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SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E…
“AL DERBY LA PRIMA VOLTA SALII SUL PALCO COMPLETAMENTE NUDO” – VITA, BATTUTE E INCAZZATURE DEL NEO-OTTANTENNE TEO TEOCOLI - “FABRIZIO DE ANDRÉ PARLAVA SOLO DI PROFUMI, VESTITI, E MODA. POI DEVE AVER PRESO UNA BOTTA ED È DIVENTATO IL DE ANDRÉ CHE CONOSCIAMO” – LA COMICITÀ IN TV ("HO VISTO ZELIG QUEST’ANNO: NESSUNO MI HA FATTO IMPAZZIRE”), GLI SCAZZI CON CELENTANO E LA GIALAPPA’S (“NON PORTO RANCORE, MI INCAZZO E DIMENTICO”), I NO A DE LAURENTIIS, FRANCO CALIFANO, CHE QUANDO MI VIDE CON VERUSCHKA, LA PIÙ GRANDE MODELLA DEL MONDO, ALTISSIMA, MI DISSE: “CHE TE SEI PORTATO, ER PENNELLO?”
Valerio Palmieri per Chi
Teo Teocoli compie 80 anni. Il bilancio della sua vita ricorda un brano di Frank Sinatra, My Way: “Ho viaggiato in lungo e in largo e, soprattutto, l’ho fatto a modo mio”. Dalle case popolari di Niguarda a Saint-Tropez, dai giochi in cortile a Brigitte Bardot, dalle imitazioni a scuola ai personaggi di Mai dire gol e Sanremo. Con il suo carattere, la sua schiettezza, le sue trovate, Teo si è divertito a costruire e distruggere. Ma, quando inizia a raccontare, tutto il resto si ferma.
(...)
D. Immaginava che sarebbe arrivato così lontano?
R. «Non potevo immaginarlo, le cose accadevano. Un giorno mi trovo su una barca a Saint-Tropez a giocare a dadi fino alle sei del mattino con un amico che chiamavamo Maurice Chevalier. Era ricchissimo, continuava a perdere ma non voleva smettere. A un certo punto, dalla cabina esce uno tutto incavolato che dice: “Fatemi dormire, avete rotto”. Sa chi era? Fabrizio De André. Lui e la moglie parlavano solo di profumi, di vestiti, di moda. Poi deve aver preso una botta ed è diventato il De André che conosciamo».
D. Da ragazzino faceva la posta sotto la casa di Celentano.
R. «Faceva il militare a Casale Monferrato, tornava a casa con la Giulietta azzurra e mi diceva: “Ma sei qui tutte le sere? Uè, ma mi assomigli, mi sembra di vedermi allo specchio”. Una sera mi dice: “Dai vieni su a casa”, era la casa in via Gluck dove abitava sua madre. Lo seguii, ma non mi ero accorto che stava andando in bagno. “Eh no eh, almeno a pisciare fammi andare da solo”».
D. È stato un problema per lei far ridere essendo un bel ragazzo?
R. «Capivo di piacere alle ragazze, anche perché i miei amici erano tutti mostri (ride, ndr). Walter Chiari faceva ridere, mi accostavano a lui. Un altro che non era brutto era Tognazzi. Nino Manfredi era un bell’uomo. Poi, certo, Bombolo faceva ridere, ma c’erano anche Totò e Peppino De Filippo, che non erano belli, ma erano talmente bravi che diventavano maschere».
D. A un certo punto, per far ridere si è dovuto mascherare anche.
R. «Adesso sono bello, allora ero bellissimo (ride, ndr). Dovevo camuffarmi. Quando uscii al Derby per la prima volta, sentii un brusio del tipo: “Ecco, è arrivato il playboy”. Allora salii sul palco completamente nudo».
D. In che senso?
R. «Venivo da tre anni di lavoro nel musical Hair. Lo spettacolo finiva con noi tutti nudi con le mani alzate e io ero in prima fila accanto a due ballerini di colore. Per evitare confronti li feci spostare qualche fila indietro».
(…)
D. A un certo punto i comici del Derby, a partire da Cochi e Renato ed Enzo Jannacci, approdarono in tv. Fu un bene?
R. «La tv per un periodo ha aiutato la comicità, però poi sono arrivati sedicenti comici, cabarettisti. Ho visto Zelig quest’anno: sono bravi, si danno da fare, ma nessuno mi ha fatto impazzire».
D. Per improvvisare bisogna essere doppiamente bravi?
R. «Improvvisare è un dono di natura. Se fingi se ne accorgono e tu stesso sai che stai facendo una ca…volata».
D. È vero che a Mai dire gol, quando faceva Caccamo, lei e la Gialappa’s registravate un’ora per prendere dieci minuti?
R. «Andavamo a braccio, non sapevamo mai come sarebbe andata a finire. Anche loro spingevano perché si divertivano, e poi tagliavamo. Io davo loro solo le domande da farmi, ma non davo le risposte. Quello è un bel sistema».
D. È vero che, quando è entrato nella squadra di Mai dire gol Antonio Albanese, che faceva Epifanio, la Gialappa’s si raccomandò con lei di non toccarlo, come, invece, faceva con gli altri?
R. «Sì, insistevano su questo punto. La prima registrazione gli ho dato subito una delle mie sberle sul coppino, e se ne voleva andare. Ma la mia sberla era di moda. Anche Aldo, Giovanni e Giacomo hanno preso un sacco di botte, è così che è nato Tafazzi».
D. In che senso?
R. «Facevamo una gag in cui interpretavo un campione di wrestling e li affrontavo uno alla volta. Per primo è salito Giovanni, l’ho preso e l’ho sbattuto fuori dal ring. Non l’ha presa benissimo. Poi è arrivato Aldo, che fa sempre lo scemo ma è furbo, ha fatto due mosse e poi è caduto da solo. Allora Giacomino si è ricordato di un vecchio personaggio che faceva ed è salito sul ring con un sospensorio, picchiandosi sugli attributi con una bottiglia».
D. A un certo punto ha litigato con la Gialappa’s. Possiamo dire che lei ha costruito cose grandiose ma poi ogni volta si stancava e distruggeva tutto?
R. «Sì, ma il mio Mai dire gol è durato tanto, tre o quattro anni. Caccamo durava sempre di più, lo aspettavano tutti, allo stadio i tifosi esponevano lo striscione “Caccamo re di Napoli”. Ma, come ho detto all’inizio, cammino da solo. E non porto rancore, mi incazzo e dimentico. Sono in pace con tutti».
D. Con Massimo Boldi come siete messi?
R. «È venuto da me qualche giorno fa. È partito da casa sua a Milano 3, si è fatto tre ore di coda per prendere un caffè. Vogliamo fare uno spettacolo d’addio come quello che fecero Cochi e Renato con Enzo Jannacci. Mi piacerebbe farlo al Teatro Nazionale di Milano».
D. Ma gli tira ancora gli schiaffi con lui che dice: “Bestia che dolore! Sentito niente”?
R. «No, adesso uno schiaffo potrebbe essergli fatale (ride, ndr). Io e Massimo per certi versi siamo una persona sola, per altri siamo lontani migliaia di chilometri. Lui è molto attento ai soldi, a me non frega niente».
D. Anche con Celentano siete amici. Non posso credere che abbiate litigato solo perché lei non voleva sostituirlo, spacciandosi per lui in Adrian.
R. «Voleva far credere veramente che fossi lui, gli dissi: “Guarda che ci scoprono, facciamo una figuraccia”. Ma non abbiamo mai litigato. È che lui non sente più nessuno. Ha detto: “Ho 87 anni e ho finito la carriera”. È la prima volta che lo dice. È stato unico anche in questo».
D. Gli vuole bene?
R. «Certo che gli voglio bene. I primi anni ero sovrastato dalla sua allure. Sa cosa faceva quando finiva di incidere un disco? Lo metteva su un enorme giradischi, apriva le finestre e alzava il volume al massimo. Oh, non si è mai lamentato nessuno. Del resto faceva canzoni pazzesche, come potevi non ascoltarlo?».
D. É sposato da 35 anni con sua moglie e avete tre figlie. Per anni era stato un playboy.
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R. «Mara Venier è stata la prima di tutti a sapere che ero innamorato. Dovevamo girare una scena intima di un telefilm intitolato Tutti in palestra e lei mi disse: “Ma cosa ti è successo? Hai fatto proprio male questa scena”. Ero anestetizzato dall’amore. Questa fase è durata uno-due anni, poi non è che tradissi mia moglie, però mi piaceva piacere alle donne, anche se non facevo più quello che facevo prima. Avere tre figlie femmine è stato un contrappasso, ho cominciato a preoccuparmi quando avevano 14-15 anni, ma non sono mai intervenuto perché sono brave ragazze»
D. Perché non ha fatto i cinepanettoni?
R. «Ho detto di no ad Aurelio De Laurentiis perché sapevo come sarebbe andata a finire. Viaggiavano tutto l’anno e sapevo che avrei combinato casini e mi avrebbero cacciato, non avrei resistito. L’unico rimpianto è stato quando Carlo Ponti, il marito di Sophia Loren, mi chiamò dopo avermi visto nel film Il padrone e l’operaio. Mi propose un contratto per quattro film e io, anche se non avevo mai preso impegni a lungo termine, accettai perché sapevo che sarebbero stati belli, era bravissimo. Dieci giorni dopo andò in America e non tornò mai più»
D. Ha incontrato tante persone importanti. Chi l’ha colpita?
R. «Una sera mi trovai a Saint-Tropez al chiaro di luna con Jane Fonda. Avevo capito di piacerle ma c’erano due problemi. Il primo è che era sposata, il secondo è che era incinta di 8 mesi. Di Brigitte Bardot più che la bellezza mi colpì l’alone che aveva: intorno a lei girava amore. Una sera abbiamo giocato a dadi io e lei da soli. I miei amici erano andati a Monte Carlo ed io ero nella sua casa in mezzo al bosco. Mi disse: “Teo, sei sfigato, i tuoi amici sono andati e tu sei qui. Giochiamo a dadi”. Non mi sentivo così sfigato in quel momento. Quando ci siamo salutati mi ha dato un bacino senza toccarmi. “Au revoir”, mi ha detto. Non ho avuto il coraggio di fare altro».
D. Altri incontri?
R. «Una che mi guardava in un modo esagerato, quasi sfrontato, è stata Ilaria Occhini. Mi fissava davanti al teatro Sistina con quei suoi occhi azzurri, io ero su una Kawasaki 900 nera con i pantaloni stracciati. Un’immagine indelebile. Alla prima di Hair andai via con Veruschka, la più grande modella del mondo, quella che aveva fatto Blow-Up con Michelangelo Antonioni. Era altissima. Franco Califano, che abitava con me, la vide e mi disse: “Che te sei portato, er pennello?”».
sergio vastano angela cavagna teo teocoli ricci
(…)
teo teocoli e gabriella golia i vicini di casa
teocoli di francesco parietti cala
teo teocoli domenica in 4
gnocchi teocoli
teo teocoli domenica in
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teo teocoli
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teo teocoli alvaro vitali janet agren l’onorevole con l’amante sotto il letto
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