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Roberta Scorranese per Liberi Tutti – Corriere della Sera
Il sole a picco sulla campagna orvietana. Il cancello. Il vialetto di pietre che si snoda accanto a piante di rosmarino. Una bicicletta. Sopra, una creatura minuta e dai capelli corti, sembra un folletto dei boschi. Eppure questa «ragazza» bionda, camicetta e bermuda, è una delle scrittrici italiane più conosciute (e amate) al mondo. E se non tutti sanno che Susanna Tamaro vive qui a Porano (tra Terni e Orvieto) da vent' anni, pochi sono quelli che non conoscono Va' dove ti porta il cuore, sedici milioni di copie vendute dal 1994, anno in cui questo romanzo uscì, conquistò il pubblico e le cambiò la vita.
E oggi, un quarto di secolo dopo, tra le api e i pappagalli come si sente?
«Come una che pratica arti marziali da tre decenni: serena. A differenza dell' allenamento occidentale che agisce sul fisico, queste pratiche insistono sull' energia, quindi, di riflesso, sulla spiritualità».
È anche per questo che lei, a 61 anni, è ancora così giovane? Non ho detto «giovanile», ho detto giovane.
«Quello che non fa invecchiare è il costante contatto con i bambini: insegnare loro cose, adattarsi al loro sguardo, allo stupore. Ci sono diverse forme di maternità».
Quali?
«Io sono madrina di decine di bambini di cui mi sono presa e mi prendo cura attivamente. Qui, nell' altra ala della casa, da anni vive una famiglia originaria delle Ande, i cui ragazzi sono cresciuti insieme a noi. Li ho aiutati nelle letture, nell' orientarsi sul lavoro. Sono i miei figliocci ma non a parole, perché io sono realmente vicina alle loro vite. Mi creda, essere madre senza avere figli è una gioia insolita: è calma, persistente, si auto-rigenera».
Ecco, la casa. Ci avviciniamo a questo bel casolare ristrutturato in pietra, con una torretta svettante che Susanna ha fatto aggiungere. Rose selvatiche, cani e gatti, girasoli. Un porticato in legno. Dentro, seduta e intenta a pulire fagiolini, c' è una donna alta e allegra, la persona con cui Susanna divide la vita da trent' anni. Roberta Mazzoni, regista e scrittrice, ha già predisposto tutto: succo di tamarindo fresco, anguria, un angolo del giardino all' ombra dove io e Susanna possiamo sederci a parlare. Tamaro sorride: «Roberta è milanese, pensa alle cose pratiche. Io curo le api e il giardino ma a far quadrare i conti e a mandare avanti la casa è lei».
Si parlava di bambini. Non ne ha mai voluti?
«Mai. Non potrei mai vivere dentro una coppia tradizionale, con i figli e un legame canonico. Io sono una persona molto segreta, ho bisogno di solitudini. Certo, in passato ho avuto amori di quel tipo. Per dire, a trent' anni una storia importante finì proprio per questa mia allergia alla famiglia classica».
Copertina Tempi Susanna Tamaro
La vita in una comune, l' esperienza in un kibbutz, il viaggio in autostop fino ad Assisi, da francescana (allora) convinta. Com' è stata la giovinezza di Susanna Tamaro?
«Dionisiaca! Sono stata capace di grandi ardori, colpi di testa, amori passionali. Ma con il tempo e con una grande disciplina spirituale ho eliminato ogni forma di sentimentalismo. Non c' è nulla di scomposto oggi nella mia vita affettiva. Da francescana sono diventata benedettina».
Non le manca uno slancio romantico? Anzi, non teme di innamorarsi?
«Tutto può accadere, se Dio vorrà e sottolineo che questa espressione è taumaturgica. Ma ho già dato. Il rapporto con Roberta è un legame che non tutti colgono, perché siamo abituati a inscatolare le cose, a dare nomi preconfezionati: mettersi insieme, scopare, sposarsi. Non si riesce a concepire che due persone dello stesso sesso possano volersi bene, rispettarsi, condividere la vita senza essere gay».
Ma come si tutelano gli interessi in comune?
«È questo il punto. Quando hanno varato la legge sulle unioni civili, mi sono detta: oh, finalmente, possiamo metterci in regola. Poi però ho capito che tutto questo meccanismo è stato in qualche modo "costruito" intorno alle coppie omosessuali oppure incentrato sulle coppie di fatto etero.
Noi siamo un' anomalia: siamo una coppia dello stesso sesso ma non siamo gay. Se facessimo un' unione civile, tutti ci etichetterebbero come omosessuali».
Però oggi sono in tanti a fare questa scelta.
«Per fortuna si possono scegliere forme diverse di affetto. Eppure guardi come tendiamo a imprigionare tutto. Parliamo di un' epoca libera, ma non siamo mai stati così prigionieri, paranoici.
Abbiamo stralciato il concetto di destino dalle nostre vite e così abbiamo la sensazione di ricevere sempre meno di quanto meritiamo. E la cifra del nostro tempo è il risentimento».
Una volta si diceva «se Dio vorrà».
«E la religione c' entrava poco: era un affidarsi a qualcosa di superiore che alleviava l' ansia».
C' è una cosa che unisce le sue prime opere, come Per voce sola, alle ultime: una prosa limpida, affilata, evidentemente frutto di cure silenziose, lontane dagli affanni. Quanto è stato importante trasferirsi qui?
«Fondamentale. Così come è stata fondamentale Roberta, che si è sempre presa cura di me.Quando scrivo io mi isolo e, in più, una volta al mese frequento un eremo di Subiaco, luogo benedettino. Vado a fare passeggiate con una suora di 96 anni. Ma l' Italia centrale ha qualcosa in più: uno spirito arcaico prossimo alla linearità matematica, indispensabile in una narrativa come la mia. Perché il rischio di chi scrive di cose profonde come la spiritualità o l' amore, è la banalizzazione».
Nell' orto. Fiori selvatici che spuntano tra zucchine e cicoria. Una piscina coperta, un microclima che invita a non andare via. Quindi un leggero pendio, preludio a qualcosa di speciale: e infatti ci si para davanti uno stagno ricoperto di vegetazione antica, dove danzano libellule azzurre e pesci a cui non saprei dare il nome.
Lo ha fatto lei?
SUSANNA TAMARO MICHELA VITTORIA BRAMBILLA
«Sì, è il mio televisore. C' è una grande ricchezza di biodiversità, animale e vegetale. Mi metto qui e osservo l' imprevedibilità della natura».
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