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Marco Giusti per Dagospia
Lo hanno visto salire sul ponte sospeso di San Pedro a Los Angeles e buttarsi di sotto. La polizia ha trovato una lettera di addio e il suo Toyota nero ben parcheggiato. Non poteva che morire cosi', con uno spettacolare suicidio (apparente?) da film, Tony Scott, 68 anni, il regista di action movie per eccellenza degli anni â80 e â90.
Una serie di successi incredibili di cassetta come "Top Gun", "Giorni di fuoco", Man on Fire", "L'ultimo boy scout", "Allarme rosso", che dimostrarono che il suo non era solo il talento di un inglese colto e raffinato (aveva studiato al Royal Collage of Arts) precipitato tra i cafoni di Hollywood, ma un vero e proprio stile da autore.
Il primo a riconoscerlo fu un giovane Tarantino che, dopo avergli scritto in segreto molte battute di "Allarme rosso", affido' alla regia di Tony uno dei suoi copioni più' belli, "True Romance", e ne venne fuori un gran film. "No more Tony Scott movies", scrive triste Ron Howard su Twitter. "Era un uomo adorabile che mi ha protetto e mi ha fatto crescere come un padre" dichiara Duncan Jones, giovane regista di "Moon" e figlio del David Bowie vampiro di uno dei più celebri film di Tony, "Miriam si sveglia a mezzanotte", che lo impose all'attenzione mondiale dopo aver diretto centinaia di spot miliardari.
Fratello del più celebrato Sir Ridley, col quale era rimasto da sempre legatissimo e condivideva una casa di produzione, la Scott Free, ricco e affermato, Tony viveva da anni a Los Angeles. Tre mogli, l'ultima, Donna Scott, un'attrice, sposata nel â94, gli aveva dato due gemelli, e una furiosa storia d'amore con Brigitte Nielsen sul set di "Un piedipiatti a Beverly Hills 2".
I suoi ultimi film, da "Deja vu" al curioso "Domino", da "Pelham 1 2 3" a "Unstoppable", quasi tutti interpretati da Denzel Washington, non erano stati forse i grandi successi sperati e l'arrivo di nuovi e più aggressivi registi a Hollywood avevano un po' invecchiato Tony Scott, che spesso peccava di eccessivo e inutile virtuosismo di riprese e di montaggio.
Ma la sua attivita' di produttore assieme al fratello andava avanti benissimo, come dimostra il recente "Prometheus" e i tanti progetti in cantiere. Possibile che sia stata la depressione, il non vedersi più in cima ai box office internazionali, la causa del suicidio plateale di Tony Scott. Ma c'e' anche chi sospetta dei servizi segreti, come nei suoi film di spionaggio...Certo che se si e' ucciso per depressione da insuccessi Tony Scott, non si sa cosa dovrebbero fare tanti registi italiani...
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