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Michele Arnese per www.startmag.it
Opa congiunta di Mediaset e F2i su Ei Towers, la società delle torri del Biscione.
Si apre così il risiko nel settore delle towerco in Italia. E e menare le danze all’unisono sono Mediaset di Berlusconi e un fondo partecipato dalla Cassa depositi e prestiti (controllata all’80% dal ministero dell’Economia).
L’operazione lanciata da Mediaset ed F2i su Ei Towers, infatti, arriva al termine dell’accordo tra la società del Biscione e il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli dove ha un ruolo non secondario la Cdp.
Vediamo ora tutti i dettagli.
LA NOTA DEL GRUPPO MEDIASET
Mediaset, con l’opa su Ei Towers insieme con F2i, vuole “valorizzare un asset rilevante” e nel contempo “rafforzare la strategia di focalizzazione sul core business della televisione gratuita”. Lo spiega il gruppo in una nota ufficializzando l’operazione.
Con il riassetto azionario e il fondo istituzionale che ne controllerà il 60% (Mediaset resterà al 40%), Ei Towers avrà “mani libere” per ripensare alle operazione che erano rimaste nel cassetto. Ovvero il tentativo di Opa su Rai Way, la società della tv pubblica, bloccata per decreto del governo Renzi.
La società delle torri acquisisce “il ruolo di operatore indipendente, uno status che consentirà di partecipare più agevolmente al processo di consolidamento del business delle torri broadcasting e di quelle telefoniche in atto a livello nazionale e internazionale” sottolinea la nota.
“Il business delle torri di trasmissione riveste un ruolo strutturale nel business tv” precisa inoltre Mediaset spiegando la ratio dell’investimento della nuova holding.
I TERMINI DELL’OPERAZIONE
L’offerta prevede un corrispettivo di 57 euro per azione, corrispondente ad un premio del 19,2% rispetto ai prezzi medi ponderati registrati nei sei mesi precedenti l’annuncio dell’operazione.
L’operazione avverrà attraverso la costituzione di una newco che lancerà un’offerta, anche sul restante 60% della società delle torri di Cologno Monzese.
Mediaset reinvestirà nell’operazione. Infatti proprio la società di Cologno Monzese, che già possiede il 40% di Ei Towers, dovrebbe mantenere più o meno la stessa quota all’interno di 2iTowers, ossia la società veicolo che lancerà l’offerta d’acquisto volontaria sull’intero capitale di Ei Towers. Al contrario, F2i dovrebbe avere – secondo le indiscrezioni di queste ore – il controllo di 2iTowers con il restante 60 per cento.
GLI INTRECCI FRA ADVISOR E BANCHE
L’offerta, secondo il piano allo studio, sarà finalizzata al delisting di Ei Towers. Advisor sono stati Mediobanca, Intesa Sanpaolo (Banca Imi), Credit Suisse e Unicredit. L’operazione prevede un prestito di un pool formato da Unicredit, che sarà anche global coordinator, Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Da notare che Intesa Sanpaolo e Unicredit sono anche tra i promotori-azionisti di F2i.
LE CONDIZIONI DELL’OPERAZIONE
Il perfezionamento dell’operazione è subordinato al raggiungimento da parte di 2iTowers di una partecipazione nel capitale di Ei Towers superiore al 90% e alla approvazione incondizionata da parte dell’Antitrust.
I NUMERI DI EI TOWERS
Ei Towers è proprietaria e gestisce una rete di 2.300 torri broadcasting, altre mille dedicate alla telefonia mobile e dispone di una dorsale in fibra ottica di 6mila chilometri a servizio della propria infrastruttura.
LO SCENARIO SECONDO IL SOLE 24 ORE
L’operazione risponde evidentemente alla logica di un necessario consolidamento del mercato delle torri, scrive il Sole 24 Ore: “Nel 2015 ci fu il tentato blitz con l’Opa di Ei Towers sul 100% di RaiWay, fallito per l’obbligo di legge che il 51% di RaiWay resti in mano pubblica. Con l’ingresso nella partita di F2i (operatore infrastrutturale in cui partecipa come azionista la Cdp) – e l’aumento dell’indipendenza da Mediaset, che comunque non si defila rimanendo con il 40% – si potrebbero riaprire i giochi. Dall’altra parte anche nel le torri per le tlc rumors indicano movimenti di consolidamento. Qui occorrerà vedere come agiranno gli operatori che hanno torri, da Inwit (Telecom) a Vodafone in primis”.
LA MATRICE PUBBLICO-PRIVATA
“Questa architettura – grazie all’intervento del fondo partecipato dalla Cdp – garantirà che alla fine della fusione tra Ei Towers e Rai Way, il colosso nazionale delle torri televisive che nascerà dall’operazione continuerà a essere gestita in maggioranza da investitori di matrice pubblica”, nota Repubblica. Infatti il fondo F2i è partecipato oltre che da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ardian, Cic (China Investment corporation) e fondazioni bancarie, in primis dalla Cassa depositi prestiti, controllata dal Tesoro.
Gli intrecci e gli scenari fra Mediaset, Cdp e Tim sono per caso destinati a rafforzarsi?
IL RUOLO DI ELLIOTT E SCARONI
Gli appassionati di retroscena risponderebbero di sì. Il fondo americano Elliott, che ora controlla il cda di Tim dopo aver spodestato (al momento) Vivendi, può contare su buoni rapporti con il prossimo, probabile, presidente del Milan: Scaroni, già presidente di Enel ed Eni, è “storicamente vicino al fondo statunitense”, ha scritto di recente sul Messaggero Rosario Dimito, oltre che a Silvio Berlusconi che lo ha voluto – sotto gli auspici anche di Gianni Letta – ai vertici dei colossi partecipate dallo Stato.
CHE COSA SUCCEDE IN MEDIASET
La partita del Milan s’interseca con quella sempre di Elliott nelle tlc a partire da Tim? Molti analisti si interrogano da settimane su tempi e modi del riassetto del comparto che non potrà non riguardare anche Mediaset.
L’assemblea degli azionisti di Mediaset nei giorni scorsi ha rinnovato il consiglio di amministrazione che sarà in carica per i prossimi tre esercizi, cioè fino all’approvazione del bilancio dell’esercizio 2020. Il nuovo board è composto da 15 membri: 12 sono espressione della lista di maggioranza presentata da Fininvest e guidata da Confalonieri, confermato alla presidenza; tre (Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon e Raffaele Cappiello) sono espressione della lista presentato dal comitato dei gestori dei fondi di investimento (Assogestioni).
Esclapon, imprenditrice nella comunicazione, ha lavorato spesso a fianco nelle aziende guidate da Luigi Gubitosi (Wind, Alitalia, Rai, fra l’altro).Gubitosi, nel board di Tim rinnovato di recente dopo il ribaltone societario ad opera di Elliott, è espressione del fondo americano di Singer. Non solo: “Nel “toto nomine” per la successione a Genish, Gubitosi figura tra i “papabili” insieme con Rocco Sabelli, già ex ad della stessa Telecom”, ha scritto giorni fa Carlotta Scozzari di Business Insider Italia.
GLI SCENARI
La partita delle torri fa parte della partita più ampia delle tlc, in cui privato e pubblico s’intersecano. La Cdp controllata dal Tesoro è entrata nel capitale di Tim a sostegno di fatto di Elliott che studia lo scorporo non solo societario della rete fissa. E la stessa Cassa depositi e prestiti con Enel opera nella banca larga in Open Fiber.
Appuntamento alle prossime puntate. D’altronde Mediaset deve trovare un equilibrio finanziario e un futuro societario. Chi se ne occuperà?
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