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Stefano Della Casa per “la Stampa”
Il cinema italiano è difficilmente raccontabile nelle storie del cinema tradizionali. E questo per un motivo molto semplice: non è mai stato un' industria razionale, programmata, pianificata. La maggior parte dei film italiani, commerciali o autoriali che siano, nascono per coincidenze, per occasioni produttive che vanno prese al volo. Non sono progettati a tavolino, seguendo un business plan accuratamente ragionato; il più delle volte nascono sui tavoli di una trattoria, per combinazioni che si verificano in quel momento e solo in quel momento.
Per un pugno di dollari, uno dei più grandi successi di tutti i tempi, è nato per recuperare i soldi spesi per i costumi di un altro film, I soliti ignoti perché c'era una scenografia che andava utilizzata ancora una volta prima di essere smontata; ma anche Roma città aperta è venuto alla luce perché un signore innamorato di Anna Magnani mise a disposizione di Rossellini la cifra necessaria per terminare il film che era destinato a diventare incompiuto per sempre.
i western di enzo g castellari
Ogni volta che qualche protagonista di Cinecittà (noto o meno noto, non fa differenza) racconta i suoi ricordi, si scoprono retroscena al tempo stesso gustosi per chi ama i racconti e interessanti per chi vuole studiare il nostro cinema. E ogni volta le storie del cinema accademiche ne escono con le ossa rotte, le letture teoriche mostrano la loro totale inadeguatezza: del resto, è mai successo che un artigiano abbia pianificato il suo lavoro per un lungo periodo?
Enzo G Castellari si è finalmente deciso a raccontare la storia sua e della sua famiglia.
Lo ha fatto dopo che Quentin Tarantino lo ha più volte ringraziato pubblicamente per i suoi film (uno dei quali, Quel maledetto treno blindato , è alla base dell' eccezionale Bastardi senza gloria). E lo ha fatto con un racconto semplice, lineare, divertito e proprio per questo molto istruttivo.
enzo g castellari e quentin tarantino
Castellari il cinema lo frequenta fin dall' infanzia. Suo padre è Marino Girolami, cento regie all' attivo e innumerevoli partecipazioni a film commerciali ma anche alle commedie di Anna Magnani, ai lavori colti di Mario Soldati e a quelli divertiti di Alessandro Blasetti. Suo zio è Romolo Guerrieri, e tutti sanno che Tarantino ha nel suo ufficio un poster gigante di Il dolce corpo di Deborah , giallo sexy diretto proprio da Guerrieri.
Suo fratello è Enio Girolami, un bel ragazzo che negli anni Cinquanta e Sessanta era uno dei fusti più noti del nostro cinema insieme ai poveri ma belli Renato Salvatori e Maurizio Arena. Ridendo e scherzando Castellari ci racconta il dietro le quinte di quasi trecento film, con passaggi assolutamente esilaranti e considerazioni mai banali.
enzo g castellari e fabio testi
Castellari è stato a sua volta un aiuto regista molto richiesto, ha poi potuto esordire grazie al boom dei western e da quel momento a sua volta ha diretto un centinaio di film. Ne ha fatti tanti con Franco Nero (il suo Keoma è considerato uno dei più bei western mai realizzati), qualcuno con Bud Spencer, Vittorio De Sica, Giancarlo Giannini. In televisione, oltre al detective Extralarge dio Spencer, ha proposto il ritorno di Kabir Bedi nei panni di Sandokan. Ha girato in tutto il mondo, nel deserto del Sahara, nel Bronx, nell' estremo oriente.
il dito medio di enzo g castellari
E ci restituisce con un racconto pieno di ritmo tutte le emozioni di questo lavoro così amato: e si capisce che è proprio questa straordinaria energia ad aver affascinato Quentin Tarantino, uno che a sua volta di energia ne ha davvero tanta da vendere. E l' orgoglio con cui rievoca quando girava Il cacciatore di squali spendendo un trentesimo di quanto era costato Lo squalo di Spielberg (ma incassando quasi quanto lui) è paragonabile all' orgoglio che aveva Davide quando sfidava Golia; e non si può non tifare per lui quando rievoca i momenti in cui lui stesso si sostituiva agli stuntmen che si rifiutavano di girare scene pericolose.
Il bianco spara! , insomma, è una sorta di divertente controstoria del cinema in Italia. A partire dal titolo, che non evoca le sparatorie così frequenti nei suoi film bensì lo stupore di Castellari che da ragazzo andava sul set dei film diretti dal padre e notava che tutti avevano le camicie gialle. Non era una scelta estetica: se fossero state bianche, la fotografia senza colori ne avrebbe patito perché, come è noto, il bianco spara se viene ripreso mentre il giallo, lavorando con sagacia sull' otturatore, ha come resa un bianco migliore. Piccoli grandi trucchi per un piccolo grande artigianato.
ENZO G CASTELLARI FOTO ANDREA ARRIGA enzo g castellari enzo g castellari enzo g castellari
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