riccardo muti beatrice venezi

SULLO SCANDALO VENEZI, SEMPRE ZITTI E...MUTI! ENNESIMA INTERVISTA A RICCARDO MUTI CHE CIANCIA DI PAPI, MUSICA SACRA, DEL VA’ PENSIERO "CHE VIENE URLATO E INVECE ANDREBBE RESO SOTTOVOCE". MA SUL CASO VENEZI-LA FENICE, CHE STA INFIAMMANDO IL MONDO DELLA MUSICA COLTA, ANCHE IN QUESTA INTERVISTA NON VIENE POSTA ALCUNA DOMANDA. COME MAI? - IL MAESTRO SARA’ OGGI IN VATICANO PER IL CONCERTO DI NATALE DAVANTI A LEONE XIV DAL QUALE RICEVERÀ IL PREMIO RATZINGER... 

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Gregorio Moppi per “la Repubblica” - Estratti

 

Credo. Ma non nel Cristo biondo, in veste bianca, che pregavo quando ero bambino. Ora, a 84 anni, credo piuttosto che in noi ci sia un'energia cosmica, spirituale, che pervade ogni entità naturale: piante, animali, esseri umani. 

 

riccardo muti

Un'energia che noi chiamiamo Dio, ma a cui nelle diverse culture si danno nomi differenti». Da cattolico credente e praticante Riccardo Muti si appresta a dirigere il concerto di Natale in Vaticano davanti a Leone XIV, da cui riceverà il Premio Ratzinger attribuito ogni anno a personalità eminenti nel campo della cultura e dell'arte. 

 

Appuntamento oggi alle 18 nell'Aula Paolo VI (diretta su Rai 2), insieme ai suoi ragazzi dell'orchestra Cherubini e al coro della Cattedrale di Siena, per la Messa per l'Incoronazione di Carlo X composta nel 1825 da Luigi Cherubini, autore che a Muti è caro. 

«Mi appello da anni alle istituzioni affinché i suoi resti vengano traslati da Parigi, in cui ha abitato gran parte della vita, nella sua Firenze, dove avrebbe desiderato esser sepolto. In Santa Croce c'è un monumento funebre che l'aspetta». 

 

Maestro, cosa dirà a Leone XIV? 

«Al Papa agostiniano di Chicago mi presenterò anche come direttore musicale emerito della Chicago Symphony, e magari parleremo di questa città in gran fibrillazione. 

Penso poi che ci troveremo in consonanza sulla frase di Sant'Agostino cantare amantis est, cantare è proprio di chi ama». 

 

Un motto che l'estate scorsa ha segnato il Ravenna Festival. 

«Abbiamo compiuto un esperimento di "chiamata alle arti" dall'esito strepitoso, riuscendo ad accogliere da tutta Italia più di tremila coristi desiderosi di riunirsi in un unico, grande coro.

riccardo muti - concerto di natale in senato

 

Quando il primo giorno ho visto quanta gente c'era, non sapevo come lavorare con loro: possibile congiungere in un'unica voce tante persone che portavano, ciascuna, le proprie tradizioni popolari, le proprie radici territoriali, dal Trentino alla Sicilia? 

Intonare il Va' pensiero è stata la soluzione. Ho chiesto che non fosse urlato ma, secondo la volontà di Verdi, reso sottovoce, grave». 

 

Al Papa farà ascoltare una messa composta per un sovrano della Restaurazione. Una partitura reazionaria? 

«Questa musica non lo è affatto. Lo stesso vale per il Cherubini che dirigerò la settimana prossima a Firenze: il Requiem in do minore scritto in epoca post-napoleonica per commemorare la decapitazione di Luigi XVI. Entrambe partiture belle e difficili.

 

L'equivalente, in musica, del neoclassicismo di Canova, in cui il fuoco brucia nel marmo. Al Papa ho voluto proporre la Messa per Carlo X per la limpida adesione delle linee melodiche al senso del testo. Il che mi fa dire che Cherubini fosse intimamente credente. Prendiamo la pagina d'apertura, il Kyrie eleison, Signore pietà: la parola "Signore" è pronunciata piano, ma su "pietà" c'è un gran crescendo, come una supplica piena di speranza. Gli ascoltatori di oggi vi sentiranno un'invocazione per un futuro di pace». 

riccardo muti sergio mattarella - concerto di natale in senato

 

La musica sacra è un atto di fede? 

«Attraverso la musica si capisce, sebbene non sia possibile dimostrarlo scientificamente, che esiste un'essenza metafisica che pervade l'individuo e l'universo. 

Qualcosa che ci rende diversi da semplici aggregati chimico-fisici di materia. E la musica sacra ci connette a tale essenza spirituale, a quell'Amore che permette alla natura e alla vita di fiorire. 

 

Intonando Signore pietà ci rivolgiamo a chi ha permesso che esista tutto questo, di cui siamo parte immortale. Credo che dopo la morte la nostra energia si riunirà all'energia dell'universo. Certo non concepisco un paradiso di prati verdi o un inferno di fiamme, anche perché spesso il vero inferno è la vita terrena». 

 

Prevost è il quinto pontefice che lei incontra. Con Bergoglio ha già raccontato di non esservi intesi. Gli altri? 

giorgia meloni riccardo muti

«Il primo è stato Paolo VI. Il Conservatorio di Milano, a colui che era stato l'arcivescovo della città, inviò in Vaticano orchestra e coro per rendergli omaggio, con me, giovanissimo, sul podio. Per Giovanni Paolo II ho diretto diverse volte. Nel 1983, da poco ero alla Scala, venne in teatro. Al termine salì sul palcoscenico per tenere il suo discorso accanto ai musicisti. Il rapporto più intenso l'ho avuto con Benedetto XVI». 

 

Cosa vi univa? 

«Amava la musica, suonava. E lo ammiravo come teologo per la capacità di esprimere con chiarezza e semplicità concetti profondi. Nel 2011 mi fu chiesto di scrivere l'introduzione al suo volume su canto e musica Lodate Dio con arte, e da Papa emerito volle incontrarmi di nuovo perché aveva letto il mio libro L'infinito tra le note. 

Salutandomi dopo un'ora di colloquio, disse "lasciamolo riposare in pace il povero Mozart", un monito verso le regie provocatorie che ne stravolgono le opere». 

RICCARDO MUTI LUCIANO PAVAROTTI RICCARDO MUTI LUCIANO PAVAROTTI riccardo mutiriccardo mutiriccardo mutichiara e riccardo muti

BEATRICE VENEZIBeatrice Venezi al Teatro Colon di Buenos Aires