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Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera"
Giovanni Moretti detto Nanni è anche un grande regista di se stesso, maestro di etica e umoralità , umanamente impossibile. Ma ieri a Hollywood Party su Radiotre, ai microfoni di Alberto Crespi e Enrico Magrelli, era a suo agio, amabile. Legge le recensioni romanesche stralunate ma lucidissime di Johnny Palomba, fa i suoi quiz cinefili: «Dovete indovinare i cinque film che ho visto negli ultimi sette giorni: piacevole, orrendo, visto con rispettosa freddezza, occasione sprecata e non avevo voglia di vederlo ma mi ha sorpreso».
Nanni l'attore, il produttore, il distributore. à lui a portare nelle sale Cesare deve morire, il film dei fratelli Taviani che ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino. E l'anno prima aveva ancora visto giusto, distribuendo Una separazione di Farhadi, Orso vincente alla Berlinale: «Il film dei Taviani l'avevano visto in molti prima di me, dicevano bello ma invendibile. Invece se è bello uno deve obbligarsi a farlo uscire. Ci sono persone, di ogni età e ceto sociale, che non vanno in sala perché scaricano illegalmente da Internet; una cosa che non ha giustificazione». Un giudizio sugli Oscar: The Artist con Dujardin è sopravvalutato.
Cannes domina l'incontro. Nanni andrà a presiedere la giuria. Un festival che gli ha dato molto. La prima volta nel 1977 come attore in Padre padrone dei Taviani: «Non ho mai voluto fare solo l'interprete. Fin dall'inizio sapevo di dare l'impressione di una persona confusa e velleitaria, sentivo di voler fare anche il regista. A Cannes non sono mai andato da spettatore (a differenza di Venezia dove chiunque può entrare ovunque). Da giurato riuscii a far premiare Il sapore della ciliegia di Kiarostami.
Non fu facile per niente. La maggioranza, capitanata da Mike Leigh che non era simpaticissimo, era per L'anguilla di Imamura. Riuscii a convincere quattro giurati su nove, alla fine ci fu l'ex aequo. Dopo due ore di discussione e litigi dissi: vado in bagno. Un giurato: vai, così assegniamo tutti gli altri premi. Non ne potevano più. Invece mi aspettarono. Lo sbaglio è di cercare l'unanimità , con cui si premiano i film di mezzo. A Cannes discuteremo molto. Non è come a Venezia, dove tutti sanno prima qualsiasi premio. Stampa e pubblico ai festival non sono così importanti per la giuria».
Nel 2001 vinse la Palma d'oro per La stanza del figlio: «Nell'atrio incontro uno con un ciuffo bianco. Era David Lynch che gareggiava con Mulholland Drive: "Un giorno o l'altro io ti ammazzerò", mi disse. "Ma io non so quale premio ho vinto". "Non importa - ribatté - ti ammazzerò lo stesso». Nel 1994 vinse come regista di Caro Diario, film per cui ci fu una contesa per la colonna sonora come Nanni rivela rileggendo il diario delle riprese. Wim Mertens non era entrato nello spirito del film.
«Gli dovemmo pagare il compenso di 50 mila dollari e la penale di 10 mila dollari. All'ultimo mi rivolsi, imbarazzato, a Nicola Piovani».
Si parla dei temi a lui cari nei film, la scuola, i pranzi in famiglia, i dolci, lo sport. Palombella rossa, la pallanuoto come metafora politica. «Uscì in Germania e andò malissimo. Il distributore mi disse: "Da noi questo titolo non vuole dire niente, l'ho cambiato in Pallanuoto e comunismo". Le cose meno popolari al mondo. Lo sport? Ai Mondiali del '90 alle partite dell'Italia andavo al cinema. Ricordo al Fiammetta un film tedesco: Tre donne, il sesso e Platone». Ecco, questo è l'autoritratto perfetto di Nanni Moretti.
NANNI MORETTI E CHIARA PALMIERI DA VANITY FAIR ALBERTO BARBERA NANNI MORETTI NANNI MORETTI DOPO LA SPESA ALLA COOP CON CHIARA PALMIERI DA VANITY FAIR DAVID LYNCH, KATY PERRY E RUSSELL BRANDIL CAST DI THE ARTIST jpegOSCAR IL REGISTA DI THE ARTIST MICHEL HAZANAVICIUCON CON L'ATTRICE BERENICE BEJO
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