DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Nicola Lombardozzi per "la Repubblica"
Violenza, minacce e feroci rivalità non bastano più. Quello che sta andando in scena dietro le quinte del teatro Bolshoj di Mosca è ormai un vero e proprio thriller con un turbine di personaggi sospetti e di clamorose rivelazioni a sorpresa. L'ultima è arrivata ieri quando il direttore artistico del più celebre corpo di ballo del mondo ha rivelato di conoscere la persona che un mese fa lo ha aggredito lanciandogli dell'acido sugli occhi: «Sono assolutamente sicuro e ho fatto il nome alla polizia. Per quello che ne so stanno preparando una serie di arresti».
Irriconoscibile, la voce stridula e sofferta, il viso interamente fasciato dalle garze, Sergej Filin, 42 anni, si è offerto alle telecamere della Bbc per rilanciare il suo atto d'accusa: «Chi mi ha colpito voleva danneggiare l'immagine del Bolshoj ma soprattutto colpire me e il mio modo di lavorare». Sono state le sue ultime dichiarazioni dalla Russia. Da oggi volerà in Germania dove dei chirurghi plastici cercheranno di salvargli almeno parzialmente la vista. Ma la notizia ha creato il panico nel mondo che ruota attorno al Bolshoj.
Al di là dell'aggressione a Filin ci sono tante vicende poco chiare che l'indagine della polizia potrebbe portare a galla nelle prossime ore. Compreso quella della etoile
Svetlana Lunkina, celebre Giselle degli anni passati, che si dice costretta a un esilio forzato in Canada per le numerose minacce ricevute.
Nel teatro che fu prima una perla degli Zar e poi l'orgoglio internazionale dell'Unione Sovietica, accade ormai di tutto. Dalla gestione malavitosa delle tangenti sugli appalti dell'infinito restauro costato al Cremlino oltre 700 milioni di euro, fino al racket dei bagarini che fanno incetta di biglietti e li rivendono a prezzi stratosferici, e alle stesse claque di spettatori tifosi reclutati dai clan degli artisti più famosi in continua competizione tra di loro. Gestire un clima del genere diventa sempre più pericoloso.
E la lotta è spietata. Il predecessore di Filin, Yurij Burlaka aveva dovuto mollare il posto quando era comparsa una foto piuttosto eloquente di un suo appassionato incontro con un'amante. Nella lotta per la successione, lo stesso Filin era stato avvantaggiato da una scorrettezza. Il favorito per una delle poltrone più ambite di Russia, Gennadj Janin, era stato bruciato da un misterioso invio in simultanea di ben 30mila mail contenenti immagini di una ammucchiata gay che lo vedeva protagonista insieme ad altri artisti.
Con Filin si è scelto una linea più dura. Lui stesso ammette di aver sottovalutato le minacce telefoniche e gli strani segnali che gli arrivavano da qualche tempo. E nel vortice di accuse e sospetti c'è anche chi ne approfitta per regolare vecchi conti personali.
Così almeno la pensa Nikolaj Tsiskanidze, anche lui ex ballerino, e rivale di Filin nella corsa a dirigere il corpo di ballo. I due non si amano e hanno spesso litigato pubblicamente. Molti colleghi si sono affrettati ad accusarlo alla polizia come il mandante dell'aggressione. Lui giura di no, parla di complotto e conclude con un giudizio che molti condividono: «Il Bolshoj è sempre stato un nido di vipere ma adesso è solo un luogo
malfamato».
SERGEJ FILINSERGEJ FILINSERGEJ FILINSERGEJ FILINSERGEJ FILIN
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