DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1- UNITI IN FABRICA CALTAGIRONE
Camilla Conti per L'Espresso - Lontano dagli occhi ma non dal cuore e, soprattutto, dagli affari. Francesco Gaetano Caltagirone ha lasciato il consiglio di amministrazione e la vicepresidenza del Monte dei Paschi ma non ha detto addio a Siena. E non solo perché rimane ancora con un piede nel capitale di Rocca Salimbeni con circa l'1 per cento. Nonostante il cda del Monte scada fra due mesi, l'ingegnere romano non ha voluto lasciare vuoto il suo posto che il 9 febbraio è stato occupato da un suo manager di fiducia, Mario Delfini.
Presidente della Vianini e consigliere in oltre trenta società della galassia Caltagirone, Delfini siede al fianco di Massimiliano Capece Minutolo in rappresentanza del gruppo di costruzioni. Il presidio, dunque, resta. Anche perché con Mps l'ingegnere continuerà a condividere il business del mattone in Fabrica Immobiliare Sgr, la joint venture partita nel 2005 che al momento detiene in portafoglio 9 fondi immobiliari e gestisce circa 2,5 miliardi di attività .
L'ultimo colpo è stato messo a segno qualche settimana fa nel centro di Milano dove Fabrica ha comprato un palazzo di 20 mila metri quadrati (oggi interamente affittato a Telecom Italia) per 45,4 milioni di euro. Per Caltagirone Siena è lontano dagli occhi ma non lontano dal cuore e, soprattutto, dagli affari.
2- CANDIDATI E VECCHIE RUGGINI: PROFUMO-MANCUSO
L.P. per L'Espresso - Il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, si è trovato in un bell'impiccio. Come regista ombra del salvataggio della Fondazione che controlla il Monte dei Paschi, gli erano arrivati sul tavolo due nomi. Il primo è quello di Alessandro Profumo, papabile per la carica di presidente della banca. L'altro è quello di Salvatore Mancuso, che con il suo fondo lussemburghese Equinox è stato fra i primi a offrirsi per comprare le azioni Mps che la Fondazione ha messo in vendita.
I due, tuttavia, hanno vissuto in passato parecchi alti e bassi dei loro rapporti. Il momento più buio è stato il Natale del 2007. Dopo la fusione di Capitalia in Unicredit, dove Profumo era amministratore delegato, Mancuso si era ritrovato nel duplice incarico di consigliere della banca milanese e di presidente della controllata Banco di Sicilia.
Per rimettere in ordine il Banco, Profumo aveva inviato a Palermo un nuovo capo del personale. Che non era stato ben accolto. Durante gli auguri natalizi con i dirigenti, Mancuso raccontava di averlo salutato così: "Fino a quando ci sarò io, lei qui potrà fare solo il turista". Poche settimane dopo il capo di Equinox aveva firmato la resa, dimettendosi dal Banco e da Unicredit. Vecchie ruggini che ora hanno costretto Ceccuzzi ad allargare la rosa dei candidati sia per la presidenza sia per l'azionariato del Monte, nel tentativo di evitare incroci pericolosi.
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