DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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I pinguini di Madagascar di Eric Darnell, Simon J. Smith.
Marco Giusti per Dagospia
Attenti ragazzi, tornano i Pinguini. E sono fortissimi. In Cina, dove hanno aperto le danze in 3500 sale hanno già incassato 11,3 milioni di dollari. E ora I Pinguini di Madagascar, megacartoon Dreamworks da 132 milioni di budget diretto da Eric Darnell, il regista dei tre precedenti Madagascar, e da Steven J. Smith, il regista di Il gatto con gli stivali, sta per arrivare in tutto il mondo.
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Da noi è uscito in anteprima questo sabato e domenica in 300 copie, e già sappiamo che i piccolissimi, che non possono certo vedere il nuovo cupissimo Hunger Games, il Canto della rivolta, vorranno vedere i pinguini a tutti i costi. Poi uscirà per “davvero” il 27 novembre.
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I Pinguini, come la vecchia e celebre Silly Simphony della Disney Peculiar Penguins del 1934 e come la più geniale Merry Melody Penguin Parade di Tex Avery, 1938, giocano su due fattori ben distinti ma ugualmente forti. La peculiarità dei pinguini protagonisti di un cartoon, visto che sono tutti uguali hanno bisogno di essere caratterizzati insomma, e la loro disponibilità, essendo come vestiti di un frack naturale, a funzionare da star del vaudeville, quindi pronti al musical e agli effetti comici.
Così erano usati da Eric Darnell nei tre Madagascar precedenti, Skipper il leader, Kowalski la mente, Rico e Soldato sono quattro pinguini fisicamente identici, ma totalmente diversi per battute e carattere. Fanno ridere come se fossero i Fratelli Marx ma si prestano a qualsiasi scena musicale e soluzione visiva di gag in quanto pinguini in bianco e nero.
Già erano l’asso vincente di Madagascar, qui diventano assoluti protagonisti di una loro avventura tra Avengers e Mission: Impossible contro il terribile dr. Octavius Brine, in tutto il mondo doppiato da John Malkovich, scienziato pazzo che è in realtà un polipo gigante chiamato Dave, ma Skipper sbaglia sempre il suo nome (“Dexter… Drew… Barry… more?”).
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Dave era l’ottava attrazione allo Zoo di New York, da dove provengono tutti gli animali di Madagascar, ma l’arrivo dei quattro pinguini, così carini, lo ha retrocesso umiliandolo pesantemente. Così si vuole vendicare della carineria dei pinguini catturandoli e trasformandoli in creature mostruose. I bambini di New York, vedendoli così brutti, li odieranno sicuramente.
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Attorno a questa idea balzana del cattivissimo Dave è costruita la missione dei quattro pinguini per salvare la loro specie e la loro stessa carineria. Aiutati da una squadra di simil avengers, una volpe chiamato solo Agente Segreto (in originale Classified) doppiato in inglese addirittura da Benedict Cumberbatch, un orso polare norvegese (Peter Stormare), una bella gufessa e una specie di palla di pelo.
Molto divertente per tutti, anche perché la sceneggiatura firmata da John Aboud, Michael Colton e Gbrandon Sawyer è costruita da raffiche di battute di tutti i personaggi che soprattutto nell’edizione originale sono sostenute da grandi attori, c’è pure Werner Herzog come narratore, il film non è propriamente solo uno spin-off di una saga fortunata, vive di vita propria e, come nei vecchi cartoon Warner, è pieno di gag a rotta di collo ambientate in mezzo mondo.
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A Shanghai, a Venezia, a Rio, esattamente come negli 007 più o meno originali. Il fatto che la Dreamworks e la Fox, che lo avevano previsto per l’uscita nel marzo 2015, lo abbiano fatto uscire adesso per Natale, dimostra che il film è più forte di quanto pensassero, o forse lo vedono come un buon avversario contro il cartoon Disney Big Hero 6, che non vanta personaggi così carini. Perché i pinguini, come osserva giustamente il cattivo, sono indubbiamente e veltronianamente carini. C’è poco da fare. In sala da sabato
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