc Cartney, non sei i Rolling Stones, non sei Bruce Springsteen e non sei manco Roger Waters.

 

Seppur lo copi in tutte le salse, poi, non sei manco vagamente Antonello Venditti, sei Tommaso Paradiso e la tua band, quella che condividi coi due tizi di cui sopra, che non riesce a portare in quel posto più di 30 mila persone. Come dire che di quello spazio enorme verrà occupata una porzione piuttosto piccola. Certo, sei di Roma, e il Circo Massimo è il Circo Massimo, anche se tifi Lazio e il ricordo di Venditti e del mezzo milione di persone non deve farti neanche troppo piacere, ma magari sarebbe stato più saggio optare per un posto un po' meno ampio, da riempire più facilmente e meglio.

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Invece niente, siamo ancora lì, dopo tanti anni, tanti successi per me inspiegabili, tanti singoli piazzati, tanti biglietti strappati, nonostante Maradona y Pelè, nonostante i tanti ospiti, nonostante il battage pubblicitario anche stavolta tocca dirlo: completamente sold out stocazzo. Tommà, mi regali sempre grandi soddisfazioni, ma la prossima volta passa al centravanti, più giovane e più allenato, capace che almeno lui lo specchio della porta lo becca.

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