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Jessica D'Ercole per "la Verità"
L' animale più velenoso del mondo non è un serpente o un ragno, come si potrebbe pensare, bensì la medusa vespa di mare (Chironex fleckeri) che vive nelle acque tra l' Australia e il Sud-Est asiatico. Il suo veleno è così potente che può uccidere un uomo in meno di un minuto. E fino a 60 uomini in pochi minuti. Grande come una palla da basket, ha 60 tentacoli lunghi fino a tre metri: i «pungiglioni» che li ricoprono possono penetrare nella pelle umana fino a circa un millimetro, iniettando il veleno.
Nella classifica degli animali più pericolosi del mondo i rettili sono al secondo posto col serpente Taipan, il cui veleno è 50 volte più letale di quello di un cobra comune. Generalmente se ne sta per i fatti suoi, ma se si sente minacciato sa colpire in maniera veloce e aggressiva.
Al terzo posto c' è il polpo dagli anelli blu: tanto bello quanto letale. Grande appena 5 centimetri, con un solo morso è in grado di uccidere un adulto in pochi minuti. Al quarto posto, nonostante l' aspetto innocuo, si piazza la lumaca dal guscio conico (Conus geographus), una piccola creatura dei mari esotici che coi suoi denti-arpione inietta un veleno in grado di provocare intorpidimento, cecità e paralisi muscolare.
Di origine israeliana, lo scorpione giallo si guadagna il quinto posto con un mix di neurotossine capace di danneggiare l' apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Al sesto posto troviamo il ragno errante del Brasile: bastano poche stille del suo veleno, iniettato dal morso, per causare una paralisi cardiaca e respiratoria.
È detto anche ragno delle banane oppure ragno viagra, perché trai vari effetti nocivi può indurre anche una dolorosa forma di priapismo che conduce fino all' impotenza. Settimo posto per il pesce pietra che vive nelle acque del Mar Rosso e dell' Oceano Pacifico: gli aculei posti sulla pinna dorsale sono in grado di produrre a scopo difensivo una tossina di consistenza lattiginosa che può risultare letale se non si prende in tempo l' antidoto.
Il cobra reale, tra gli animali più velenosi al mondo per antonomasia, capace di uccidere con un solo morso un elefante di grosse dimensioni, è solo all' ottavo posto. Il nono spetta al pesce palla: gli amanti della cucina giapponese lo giudicano una leccornia, ma la sua carne contiene tetradotossina, una neurotossina che attacca il sistema respiratorio provocando una morte fulminante (e infatti serve grande abilità per prepararlo e cucinarlo eliminando la letale sostanza).
Decimo posto per la rana dal dardo velenoso, anche detta rana killer, un animaletto di appena 2,5 centimetri che lancia come fossero frecce piccole dosi di veleno capaci di uccidere fino a 10 persone in contemporanea.
2. NON È LA PIPÌ IL RIMEDIO AI DOLOROSI INCONTRI CON ALCUNE CREATURE CHE ABITANO IL MARE
Jessica d'Ercole per "la Verità"
Sole, mare, tintarella e tuffi ma anche incontri ravvicinati con meduse, tracine, ricci e scorfani. D' estate le punture degli animali marini sono un classico, specie per i bambini che trascorrono la maggior parte del tempo ammollo. Nel Mediterraneo è facile imbattersi nelle meduse: le gelatinose creature, a causa del riscaldamento globale ma anche perché si pescano troppi pesci legati all' equilibrio della catena alimentare, negli ultimi anni si sono moltiplicate (nel 2015 ne furono avvistate 3.000).
La più diffusa è la Pelagia nuctiluca, circa 10 centimetri di diametro, colore trasparente o violaceo, spesso presente in branchi, piuttosto velenosa. In realtà le meduse non ci pungono e non ci attaccano: siamo noi che nuotando ci scontriamo coi loro tentacoli pieni di cnidocisti, piccoli organi urticanti che contengono il veleno per difendersi dai predatori e per paralizzare una potenziale preda.
Gli cnidocisti si appoggiano alla nostra pelle e rilasciano il loro veleno, più o meno urticante per l' uomo. «Alcune meduse possono iniettarci veleni mortali, ma in Mediterraneo c' è stato solo un caso fatale, dovuto alla Caravella portoghese, che non è una medusa ma un sifonoforo. Comunque, come le meduse, anche i sifonofori hanno cellule urticanti e ogni specie ha un veleno che ha effetti differenti nella nostra specie. Alcune ci fanno il solletico, altre ci fulminano. Ma quelle sono in Australia. Lì le meduse fanno più vittime degli squali», spiega il professor Ferdinando Boero, del dipartimento di Zoologia all' Università del Salento.
Le meduse che popolano le coste del Mediterraneo in genere causano solo arrossamenti, prurito e gonfiore. La saggezza popolare suggerisce di medicare la zona colpita con la pipì ma questa procedura oltre a essere imbarazzante può addirittura peggiorare la situazione. Secondo gli esperti il rimedio più efficace è l' aceto ma dato che non è sempre a portata di mano, è bene lavare subito l' area interessata, per 15-30 minuti, con acqua di mare, in modo da diluire le tossine non ancora penetrate.
Ma un' arma per evitare i danni causati da un' eventuale contatto c' è. Di recente è arrivato sul mercato lo spray Respingo Jellyfish, prodotto da Sanifarma, nato da una ricerca dell' università di Stanford, negli Stati Uniti. Gli scienziati, studiando il pesce pagliaccio che non viene punto da meduse, hanno isolato la sostanza che gli permette di difendersi e l' hanno trasformata in una crema da applicare su tutto il corpo. La lozione blocca il sistema di attivazione delle cellule urticanti e al tempo stesso rende scivolosa la pelle, in modo che i tentacoli non riescano ad aggrapparsi.
Altro incubo dei bagnanti sono le tracine, piccoli pesci che si adagiano sui fondali sabbiosi e hanno sulla pinna dorsale spine collegate a ghiandole velenose. Le tracine non attaccano l' uomo, ma usano le spine solo come arma di difesa o per trovare cibo. Ma chi ci finisce sopra con un piede - cosa non rara, visto che la tracina abbonda nei nostri fondali - subisce una puntura davvero dolorosa. Se succede, bisogna subito togliere la spina con una piccola incisione e succhiare via il veleno. Non è piacevole affondare i piedi neanche sui ricci, che di solito vivono su fondali rocciosi poco profondi, in nicchie riparate scavate negli scogli. Se si calpesta un riccio, le spine con cui si difende, essendo fragili, si possono spezzare e rimanere conficcate nella pelle. Sono dolorose e fastidiose, quindi è consigliabile rimuoverle, meglio se con una pinzetta o con un ago sterile, cercando di non spezzarle. belli e impossibili Si deve prestare attenzione anche ai coralli, provvisti di tentacoli urticanti con cui difendono il territorio e si procurano il plancton: le specie mediterranee non sono pericolose quanto quelle tropicali, ma possono comunque provocare fastidiose dermatiti.
Anche gli scorfani, che vivono nelle zone con fondali rocciosi, rappresentano un pericolo solo se vengono inavvertitamente toccati o calpestati. Le spine velenose ai lati degli occhi con cui si difendono dai predatori inoculano una sostanza tossica che provoca dolore intenso ed edema. Il veleno è sensibile al calore, quindi è utile immergere l' arto interessato in acqua marina molto calda (45° per almeno un' ora). In caso di formicolii, nausea, vomito e febbre meglio andare in ospedale.
Negli anfratti delle scogliere, poi, si può incontrare la murena, pesce anguilliforme dotato di un' innata aggressività che la spinge ad attaccare, se disturbata, i subacquei in immersione.
Spesso si sente parlare del suo pericoloso morso: in realtà non è velenosa (non possiede ghiandole velenifere) ma i suoi denti aguzzi e ricurvi sono in grado di provocare brutte ferite. Razze e trigoni a differenza della murena sono animali pacifici che non attaccano mai l' uomo, il problema è che facile non vederli, perché si nascondono e si mimetizzano con il fondale.
È sufficiente urtarli inavvertitamente per essere colpiti dal loro pungiglione velenoso. Nel 2006 fece impressione la morte della star televisiva Steve Irwin, 44 anni. Noto come Crocodile hunter (cacciatore di coccodrilli), era divenuto famosissimo in Australia per le trasmissioni sugli animali in cui andava alla ricerca di animali pericolosi come serpenti, scorpioni, ragni, coccodrilli e leoni che manipolava senza paura.
Ma durante un' immersione per un filmato nella Grande barriera corallina australiana, fu punto dalla spina caudale velenosa di una grande razza tropicale. Il veleno della razza non è mortale (di solito provoca gonfiore e dolore localizzati, a volte anche vomito, diarrea e collasso per vasodilatazione) a meno che non venga colpita una parte vitale. Irwin, punto in pieno petto, morì per arresto cardiaco.
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