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"The Artist" di Michel Hazanavicus.
Marco Giusti per Dagospia
Non c'e' partita. Questa buffa, divertente commedia francese per cinefili dell'impronunciabile Michel Hazanavicus, muta e in bianco e nero, presentata con successo a Cannes, dove ha vinto il premio per il miglior attore, il notevole e sempre sorridente Jean Dujardin, acclamato pochi giorni fa alla sua uscita americana come "awards magnet", calamita per Oscar e grande favorito per un bel po' di statuette, e' il film che anche giustamente il potente Harvey Weinstein ha preferito lanciare nella corsa agli oscar rispetto a "This Must Be The Place" di Paolo Sorrentino, la cui uscita americana e' stata sposata ormai definitivamente a primavera.
Al di la' del valore dei singoli film, e' ovvio che "The Artist" sia opera più' gradevole, allegra, leggera e quindi più' adatta per la corsa agli Oscar. Piace ai cinephiles con la sua ricostruzione precisa della Hollywood degli anni 20, e puo' piacere al pubblico con la sua storia, per nulla originale, della star del muto, George Valentin, cioe' Jean Dujardin, una sorta di misto tra Douglas Fairbanks, Max Linder e William Powell, messo in crisi dalla nascita del sonoro.
Inoltre riesce a comporre perfettamente, grazie alla trovata del film muto, un cast franco americano credibile, dove cioe' Dujardin e la bella Berenice Bejo, possano recitare senza complessi con attori come John Goodman, James Cromwell e Penelope Anne Miller, rispettivamente il produttore, il fido autista e la moglie del protagonista.
Se nei due precedenti film, dedicati al vecchio agente segreto francese OSS117, Dujardin e Hazevocus facevano un divertimento di classe per il solo pubblico francese, qui l'operazione e' totalmente internazionale e ben costruita.
Allegro, furbo e riuscito, "The Artist" e' la novita' europea che il mercato americano si attendeva, molto più' del tormentato on the road di Sorrentino con la caccia al nazista. E' anche l'unico film, assieme al gia' acclamato capolavoro di Martin Scorsese, "Hugo Cabret", che da noi vedremo solo a febbraio e in America gia' in corsa per gli Oscar, a rileggere in chiave mitica e coi ricchi mezzi di oggi, l'invenzione del cinema come miracolo del 900.
In "Hugo Cabret" l'azione si svolge a Parigi e l'omaggio e' a Melies, in "The Artist" la troupe francese omaggia Hollywood e i maestri del muto. Il cinema riflette sul proprio passato e sull'inizio del secolo scorso come se dovesse ripartire oggi dalle stesse invenzioni e dall'idea stessa di meraviglia. Magari e' adesso che inizia il nuovo secolo.
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