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Ernesto Assante per la Repubblica
Addio alle scene: Paul Simon domenica a Londra davanti a oltre cinquantamila persone radunate a Hyde Park, ha salutato per l' ultima volta il pubblico europeo: «Buonasera vecchi amici», ha detto il 76enne autore e cantante americano salendo in scena per quello che è stato il suo concerto d' addio nel continente, parte di un tour che si concluderà il 22 settembre a New York. Poi, come ha detto lui, «niente più concerti. Ci sarà ancora tanta musica, ma soprattutto ci sarà la mia famiglia, la mia casa».
Basta concerti, addio alle scene, dunque, in una serata che, secondo i giornali inglesi, ha visto eguale commozione sia tra il pubblico che sul palcoscenico.
Sessanta (anzi, per l' esattezza sessantuno) anni di musica, da quando nel 1957 pubblicò il suo primo singolo con Art Garfunkel, quando i due si facevano chiamare Tom & Jerry.
Una storia lunghissima che di certo non è stato facile contenere in un solo concerto.
Ma Paul Simon è riuscito comunque a condensare quello che, dopo quello di Bob Dylan, è probabilmente il più ricco e importante canzoniere della storia del rock in oltre due ore e mezza di show, davanti a un pubblico enorme e estasiato.
«È solo merito vostro se sono arrivato fin qui», ha detto Simon, «È stato un privilegio, per tutta la vita, poter cantare per voi». America e Fifty ways to leave your lover hanno aperto il lungo viaggio tra i brani scritti e cantati da un genio assoluto della canzone, che è riuscito a coniugare arte, impegno, passione, poesia, ma anche divertimento: «La maggior parte delle canzoni che suonerò stasera probabilmente le conoscete già.
Molte di esse sono state scritte con una buona dose di ritmo, il che significa che sono fatte per ballare». E così è stato, il pubblico ha cantato e ballato per tutta la sera, con il reggae, la musica africana, quella brasiliana, che Simon ha frequentato e toccato nella sua lunga avventura musicale. Sono passate dunque Me and Julio down by the schoolyard, René and Georgette Magritte with their dog after the war, Diamonds on the soles of her shoes, You can call me Al e tantissime altre.
Non poteva mancare la leggendaria Bridge over troubled water, canzone che Simon nel corso degli anni ha raramente eseguito in pubblico: «Ho sempre pensato che questa canzone mi fosse arrivata dal cielo, che io fossi stato solo un' antenna ricevente. Quindi ho avuto con lei una strana relazione, ha vissuto senza di me, cantata da tantissimi altri, un po' come se non fosse più mia. Ma stasera, nel mio ultimo tour, mi riprenderò il figlio perduto». Poi ancora tanto ritmo, tante canzoni, tante melodie, per arrivare al gran finale, da solo in scena con la sua chitarra, con Homeward bound, diretto a casa, canzone che ha dato un giusto titolo al tour, e l' indimenticabile, perfetta, inarrivabile The sound of silence. Per salutare il pubblico un' ultima volta.
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