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Francesco Cordella per “Di Più”
Quando ho saputo che la “suocera” del presidente del Consiglio è Ewa Aulin, una delle attrici che io ho lanciato, mi sono sorpreso. Da tanto, tanto tempo non sentivo parlare di lei. Ewa era piena di sensualità e in un certo senso fu lei a spingermi a esplorare l’erotismo nei
miei film».?Queste sono le parole del regista Tinto Brass, il maestro dell’eros, quando mi accoglie a casa sua per parlare di un risvolto della vita del nostro capo del governo, Giuseppe Conte.?
Ma prima di iniziare il racconto, colto da entusiasmo, osservando una foto in bianco e nero di Ewa Aulin attrice, Brass mi dice: «Sì, sì, Ewa Aulin, la “suocera” del premier Giuseppe Conte; aveva solo diciassette anni quando la conobbi e la diressi in un mio film. La sua bellezza altezzosa nascondeva una grande sensualità che io cercai di tirare fuori il più possibile. Girai una scena di una doccia in cui Ewa è quasi del tutto senza veli. Quando le chiesi di spogliarsi non ebbe alcun problema, mi guardò con quel suo visino dolce, e anche un po’ birichino, e si tolse i vestiti cogliendo l’atmosfera».
Il nostro premier, dunque, dopo il divorzio dalla madre di suo figlio, da tempo e legato sentimentalmente a Olivia Paladino, che ha trentotto anni, quindici meno di lui. Bionda, affascinante, la compagna di Conte e manager nell’albergo della sua famiglia, lo storico hotel Plaza di Roma, di cui e proprietario suo padre, l’imprenditore Cesare Paladino. Sua mamma, invece, dalla quale ha ereditato la bellezza, e un nome che evoca subito il mondo del cinema: Ewa Aulin.
Gia, la “suocera” del presidente del Consiglio e proprio l’attrice svedese che si impose nel cinema degli anni Sessanta e Settanta, con il fascino inquieto da Lolita e la sua bellezza nordica, algida ed elegante. Dopo avere debuttato in Don Giovanni in Sicilia del regista Alberto Lattuada, al fianco di Lando Buzzanca, nello stesso anno, il 1967, incontro Tinto Brass, che le diede la parte di protagonista del suo film Col cuore in gola, accanto al divo francese Jean-Louis Trintignant.
In seguito recito in film internazionali come Candy e il suo pazzo mondo, nel 1968, con Marlon Brando e Richard Burton; o Fate la rivoluzione senza di noi, nel 1970, con Donald Sutherland; e poi anche in commedie pruriginose come Fiorina la vacca, nel 1972, con Ornella Muti, o Quando l’amore e sensualita, nel 1973, con Agostina Belli.
Poi, dopo sedici film, lascio il cinema e via via di lei si sono perse le tracce, fino a oggi, quando suo “genero” e diventato il capo del governo.
giuseppe conte con l ex moglie valentina fico a capodanno
E ora che e tornata alla ribalta per questa “parentela” illustre, eccoci, appunto, a parlare di Ewa Aulin con il regista che l’ha lanciata, Tinto Brass. L’autore di film ad alto tasso erotico come La chiave, Paprika, Miranda, Cosi fan tutte, Senso ’45, Monella, L’uomo che guarda, Tra(sgre)dire, Fallo! la volle, dicevamo, per il suo film del 1967, Col cuore in gola.
Senta, Brass, ci aiuti lei a ricordare la Ewa Aulin attrice.
«Certo, certo che lo faccio: le mie attrici rimangono sempre in me. Mi ha molto incuriosito sapere queste novita della sua vita, il legame di sua figlia Olivia con il presidente del Consiglio, e ho ripensato al tempo del nostro lavoro insieme».
Ricorda quando la conobbe?
«Perfettamente. Jean-Louis Trintignant aveva appena accettato di recitare nel film che stavo preparando, Col cuore in gola, ed ero alla ricerca della protagonista femminile. Con il produttore Luigi Carpentieri ero stato a un festival di cinema in Francia, e all’aeroporto di Nizza lui mi indico una ragazza vicino a un bar. “Sai chi e?”, mi disse. “Si chiama Ewa Aulin e ha appena vinto il titolo di Miss Teen International, come adolescente più bella del mondo, a Hollywood”. Mi soffermai a osservarla: che splendido viso e che bellezza... quella ragazza evocava anche un senso di mistero. Dissi subito al produttore che sarebbe stata perfetta per il nostro film. La avvicinammo e le proponemmo la parte».
La convocò per un provino?
«Assolutamente no. Io non faccio provini alle miei attrici. Io sono sicuro di me: se una donna mi sembra adatta alla parte, la chiamo sul set. Ci penso io, poi, a insegnarle come si recita. E così feci con Ewa».
Lei, all’epoca, non era ancora famoso come il maestro dell’eros: che cosa si aspettava da “Col cuore in gola”?
«E vero, non ero ancora il Tinto Brass che tutti conoscono oggi. Avevo fatto l’assistente di Roberto Rossellini, avevo girato un film di fantascienza, uno spaghetti western, ma stavo ancora cercando la mia identita professionale. Avevo scritto Col cuore in gola per sperimentare la strada del giallo ma con una idea di fondo: esplorare il ruolo di una donna seduttrice, una femme fatale, una donna fatale che indaga su una serie di omicidi, ma che nasconde un segreto: lei e l’assassina. Quando Ewa si presentò sul set a Londra, pur avendo girato pochi mesi prima Don Giovanni in Sicilia, mi resi conto che era ancora inesperta, però aveva una grande voglia di fare. Aveva uno sguardo magnetico. E aveva un meraviglioso corpo. Decisi di esaltare le sue qualità».
Mi ha già raccontato che le fece fare una scena senza veli nella doccia; che cosa altro pensò per esaltare Ewa Aulin?
«Mi ricordo bene un’altra scena: lei era tenuta sotto sequestro da alcuni malviventi e le chiesi di apparire in completo intimo di pizzo e reggicalze. Ewa era brava e ci mise del suo: trovò una bella intesa con Trintignant, non ebbe remore nelle scene di passione».
Come accennava all’inizio, Ewa Aulin le indicò dunque la strada che ha fatto la sua fortuna, quella dell’erotismo.
«Ewa, quella giovane attrice, ha contribuito a illuminare il percorso, a farmi capire quale fosse la mia idea di cinema: esaltare la carica erotica della donna, i suoi misteri, la capacità di stregare l’uomo».
Ewa ha poi proseguito con lm internazionali, recitando anche con la grande Gina Lollobrigida nel film francese “La morte ha fatto l’uovo”, del 1968, dove ritrovò proprio Jean-Louis Trintignant, con cui aveva girato l’anno prima nel suo “Col cuore in gola”. Poi ha continuato con film horror a tinte erotiche, come “La morte ha il sorriso dell’assassino”, nel 1973, e con film maliziosi ambientati nel Medioevo che andavano di moda all’epoca.
«Già, evidentemente ci avevo visto giusto a esaltare la sua sensualità e la sua femminilità».
A ventitré anni si è ritirata: se lo aspettava?
«So che proprio in quel periodo aveva divorziato dal marito, poi si era legata all’imprenditore Cesare Paladino. Nella mia carriera ho visto più di una attrice che, come lei, ha abbandonato il cinema dopo avere trovato la stabilità sentimentale. Capita. Ma sinceramente da Ewa Aulin non me lo aspettavo: era ambiziosa, aveva qualità, era ancora giovane quando ha lasciato...».
E, oggi che è tornata sotto i riflettori come “suocera” del presidente del Consiglio e siamo venuti da lei per farci raccontare chi era, vorrebbe dirle qualcosa?
«Vorrei sapere se ha lasciato il cinema perché non si è più riconosciuta nei ruoli sensuali che le hanno dato dopo che aveva recitato per me. Ma soprattutto le domanderei se mi ha dimenticato o addirittura rinnegato, come è successo a tante attrici che ho lanciato. E sarei molto curioso di conoscere la risposta...».
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