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Alberto Mattioli per "la Stampa"
Emmanuelle è in coma. In un ospedale di Amsterdam, Sylvia Kristel combatte per la sua vita dopo essere stata vittima di un ictus. «Mi auguro di poter dire che c'è ancora speranza di un recupero rapido. Ma dobbiamo essere realisti», ha confidato il figlio Arthur al quotidiano belga Hat Laatste Nieuws. Oltretutto, a causa dell'ictus, Kristel, che ha 59 anni, non può continuare il trattamento che stava seguendo contro un cancro alla gola.
Fin qui la cronaca. La storia è quella di un'attrice che ha fatto sognare una generazione, incarnando (mai verbo è stato più adatto) la rivoluzione sessuale degli Anni 70 e diventandone prima il simbolo e poi la prigioniera. Così, per tutti, anche per chi era troppo piccolo o troppo represso per aver visto quel film erotico e i molti seguiti cui ha dato origine, Sylvia Kristel è rimasta Emmanuelle, un'icona eternamente giovane impegnata a fare l'amore in giro per il mondo. Scandalosa allora, oggi no di certo.
Ma forse rimpianta dai reduci come simbolo di un piccolo mondo antico che, dopo il Sessantotto e tutto il resto, per la prima volta il sesso non si limitava a farlo ma iniziava anche a esibirlo. La saga di Emmanuelle, che era erotica, non pornografica, fu certamente meno scandalosa di Gola profonda e certamente più dei filmetti delle Fenech e Rizzoli nostrane: ma non era la stessa soltanto l'epoca, era lo stesso anche lo spirito.
Come molte star del settore, anche Kristel fu educata in una famiglia cattolica della cattolicissima Utrecht, bastione «romano» nell'Olanda protestante. Ottima studentessa, poi modella, l'ora della gloria arrivò nel 1974, quando girò Emmanuelle di Just Jaeckin, film scandaloso tratto da uno scandalosissimo romanzo di Emmanuelle Arsan, tanto più sulfureo perché presentato come autobiografico ma, in realtà , scritto dal marito di lei, un diplomatico francese e alto papavero dell'Unesco dall'impegnativo nome di Louis-Jacques Rollet-Andriane. Il romanzo fu pubblicato a Parigi da un piccolo editore che ci credeva così poco da stamparne appena 500 copie. Alla fine, fu tradotto in 12 lingue e vendette 19 milioni di copie.
Al film andò anche meglio. Le acrobazie erotiche della bruna signora Kristel e il suo fisico statuario affascinarono. In un cinema degli Champs-Elysées, Emmanuelle restò in cartellone per 13 anni di fila, mentre dai Paesi più repressi si organizzavano viaggi per andarlo a vedere. Per esempio, dalla Spagna, dove il regime franchista l'aveva vietato, ma anche dall'Italia, dove il film fu massacrato dalla censura: erano ancora i tempi democristiani in cui Ultimo tango a Parigi veniva condannato al rogo.
Da lì, fu tutto un fiorire di seguiti, serie tivù, rifacimenti più o meno espliciti. Lei, l'Emmanuelle originale, con le due «emme» che diventarono una specie di marchio di garanzia nell'imperversare delle imitazioni, ne girò tre: Emmanuelle 2 nel ‘75 (presentato in Italia come Emmanuelle l'antivergine, sempre eleganti i nostri traduttori), Goodbye Emmanuelle nel ‘77 e Emmanuelle 4 nell'84, più un tardo cameo in Emmanuelle 7 nel 2001.
Il personaggio naturalmente le restò incollato alla pelle e non le portò fortuna: pochi altri film, e nessuno memorabile, due matrimoni falliti, un compagno che la spogliò di tutto, e stavolta in senso figurato, problemi di alcol e di droga. La rinascita passò dalla pittura e dall'autobiografia. Titolo: Nue, Nuda. Nel 2009, Kristel girò a Torino Le ragazze dello swing, una miniserie per Raiuno: faceva la mamma delle ragazze del Trio Lescano. Poi le malattie, adesso questo colpo. Ma Emmanuelle resta.
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